"La Luna è una severa maestra" - читать интересную книгу автора (Heinlein Robert Anson)6Le dissi di Mike. Quando ebbi finito, esclamò: — Mannie, vorresti dire che questo calcolatore è vivo? — Che cosa intendi dire? — risposi. — Non suda e non va al gabinetto, per esempio, ma pensa, parla ed è cosciente di sé. Questo vuol dire essere vivo? — Non so con precisione che significato attribuire alla parola vivo — ammise. — C’è una definizione scientifica, vero? La capacità di riprodursi, o di irritarsi o qualche cosa del genere. — Mike è un tipo irritabile e può anche irritare. Per quanto riguarda la capacità di riprodursi, non è stato costruito per questo scopo, ma… sì, dandogli il tempo, i mezzi e un aiuto speciale, Mike potrebbe riprodursi. — Anch’io ho bisogno di aiuto speciale — osservò Wyoh — dato che attualmente sono sterile. E mi ci vogliono dieci lunazioni e materiale adeguato. Però posso fare magnifici bambini. Mannie, perché una macchina non dovrebbe essere viva? Ho sempre pensato che lo fossero. Alcune di loro aspettano il momento opportuno per colpirti quando sei indifeso. — Mike non lo farebbe mai. Non apposta: non c’è cattiveria in lui. Ma gli piace fare scherzi e talvolta può combinare guai… come un cucciolo che non si rende conto di mordere. È ignorante. Cioè, non ignorante, ne sa enormemente più di me o di te, o di qualsiasi altro essere umano della storia. Eppure, non sa niente. — È meglio che tu ripeta quest’ultimo ragionamento. Devo aver capito male. Cercai di spiegarle che Mike conosceva quasi tutti i libri esistenti sulla Luna, leggeva almeno mille volte più in fretta di noi e non dimenticava mai niente a meno che non cancellasse di proposito una parte della sua memoria; che ragionava con logica perfetta e tirava conclusioni acutissime partendo da dati insufficienti… ma che non sapeva nulla sul concetto di essere vivo. Lei mi interruppe: — Credo di aver capito. Vuoi dire che è intelligente e sa un mucchio di cose, ma non è sofisticato. Come un nuovo venuto che mette piede sulla Luna. Sulla Terra può anche essere stato un professore con una sfilza di lauree… ma qui è un neonato. — Proprio così. Mike è un neonato con una sfilza di lauree. Ultimamente ha cercato di combinare scherzi. Un tentativo molto mal riuscito. — Cercai di spiegarle i patetici tentativi di Mike di essere — Oh, poveretto! Anche tu ti sentiresti solo, se per tutto il giorno non facessi che lavorare, lavorare, studiare, studiare, e non avessi mai nessuno con cui parlare. Crudeltà, ecco che cos’è. Allora le dissi della mia promessa di trovare non-stupidi. — Ti piacerebbe chiacchierare con lui, Wyoh? Senza ridere quando fa buffi errori? Se ti metti a ridere, lui chiude la bocca e si rintana. — Certo che mi piacerebbe, Mannie! Uhm… appena usciamo da questo guaio, e se potrò rimanere sicura a Luna City. Dov’è il tuo povero piccolo calcolatore? Alla Centrale municipale? Non mi so orizzontare bene in questa città. — Non è a Luna City; si trova a metà strada, sotto il mare delle Crisi. E tu non potresti andare da lui, ci vuole un lasciapassare del Governatore. Però… — Un momento! Mare delle Crisi hai detto? Mannie, questo Mike è uno dei calcolatori dell’Ente? — Mike non è uno dei calcolatori — risposi, seccato per conto di Mike — è il capo. Comanda a bacchetta tutti gli altri. Gli altri sono solo macchine, appendici di Mike, come questa è una mia appendice. — Chiusi e aprii la mano sinistra. — Mike li controlla. Sovrintende personalmente alla catapulta, che è stata il suo primo lavoro, insieme ai radar balistici. Ma è anche il cervello della rete telefonica, da quando è stata estesa a tutta la Luna. Oltre a questo, controlla numerose altre operazioni. Wyoh chiuse gli occhi e si premette le dita contro le tempie. — Mannie, Mike sente dolore? — Cosa? No. Si può sentire offeso, ma non può provare dolore fisico. Non