"James Herbert - Fluke" - читать интересную книгу автора (Herbert James)

aiu-tarono considerevolmente, e io mi accorsi deliziato che il con-tenuto della sporta era dissemi-nato
sull'asfalto. Trascurai i lunghi steli rossastri il cui gu-sto non mi era poi troppo pia-ciuto e sfrecciai verso
una bel-la mela rossa, dall'aspetto pol-poso. La presi in bocca - cosa non facile, perch├й era molto grossa
- e poi mi allontanai dalla portata dei pugni del vec-chio e delle sue imprecazioni. Per fortuna aveva
ancora i pie-di impigliati nella bicicletta, perch├й in caso contrario sono sicuro che mi avrebbe volentie-ri
aiutato ad andarmene per la mia strada. A distanza di sicu-rezza deposi la mela e mi vol-tai a guardare.
Avrei voluto scusarmi ancora, perch├й mi spiaceva che il vecchio fosse ca-duto e si fosse fatto male, ma la
sua faccia purpurea e i pu-gni che agitava freneticamente mi convinsero che non sarebbe stato tanto
semplice fare la pa-ce. Cos├м ripresi la mia mela e me ne andai, voltandomi anco-ra una volta per guardare
due passanti che lo aiutavano a rial-zarsi. Vidi anche che muoveva qualche passo e che non si era fatto
niente, e cos├м continuai per la mia strada.

Trovai una traversa ragione-volmente tranquilla e mi accucciai accanto al muro per divo-rare il mio
bottino. In quei giorni avevo sempre fame: quei cosiddetti "esperti" che sosten-gono che un cane deve
mangia-re solo un pasto al giorno non sanno quello che dicono. Cer-tamente, a un cane basta un pa-sto
al giorno per tirare avanti, ma, se ├и per questo, basterebbe anche a un uomo. Come ti sen-tiresti, con un
solo pasto al giorno? E se fossi obbligato a digiunare un giorno alla set-timana, come talvolta
raccomandano gli "esperti"? A co-sa serve un pelo lucido e un naso umido se lo stomaco non ti d├а pace?
Trangugiai la mela con torsolo e tutto, come se non avessi mangiato altro in tutto il giorno. Il sole mi
riscal-dava e mi addormentai dimen-ticando tutti i miei problemi.

Mi svegliai sotto uno degli inevitabili rovesci di pioggia dell'estate inglese; automatica-mente mi guardai il
polso per vedere l'ora. La vista della mia zampa di cane, sottile e pe-losa, mi fece bruscamente
ri-prendere contatto con la realt├а. Balzai in piedi, mi scossi un pochino e mi guardai intorno; era
pomeriggio, e avevo di nuo-vo fame.

M'incamminai per la strada stretta, investigando i nuovi odori, dando la caccia a un in-setto che mi aveva
attraversato la strada e salutando un cane al guinzaglio sull'altro marcia-piede. Questi, un piccolo corgi
dall'aria sdegnosa, mi ignor├▓, e io non ero abbastanza inte-ressato per continuare la con-versazione.
Mentre trotterella-vo mi venne in mente che ave-vo bisogno di un posto tran-quillo per riposare e
cercare di far ordine nei miei pensieri ar-ruffati. Inoltre avevo bisogno di cibo e di protezione. Non mi
sarebbe dispiaciuta anche un po' di simpatia.

Ma, per quel giorno, non tro-vai nulla.



Cercai di rincantucciarmi sotto il ponte per evitare l'ac-qua fredda che mi spruzzava il naso e il muso.
Per tutto il po-meriggio avevo vagato in cer-ca di qualcosa; poi le nubi ave-vano coperto il sole, e la
piog-gia aveva reso la gente ancora pi├╣ scontrosa del solito. Poi le strade si erano improvvisamen-te
affollate, e a me non era ri-masto che il riparo di un via-dotto della ferrovia. Dopo un tempo che mi era
sembrato lun-ghissimo la calca si era fatta pi├╣ rada e io mi ero avventura-to per le strade, il morale a
ter-ra. Camminavo con la coda tra le gambe, gli occhi fissi al suolo. Venne la sera e il buio: mi ero sentito
tanto solo da pensare per un attimo di torna-re al canile municipale - il Ri-torno del Figliuol Prodigo,
Tor-na a Casa Lassie. Il pensiero di essere messo a nanna - assassi-nato, voglio dire - non mi
spa-ventava. Avrei fatto il bravo, avrei recitato la parte del cane umile e quelli del canile mi avrebbero
perdonato, mi avrebbero dato un'altra possibilit├а. Ma non sapevo dove diavolo fosse il canile,
comunque.

Guardavo con bramosia le finestre illuminate, voglioso di compagnia, fiutando con rim-pianto gli odori