"Guerra al grande nulla" - читать интересную книгу автора (Blish James)

CAPITOLO SESTO

Un silenzio.

— Paul, tu devi essere impazzito — disse Michelis a un tratto, quasi con rabbia. — Torna subito nella tua amaca, prima che la tua condizione peggiori! Non ti rendi conto che sei ammalato gravemente?

— Meno di quel che sembro — rispose Cleaver. — Anzi, non mi sento male per niente. La bocca è quasi guarita e credo di non avere più febbre. E che mi venga un accidente se questa commissione farà un solo passo avanti senza di me! Non ne ha il potere, e io mi appellerò contro qualsiasi decisione… qualsiasi decisione, e spero che voialtri ascoltiate… che verrà presa senza di me.

La commissione ascoltava; il magnetofono funzionava già e i nastri inalterabili scorrevano nelle loro bobine suggellate. I due uomini si volsero esitanti verso Ruiz-Sanchez.

— Che ne pensate, Ramon? — chiese Michelis con una smorfia. Spense il registratore usando la propria chiavetta. — Non è pericoloso per lui alzarsi così presto?

Il Gesuita s’era avvicinato al fisico e gli stava esaminando la bocca. Le ulcere erano quasi scomparse e un tessuto cicatrizzante granuloso si stava formando sulle poche rimaste. Gli occhi di Cleaver erano ancora lievemente iniettati, cosa che indicava come la intossicazione non fosse ancora del tutto scomparsa, ma eccettuati questi due segni, gli effetti dell’accidentale inoculazione di scilla non erano più visibili. Cleaver aveva un aspetto orribile, certo, ma questo era inevitabile, in un uomo che, fino a poco prima, era malato, e il cui organismo aveva continuato a bruciare per più di una giornata le proprie proteine. Quanto all’ematoma, una compressa fredda sarebbe bastata a debellarlo.

— Se vuole mettersi in pericolo da sé, credo che abbia il diritto di farlo, almeno indirettamente — disse il Gesuita. — Paul, la prima cosa che ora dovrete fare sarà di sedervi, mettervi qualche cosa addosso e una coperta sulle gambe. Quindi mangerete un poco, anzi vi preparerò io stesso qualche cosa… La vostra guarigione è stata rapida in modo prodigioso, ma adesso costituite un facile bersaglio per ogni infezione, durante la convalescenza.

— Accetto il compromesso — rispose prontamente Cleaver. — Non ho nessuna intenzione di recitare la parte dell’eroe, ma voglio essere sentito anch’io. Aiutatemi a raggiungere uno sgabello. Mi tremano ancora le gambe.

Ci volle una mezz’ora a Ruiz-Sanchez per somministrare a Cleaver le cure che riteneva necessarie. Cleaver sembrava trarre una specie di malizioso piacere. Quando finalmente ebbe nella destra una tazza di gchteht, una specie d’erba locale analoga al tè, e così deliziosa che in breve sarebbe divenuta un importante articolo d’esportazione, disse: — Siamo a posto. Mike, rimetti il magnetofono in funzione, e procediamo.

— Ne sei certo? — chiese Michelis.

— Al cento per cento. Gira quella maledetta chiave.

Michelis girò la chiavetta, la tolse e se la mise in tasca. Da quel momento, ogni loro parola sarebbe stata registrata.

— Dunque, Paul — disse Michelis, — hai fatto il diavolo a quattro per essere presente: segno che vuoi parlare e che hai qualche cosa da dirci. Si può sapere dunque perché non hai mai comunicato con noi?

— Non volevo farlo.

— Un momento, Paul — disse Agronski. — Non dimenticare che le tue parole sono registrate, non dire perciò la prima stupidaggine che ti passi per il capo. Può darsi che le tue facoltà di giudizio non siano ancora perfette, anche se le tue corde vocali lo sono. Il tuo silenzio era dovuto forse al fatto che non eri capace di far funzionare il sistema di comunicazione locale, l’Albero Messaggero, o comunque si chiami?