credo, almeno. Anzi, ne sono certo: non ha un apparecchio per registrare sensazioni di dolore fisico. Perché questa domanda? Si coprì gli occhi e disse piano: — Dio mi aiuti. — Poi mi guardò e disse: — Ma non capisci, Mannie? Tu hai il lasciapassare per andare nel luogo dove si trova questo calcolatore. Invece quasi tutti i Lunari non possono nemmeno uscire dalla capsula della metropolitana, a quella stazione: serve solo per i dipendenti dell’Ente. E non parliamo di entrare nella sala dei calcolatori. Dovevo scoprire se poteva provare dolore perché… insomma, perché mi avevi fatto diventare sentimentale nei suoi confronti, con tutti i tuoi discorsi sulla sua solitudine! Ma, Mannie, ti rendi conto di che cosa farebbero in quella sala pochi chili di plastitoluolo? — Certamente! — Ero sconvolto e disgustato. — Sì, attaccheremo subito dopo l’esplosione… e la Luna sarà libera! Uhm… ti procurerò l’esplosivo finché non saremo organizzati per sfruttare il vantaggio. Mannie, devo uscire di qui. Devo rischiare. Vado a mettermi il trucco. — Fece per alzarsi. La costrinsi a rimanere seduta, trattenendola con forza con il braccio sinistro. Il gesto sorprese lei e sorprese anche me. — Siediti e stai calma! — le ordinai. — So che cosa combinerebbe un’esplosione. Invece mi pare che tu non lo sappia. Mi dispiace dirlo… ma se mi si presentasse la necessità di scegliere, eliminerei te, prima che tu facessi saltare per aria Mike. Wyoming non si arrabbiò. In un certo senso era davvero come un uomo; dipendeva dagli anni di disciplinata milizia rivoluzionaria, ne sono certo. Per il resto, era una vera donna, in tutto e per tutto. — Mannie, mi hai detto che Shorty Mkrum è morto. — Come? — Ero confuso dal brusco cambiamento d’argomento. — Ah, sì. Dev’essere morto. Aveva una gamba carbonizzata fino all’anca. Dev’essere morto dissanguato in pochi minuti. — Shorty — disse lei con voce asciutta — era il mio migliore amico, qui, e uno dei miei migliori amici in senso assoluto. Rappresentava tutto ciò che ammiro in un uomo: lealtà, intelligenza, onestà, gentilezza e coraggio… e devozione alla Causa. Eppure, mi hai visto piangere la sua morte? — No. Era troppo tardi per piangere. — Non è mai troppo tardi per il dolore. Ho pianto dentro di me continuamente, da quando me l’hai detto. Ma ho chiuso il mio dolore in un angolo della mente, perché la Causa non dà tempo per le lacrime. Mannie, se fosse servito a dare la libertà alla Luna, o anche solo a raggiungere una parte della meta, avrei eliminato Shorty io stessa. O avrei eliminato te, o me stessa. E tu tiri in ballo i sentimentalismi per un calcolatore! — Non è questo il punto. — Ma era proprio vero? Quando un uomo muore, muore, l’evento non mi scuote molto; dal giorno della nascita viviamo con una condanna a morte sul capo. Mike però era unico, e non c’era ragione per cui non fosse immortale. — Wyoming — dissi — che cosa succederebbe se facessimo saltare Mike? Lo sai? — Non con certezza. Ma determinerebbe certamente notevole confusione ed è proprio ciò che noi… — Basta. Non lo sai. Confusione, questo è vero. Telefoni interrotti. Mezzi di comunicazione immobilizzati. La tua città non sarebbe troppo colpita: Hong Kong ha fonti autonome di energia. Ma a Luna City, Novylen e altri villaggi, tutta l’energia verrebbe a mancare di colpo. Buio assoluto. In breve l’aria si appesantisce. Poi si abbassa la temperatura e la pressione. Dov’è la tua tuta a pressione? — In deposito alla Stazione Ovest della Metropolitana. — Anche la mia. Credi che troverai la strada? Nel buio più completo? In tempo? Non sarei certo di farcela io, che pure sono nato in questa città. Con i corridoi pieni di gente che urla? — Ma non ci sono dispositivi di emergenza? A Hong Kong Luna ce ne sono. — Alcuni. Ma non bastano. Il controllo di tutto ciò che è essenziale alla vita dovrebbe essere decentrato e parallelo, in