"James Herbert - Fluke" - читать интересную книгу автора (Herbert James)le sue emozioni in modo che l'anima-le resti calmo: ma non ├и che di solito ci riesca molto bene, e allora
cominciano i guai. An-cora speravo che quella visita avesse, per cos├м dire, uno scopo sociale e non quell'altro, pi├╣ spaventoso. Si affacci├▓ alla porta una ra-gazza di diciotto o diciannove anni con il solito camice bian-co di quelli del canile. Fece in tempo a dire: тАФ Salve, cane тАФ prima che io percepissi un'aura luttuosa e partissi a razzo. Non fece neanche il tentativo di af-ferrarmi quando le sfrecciai accanto: o l'avevo colta di sor-presa oppure, dentro di s├й, era segretamente compiaciuta che io cercassi di riguadagnare la libert├а. Slittai quando piegai brusca-mente da una parte per non fi-nire contro la gabbia davanti alla mia; poi le unghie fecero presa nella terra battuta e sfrecciai nel cortile cercando disperatamente una via d'usci-ta. La ragazza mi inseguiva senza troppa voglia mentre io correvo da un angolo all'altro. C'era una porta che si apriva verso il mondo esterno, ma era chiusa e non avevo modo di aprirla. Il fatto di essere un ca-ne era orribilmente frustrante: se fossi stato uomo, sarebbe sta-to un affare da nulla aprire il catenaccio e andarmene (ma, naturalmente, se fossi stato uo-mo non mi sarei trovato rin-chiuso nel canile municipale). Mi girai ringhiando verso la ragazza che si avvicinava di-cendo parole rassicuranti. I pe-li ritti, mi piegai sulle zampe davanti, mentre i quarti poste-riori vibravano per la forza che si accumulava in vista del bal-zo. La ragazza si ferm├▓, esitan-do: percepivo le sue emozioni, dubbio e paura, come onde che mi colpivano. Ci fronteggiavamo e a lei spiaceva per me come a me spiaceva per lei. Nessuno dei due voleva far male all'altro. In fondo al cortile si apr├м una porta. Ne usc├м un uomo dall'espressione irosa. тАФ Cos'├и questo casino, Judith? Ti avevo detto di andare a prendere il cane della gabbia nove. тАФ Mi vide l├м accucciato e la sua espressione mut├▓. Era esasperato. Si fece avanti bron-tolando bestemmie. Vidi la mia chance: aveva lasciato la porta aperta. Sfrecciai accanto alla ragaz-za; l'uomo, ora in mezzo al cor-tile, apr├м le braccia e le gambe per prendermi. Gli passai in mezzo alle gambe, che cerc├▓ invano di richiudere, gemendo invece quando gli stinchi urta-rono l'uno contro l'altro. Lo lasciai a saltellare su e gi├╣ e in-filai la porta: davanti a me c'e-ra un lungo corridoio poco il-luminato con molte porte. In fondo, la grande porta sbarra-ta che dava sulla strada. Corsi per quel corridoio stimolato dalle urla che si stavano avvi-cinando, cercando disperata-mente una via d'uscita. Una porta, a sinistra, era socchiusa: balzai nella stanza senza fermarmi. Una donna, inginocchiata in un angolo del-la stanza per infilare la spina di una teiera elettrica, si limit├▓ a fissarmi, troppo sorpresa per muoversi. Spaventata, fece per alzarsi, e io mi rifugiai, sotto la scrivania. Sentii l'odore dell'a-ria aperta e, guardando in su, vidi una finestra aperta. Una mano si protendeva verso di me, adesso, e la donna mi par-lava in tono amichevole. Corsi fuori, balzai sul davanzale, sal-tai dalla finestra. Spaventoso. Ero ancora nel cortile. La ragazza, Judith, mi vide e chiam├▓ l'uomo che era en-trato nell'edificio a cercarmi, ma l'abbaiare dei cani soffoc├▓ il suo grido. Attraversai cor-rendo la porta, dietro l'uomo che cercava di prendermi. Questi, confuso, grid├▓ quan-do gli passai accanto, e si get-t├▓ subito all'inseguimento. Ero certo che avrebbero avuto il buon senso di chiudere o la fi-nestra o la porta se avessi fat-to di nuovo il giochetto di |
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