— Non si tratta di questo — rispose Cleaver. — Grazie, Agronski, ma non ho bisogno della balia asciutta che mi spiani la strada o mi fabbrichi degli alibi. So benissimo che ciò che ho fatto è scorretto e riprovevole, e so anche che è troppo tardi ormai per qualunque alibi. La mia sola probabilità di conservare il segreto era di mantenere un controllo perfetto di ciò che facevo. Naturalmente, mi sono giuocato quella sola probabilità andando a finire contro quel maledetto ananas. Me ne sono reso conto la notte scorsa, mentre lottavo come un pazzo per cercare di parlarvi prima che tornasse il Padre e mi sono accorto che non ci sarei riuscito.

— Hai l’aria di prendere la situazione abbastanza con calma — osservò Michelis.

— Che vuoi, mi sento un po’ rammollito. Ma sono un realista. Quello che ad ogni modo vorrei farvi capire, Mike, è che avevo delle ottime ragioni per condurmi come mi sono condotto, e non dubito che sarete d’accordo con me quando vi avrò esposto queste ragioni.

— Va bene, Paul. Comincia, allora — disse Michelis.

Cleaver prese una posizione più comoda e sovrappose le mani sotto le pieghe della coperta che lo avvolgeva. Aveva un’aria quasi ieratica. Senza dubbio la situazione lo divertiva.

— Innanzi tutto, non vi ho chiamati perché non volevo chiamarvi — disse. — Avrei potuto risolvere facilmente il problema dell’Albero, facendo quello che ha fatto il Padre, vale a dire chiedendo ai Serpenti di trasmettere i miei messaggi. Naturalmente, io non parlo il serpentiano, ma il Padre lo parla, e bene, e non avrei dovuto fare altro che metterlo a parte delle mie difficoltà. Senza contare che sarei potuto venire io stesso a capo dell’Albero. Conosco già tutti gli aspetti tecnici della questione. Capirai anche tu, Mike, quando vedrai l’Albero. Essenzialmente, è un transistor a giunzione semplice, il cui semiconduttore è un immenso blocco di cristallo sepolto sotto le sue radici; questo cristallo è piezoelettrico ed emette nello spettro delle radiofrequenze ogni qualvolta è toccato dalle radici. È una cosa fantastica, non c’è in tutta la Galassia una diavoleria simile, ci scommetto.

«Ma quello che volevo era creare una soluzione di continuità fra il nostro gruppo e il vostro. Volevo che ignoraste completamente tutto quanto avveniva su questo continente. Volevo farvi pensare al peggio e farvelo attribuire ai Serpenti, se possibile. Quando foste tornati qui, se mai foste tornati, mi sarebbe stato facile dimostrarvi che, se non mi ero mai fatto vivo, era stata colpa dei Serpenti, che non mi avevano permesso di comunicare. Anzi, avevo diversi altri piani già pronti, miranti allo stesso scopo, ma non è il caso che adesso mi metta a riferirveli nei particolari; inoltre, sarebbe inutile, visto che non sono approdati a nulla. Ma sono certo che sarei riuscito a convincervi, a dispetto di qualsiasi asserzione del Padre mirante a dimostrare il contrario.

— Sei proprio sicuro di non desiderare che spenga il registratore? — chiese Michelis, con calma.

— Oh, butta via quella maledetta chiave, per favore, e stammi ad ascoltare. Dal mio punto di vista, è stato un brutto smacco finire contro un ananasso proprio all’ultimo momento. Ha dato al Padre la possibilità di scoprire che avevo qualcosa da nascondere. Sono pronto a scommettere che se non fosse successo, egli non si sarebbe accorto di nulla prima del vostro arrivo, e quando se ne fosse accorto sarebbe stato troppo tardi.

— Non mi sarei probabilmente accorto di nulla, è vero — disse Ruiz-Sanchez, guardando fisso Cleaver. — Ma non è stato un caso che siate caduto sul vostro «ananas». Se aveste osservato Lithia, dato che eravate venuto qui per fare proprio questo, invece di perdere il tempo a costruire un pianeta fittizio conforme ai vostri piani, avreste capito Lithia abbastanza per sapere che bisogna diffidare di questi «ananas». E avreste imparato a parlare lithiano almeno quanto Agronski.

— È probabile, ma come vi ho detto altre volte, ciò per me non ha la minima importanza. Ho osservato su Lithia un fatto che, a mio avviso, supera tutti gli altri e che si mostrerà sufficiente a convincervi. Diversamente da voi, Padre, io non ho alcun rispetto delle piccole prove di correttezza, quando mi trovo in una situazione che chiede il tutto per il tutto, e non sono il tipo di persona che crede di poter guadagnare qualcosa dalle analisi di un insuccesso.