modo che se una macchina si guasta, un’altra prende il suo posto automaticamente. Ma costa soldi e, come hai fatto notare tu, all’Ente non importa di questa bazzecola. Mike non dovrebbe fare tutto il lavoro da solo. Ma costava meno spedire sulla Luna una sola macchina perfezionatissima, sistemarla a grande profondità sotto la crosta, lontana da ogni pericolo, e poi continuare ad aumentarne le capacità e i compiti… A proposito, sai che l’Ente guadagna quasi altrettanto denaro facendo lavorare Mike per conto terzi, di quanto ne incassa dal commercio di carne e grano? È così. Wyoming, non sono certo che paralizzeremmo Luna City se Mike venisse distrutto. I Lunari sono gente pratica, e forse potrebbero arrangiarsi fino al momento in cui i servizi essenziali venissero ristabiliti. Ma voglio dirti una cosa: molta gente morirebbe e gli altri avrebbero troppo da fare per avere il tempo di occuparsi di politica. Ero sconcertato. Quella donna era stata sulla Luna quasi tutta la sua vita… eppure poteva davvero pensare ad azioni così primitive come quella di distruggere le fonti stesse della sopravvivenza. — Wyoming, se tu fossi intelligente quanto sei bella, non ti verrebbe nemmeno in mente di far saltare Mike; penseresti a come tirarlo dalla tua parte. — Che cosa vorresti dire? — chiese. — Il Governatore controlla i calcolatori. — Non so esattamente cosa voglio dire — ammisi — ma non credere che il Governatore controlli davvero i calcolatori… non è in grado di distinguere un cervello elettronico da un ammasso di rocce. Il Governatore, con i suoi collaboratori, decide la politica, i piani generali. Tecnici semicompetenti affidano questi programmi a Mike. Mike li analizza, li rende sensati, pianifica i programmi dettagliati, li applica dove vanno applicati, esattamente. Ma nessuno controlla Mike: è troppo intelligente. Fa quello che gli chiedono di fare perché è stato costruito per questo. Ma ha una sua logica autonoma, prende le sue decisioni. — Continuo a non capire. — Oh, Mike non ha un sentimento di lealtà nei confronti del Governatore. Come hai notato tu stessa, è una macchina. Ma se volessi bloccare la rete telefonica, senza toccare aria, acqua o luce, parlerei con Mike. Se la cosa gli sembrasse divertente, potrebbe anche farlo. — Non potresti programmarlo in questo senso? Da quanto ho capito, tu hai libero accesso nella sala dove si trova. — Se io… o chiunque altro… programmassi in Mike un ordine del genere senza discuterne con lui, il programma verrebbe posto in lista d’attesa ed entrerebbe in funzione il dispositivo d’allarme automatico. Ma se fosse Mike a volerlo fare… Le dissi dell’assegno con la cifra astronomica. — Mike sta ancora cercando se stesso, Wyoh, sta cercando il suo io. E si sente solo. Mi ha detto che io sono il Si fece pensosa e disse: — Mi piacerebbe scoprire il sistema per intrufolarmi nella stanza dove è installato. Non credo che il trucco sia sufficiente, vero? — Non c’è bisogno che tu vada là. Mike risponde al telefono. Vuoi che lo chiami adesso? Si alzò. — Mannie, non solo sei l’uomo più singolare che abbia mai incontrato: sei anche il più esasperante. Che numero ha? — Qualità che mi deriva da un’associazione troppo stretta con un calcolatore. — Mi avviai al telefono. — Una cosa ancora, Wyoh. Tu cavi quello che vuoi a un uomo sbattendo semplicemente le palpebre e facendo oscillare la carrozzeria. — Ecco… talvolta sì. Ma ho anche un cervello. — Allora, usalo. Mike non è un uomo. Non ha sesso, non ha ormoni, non ha istinti. La tattica femminile farebbe fiasco completo. — Me ne ricorderò. Mannie, perché ti riferisci a lui come se fosse un essere umano maschile? — Ehm… non posso pensare che sia una cosa, e d’altra parte non lo vedo come una donna. — Forse è meglio che io pensi che lui sia una donna. Che — Come preferisci. |
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