"James Herbert - Fluke" - читать интересную книгу автора (Herbert James)

pri-ma, e cos├м ignorai la porta aperta dell'ufficio. Trovai un'al-ternativa: di fronte alla pe-sante porta
chiusa che dava sulla strada c'era una grande scala di legno scuro. Feci una curva a U un po' annaspante
e corsi su per i gradini, le mie gambe corte che si muovevano come pistoni. Anche l'uomo cominci├▓ a
correre su per le scale, e le sue lunghe gambe gli davano un vantaggio che io non avevo. Si lanci├▓ in
avanti con le mani protese e io mi fer-mai di colpo, bloccato dalla sua mano che mi aveva preso per una
zampa posteriore. Guaii, uggiolai, cercai di divin-colarmi: niente da fare, non potevo liberarmi dalla sua
stret-ta potente.

L'uomo, con uno strattone, mi tir├▓ verso di lui, mi prese per il collo con l'altra mano. Lasci├▓ la zampa e
tenendomi con entrambe le mani mi strin-se contro di s├й. Ebbi almeno la soddisfazione (ma la cosa non fu
affatto intenzionale) di far-gliela addosso.

La mia buona stella volle che in quel preciso momento qualcun altro decidesse che era finalmente ora di
presentarsi al lavoro. Un raggio di sole illu-min├▓ il pavimento: la porta si era aperta, e stava entrando un
uomo con una cartella. Si fer-m├▓ osservando sorpreso la sce-na: la ragazza Judith e la don-na della teiera
guardavano an-siose un uomo che si agitava bestemmiando tenendo un cane che si divincolava col
brac-cio proteso, il pi├╣ lontano pos-sibile da s├й, per evitare - inu-tilmente - lo schizzo di urina che gli
pioveva addosso.

Era il momento giusto, e con una contorsione piantai i denti nella mano dell'uomo. Allora non avevo le
mascelle molto forti, ma i denti erano aguzzi come aghi. Affondarono nella carne in profondit├а, il pi├╣
pro-fondamente possibile. L'uomo gemette per il dolore inaspetta-to, e allent├▓ la presa; immagi-no che la
combinazione di due sensazioni cos├м diverse come il bagnato da una parte e il dolo-re bruciante dall'altra
non gli lasciassero altre alternative. Caddi sui gradini e rotolai gi├╣ per le scale, guaendo pi├╣ per la paura
che per il dolore. Quando arrivai dabbasso mi misi in piedi a fatica, scossi un po' la testa e sfrecciai fuori
nel sole.

Fu come sfondare un foglio di carta: da un mondo buio e funereo in un'altra dimensione di luce e di
speranza. Il gusto della libert├а mi esaltava, ed ero eccitato dal contrasto tra la penombra del canile e la
luce del sole, la vita tumultuosa che fer-veva in quest'altro mondo. Ero libero, e la libert├а diede nuovo
vigore alle mie giovani mem-bra. Ero in fuga, e nessuno mi inseguiva: nulla al mondo mi avrebbe
comunque raggiunto. Assaporavo il gusto della vita mentre domande senza rispo-sta rimbalzavano nel
mio cer-vello.

Corsi, corsi e corsi.



3



Corsi fino a non poterne pi├╣, evitando le automobili, igno-rando gli allettamenti o le ma-ledizioni dei
passanti, non pen-sando ad altro che alla fuga e alla libert├а. Avevo attraversa-to un mucchio di strade,
senza pensare al pericolo perch├й an-gosciato da un terrore maggio-re, quello della cattura, e avevo
trovato un rifugio pi├╣ tranquil-lo in certi vicoli; ma non per questo rallentai il passo, e le mie unghie
ticchettavano con-tro il marciapiede di cemento. Entrai di corsa nel cortile di una vecchia casa
d'appartamen-ti di mattoni rossi anneriti dal-la fuliggine; finalmente, nel bu-io pozzo delle scale, mi fermai
tremando. La lingua mi pen-deva flaccida dalla mascella in-feriore, gli occhi spaventati dalla paura
retrospettiva, il corpo torpido per l'enorme stan-chezza. Avevo percorso due miglia filate, tutte di corsa e