— Non cominciamo a fare battibecchi fin dall’inizio — disse Michelis. — Ci hai raccontato la tua storia senza apportare troppi abbellimenti, a quanto ho sentito, ed è evidente che devi avere una ragione per confessare. Ora ti aspetti che ti scusiamo, o che, almeno, non ti condanniamo troppo severamente, una volta che tu ci abbia spiegato la tua ragione. Dunque, sentiamola.

— Ecco… — disse Cleaver, e per la prima volta parve animarsi. Si piegò in avanti, e la luce delle fiammelle a gas portò le ossa della sua faccia a contrastare nettamente con la scarnezza delle guance. Puntò verso Michelis una mano tremante:

— Sapete, voi tre, su che cosa camminiamo in questo momento? Innanzi tutto, sai, Mike, quanto rutilio ci sia qui?

— Naturalmente, lo so. È stato Agronski che me lo ha segnalato e da quel momento cerco di trovare un metodo pratico per raffinare il minerale greggio. Se decidiamo di aprire il pianeta, i nostri problemi relativi al titanio sarebbero risolti per almeno un secolo. È quanto sostengo nel mio rapporto personale. Ma che c’è di straordinario? Avevamo già previsto tutto ciò ancor prima di atterrare su Lithia, quando ci furono comunicati i dati precisi sulla massa del pianeta.

— Parliamo ora un po’ della pegmatite — propose Cleaver quasi con dolcezza.

— Della pegmatite? — ripeté Michelis, sempre più interdetto. — Immagino che ve ne sia in abbondanza, devo confessare però che non ho nemmeno controllato. Il titanio ci interessa, ma non vedo a che cosa possa servirci il litio. L’epoca in cui questo metallo veniva usato come carburante per razzi è già finita da cinquant’anni.

— E nessuno la rimpiange — commentò Agronski. — Quei vecchi motori a litio-fluoro scoppiavano come bombarde. Bastava una perdita nei tubi dell’alimentazione, e… bum!

— Ciò non toglie che sulla Terra questo metallo valga sempre qualcosa come ventimila dollari la tonnellata, prezzo che, press’a poco, corrisponde a quello del secolo scorso, tenuto conto della svalutazione. Questo non ti dice nulla?

— Sarei curioso di sapere ciò che dice a te — ribatté Michelis. — Nessuno di noi guadagnerà un soldo in questa spedizione, anche se scoprissimo che l’interno del pianeta è di platino massiccio… cosa poco probabile. D’altra parte, se consideriamo soltanto il prezzo, ti ricordo che se il minerale di litio è così abbondante su questo pianeta farà precipitare i prezzi del mercato. A che servirebbe, del resto, su vasta scala?

— A fare delle bombe — rispose Cleaver. — Delle vere bombe. Bombe a fusione. Non si può usare in una fusione controllata, per produrre energia, ma il sale di deuterio permette di costruire le più potenti bombe conosciute: esplosioni di un grandissimo numero di megatoni.

Bruscamente, Ruiz-Sanchez si sentì di nuovo stanchissimo, malato. Era esattamente quello che aveva temuto: si dia l’esistenza di un pianeta battezzato Lithia solo perché sembra composto principalmente di rocce, ed ecco saltar fuori una certa categoria di cervelli disposti ad abbandonare ogni altra cosa, per cercare in quel mondo solo un metallo chiamato litio. L’aveva temuto, certo, ma si era anche augurato che i suoi timori fossero infondati…

— Paul — disse, — correggo quanto ho detto prima. Vi avrei scoperto in qualsiasi caso, anche se non foste andato a sbattere contro il vostro «ananasso». Quello stesso giorno, mi avete detto che stavate cercando la pegmatite, quando vi è successo l’incidente, e che pensavate che Lithia potesse essere il posto adatto alla produzione di litio su grande scala. Evidentemente pensavate che non avrei capito di cosa stavate parlando. Se non aveste urtato l’«ananasso», vi sareste tradito ugualmente, facendo dei discorsi come quello che ci avete fatto ora. L’opinione che avete di me si basa su una quantità di informazioni altrettanto scarsa quanto quella su cui si basa la vostra opinione di Lithia.

— È molto agevole — fece Cleaver, con aria indulgente, — dire «io l’ho sempre saputo»… specialmente quando c’è in funzione il registratore.

— Certo, è agevole, quando l’altro ti aiuta — disse Ruiz-Sanchez. — Ma io credo che la vostra idea di Lithia come una riserva potenziale di bombe all’idrogeno, sia solo il principio di quello che avete in mente. E non credo che sia questo il vostro vero scopo. Ciò che desiderate di più è vedere Lithia scomparire dall’universo. Voi detestate questo pianeta. Lithia vi ha fatto ammalare. Vorreste poter credere che non esiste. Di qui la vostra enfasi nel dichiarare che Lithia è una fonte di munizioni, più di ogni altra cosa. Perché, se questo punto sarà accettato, Lithia verrà posta sotto sigillo di sicurezza. Non è così?

— Certo, è così, ma non datevi tante arie di leggere nel pensiero degli altri — rispose Cleaver con una smorfia. — Se perfino un prete riesce a capirla, allora è una cosa chiara a tutti… e occorre cancellarla mettendo in discussione le intenzioni di colui che se n’è accorto per primo. Ma al diavolo tutto questo. Mike, ascoltami, Abbiamo qui la più bella occasione che si sia mai offerta a una commissione esplorativa. Questo pianeta sembra creato apposta per essere trasformato da cima a fondo in un laboratòrio termonucleare e in un centro di produzione. Abbiamo qui a portata di mano riserve praticamente inesauribili delle principali materie prime. Cosa ancora più importante, questo pianeta non ha ancora nessuna conoscenza, nel campo dell’energia atomica, che ci possa preoccupare. Tutto il materiale, gli elementi radioattivi, eccetera, che occorre per giungere alla conoscenza dei fenomeni atomici, dovremo portarlo da altri pianeti: i Serpenti non lo conoscono. Inoltre, gli strumenti indispensabili, i contatori, gli acceleratori di particelle, tutti dipendono da materiali come il ferro, che i Serpenti non hanno, e da princìpi che essi ignorano, dal magnetismo alla meccanica quantistica. Potremmo impiantare qui i nostri stabilimenti grazie a questa riserva immensa di mano d’opera a buon mercato, che non sa abbastanza e, se sapremo prendere le necessarie precauzioni, non giungerà mai a saperne abbastanza per impadronirsi delle nostre tecniche segrete.

«Bastano tre voti sfavorevoli, "utilità nulla", nei riguardi di questo pianeta, in modo da escludere ogni utilizzazione di Lithia come scalo o come ogni altro genere di base, per un secolo. Nello stesso tempo, mandiamo un rapporto segreto al consiglio di sicurezza dell’ONU, riferendo esattamente quello che è Lithia: un utilissimo arsenale per la Terra intera, per l’intera unione dei pianeti posti sotto il nostro controllo. Solo la decisione verrà resa di natura pubblica, sulla Terra; il nastro è segreto: sarebbe un vero delitto trascurare un’occasione simile.»

— Contro chi? — domandò Ruiz-Sanchez.

— Come? Non capisco.

— Contro chi volete creare questo arsenale? Perché dovremmo avere bisogno di un intero pianeta destinato alla fabbricazione di bombe termonucleari?

— L’ONU potrebbe avere bisogno di queste bombe — rispose seccamente Cleaver. — Non è poi passato molto tempo da quando c’erano ancora sulla Terra nazioni ribelli, e ciò potrebbe ripetersi una seconda volta. E non va nemmeno dimenticato che le armi termonucleari durano soltanto qualche anno e non si possono immagazzinare indefinitamente, come le bombe a fissione. Il tempo di dimezzamento del tritio è brevissimo, e nemmeno il lithio-6 è molto longevo. Immagino che voi ignoriate questo particolare. Ma credetemi senz’altro, le forze dell’ONU non sarebbero scontente di avere a loro disposizione una riserva praticamente inesauribile di bombe a fusione, e di mandare al diavolo il problema dei Rifugi!

«D’altra parte, se ci avete mai pensato, sapete quanto me che questa continua annessione di pianeti pacifici non durerà in eterno. Prima o poi, che accadrà se il pianeta che abborderemo si rivelerà un mondo come la Terra? I suoi abitanti si batteranno per restare al di fuori della nostra influenza. Oppure, che accadrà se il prossimo pianeta si rivelasse l’avamposto di un’intera federazione, forse più potente della nostra? Se questo giorno dovesse venire, e verrà certamente, saremo più che felici di poter colpire il nemico da un polo all’altro con bombe a fusione e di chiudere i conti col minor numero di vittime possibile.»

— Da parte nostra — soggiunse Ruiz-Sanchez.

— C’è forse un’altra parte?

— Per Giove, non è poi un’idea da buttarsi via — disse Agronski. — Tu che ne dici, Mike?

— Non sono ancora troppo sicuro — rispose Michelis. — Il fatto è, Paul, che io continuo a non capire perché tu abbia creduto necessario fare il cospiratore con tutti noi. Ora ci hai esposto onestamente le tue ragioni, e in esse c’è molta verità, ma tu stesso hai confessato che intendevi servirti dell’inganno per farci venire dalla tua parte. Perché? Non avevi fiducia nelle tue ragioni?

— Esattamente — rispose Cleaver, aggressivo. — Non mi sono mai trovato a far parte d’una commissione come la nostra prima d’ora: una commissione senza un presidente definito e con un numero pari di membri, così che in caso di divergenza d’opinioni non c’è modo di avere una maggioranza. Una commissione in cui la voce di un uomo la cui testa è infarcita di ipocrite distinzioni morali d’una metafisica vecchia di tremila anni ha lo stesso peso di quella d’uno scienziato.

— Tu stai esagerando un poco, Paul — disse Michelis.

— Lo so. Se si tratta di questo, sono disposto a dichiarare qui come altrove che il Padre è un biologo stupendo. L’ho visto lavorare e non c’è nessuno migliore di lui, senza contare che ci sono novantanove probabilità su cento che mi abbia salvato la vita. Questo fa di lui uno scienziato al pari di noi… ammesso che la biologia sia una scienza.

— Grazie — disse Ruiz-Sanchez. — Se figurasse un po’ più di storia nella vostra formazione culturale, Paul, sapreste anche che i Gesuiti furono tra i primi esploratori a entrare in Cina, in Paraguay e nelle solitudini selvagge del Nord America. Forse allora non vi sareste tanto stupito nel vedermi qui.

— È possibile. Tuttavia questo non ha nulla a che vedere col problema come lo concepisco. Rammento di avere visitato una volta i laboratori di Notre Dame, dove i Gesuiti hanno creato un vero piccolo mondo di piante e animali in un ambiente rigorosamente sterile, e ne hanno tratto non so quanti miracoli fisiologici. Mi sono allora chiesto come un individuo potesse essere un così perfetto scienziato e nello stesso tempo un così buon cattolico, o comunque religioso. Mi sono chiesto in quale compartimento del loro cervello quei Gesuiti riponessero la loro religione e in quale la loro scienza. E aspetto ancora una risposta.

— Non ci sono compartimenti, nei loro cervelli — disse Ruiz-Sanchez. — Perché le due cose formano un tutto unico.

— Sì, me l’avete già detto una volta, quando ne abbiamo parlato. Tuttavia, quest’affermazione non è una risposta; anzi, mi ha convinto ancora di più che i miei sotterfugi erano assolutamente necessari. Non volevo correre il rischio che qui, su Lithia, questi compartimenti finissero col collegarsi troppo tra loro. Era mia intenzione isolare il sacerdote al punto che la sua voce venisse ignorata dagli altri. Ecco perché mi sono messo a fare il cospiratore. Ho fatto forse la figura dello stupido, perché suppongo che ci voglia un certo allenamento per diventare un buon agente provocatore, e tutto sommato, avrei dovuto pensarci prima.

Ruiz-Sanchez si chiese quale sarebbe stata la reazione di Cleaver quando avesse scoperto, ed era solo questione di tempo, ormai, che i suoi piani si sarebbero realizzati anche senza bisogno che lui alzasse un dito. Naturalmente, quell’uomo dedito alla Scienza, votato alla più grande gloria dell’uomo, non poteva che attendersi un fallimento: era la fallibilità dell’uomo. Ma avrebbe potuto capire Cleaver, attraverso la sua ordalia, che cosa era accaduto a Ruiz-Sanchez quando aveva scoperto la fallibilità di Dio? Sembrava poco probabile.

— Il fatto è che non mi pento di avere tentato — stava dicendo Cleaver a mo’ di conclusione. — Mi dispiace soltanto di avere fatto fiasco!