"Dan Simmons - Vulcano" - читать интересную книгу автора (Simmons Dan)fa bagnata. Marty si avvicin├▓ e vide che si trattava di un uomo: basso, tar-
chiato, con i muscoli del polpaccio ben delineati, come quelli di un podista o di un atleta. Pareva che fosse l├м da un po' di tempo: la pelle, bianca e gommosa, quasi si squamava per la decomposizione; le dita parevano larve biancastre che da un momento all'altro si sarebbero contorte per infilarsi di nuovo nella sabbia. Un paio d'altri particolari indicava che a gemere non era stato di sicuro quel poveraccio: nei lunghi capelli erano aggrovigliate alghe marine; le palpebre erano aperte, un occhio rifletteva come vetro la luce delle stelle, l'altro mancava del tutto; dalla bocca strisciava fuori un granchietto o chiss├а cosa. Marty soffoc├▓ un conato di vomito e si avvicin├▓ di un passo, tenendo da- vanti a s├й la mazza n. 5. Ora sentiva il puzzo, una nauseante e dolciastra mistura di salmastro e di putredine. Di sicuro erano state le onde a spinger- lo fin l├м, perch├й il cadavere giaceva su bassi e aguzzi spuntoni di lava, si- mili a stalattiti o stalagmiti o come diavolo si chiamavano. Con la punta della mazza Marty tocc├▓ il cadavere, che si spost├▓ un poco avanti e indietro, pesantemente, sciaguattando come se fosse pieno d'acqua di mare. тАФ Cristo! тАФ mormor├▓ Marty. Il cadavere era una sorta di nanerottolo gobbo. A meno che non gli avessero rotto e piegato la spina dorsale sbat- tendolo dopo la morte contro le rocce, in vita il poveraccio aveva avuto una gobba degna di Quasimodo. E su quella gobba c'era una sorta di stravagante tatuaggio. Marty si sporse a guardare, puntellandosi sulla mazza, cercando di non sentire il puzzo per non vomitare. pescecane, che si estendeva sull'ampia prominenza fra le scapole e scom- pariva sotto le braccia. Era davvero bizzarra, quasi tridimensionale: chi a- veva eseguito il tatuaggio aveva usato inchiostro nero per il contorno delle fauci spalancate e inchiostro bianco per i denti. "Un indigeno" pens├▓ Marty. Sarebbe tornato in albergo, con Nick e Tommy; avrebbe bevuto un paio di scotch e avrebbe detto al personale che un indigeno era caduto dalla sua canoa a bilanciere o che diavolo usavano. Avrebbe detto che non c'era fretta, che quel poveraccio non sarebbe pi├╣ andato da nessuna parte. Si rialz├▓ e con la mazza metallica n. 5 tocc├▓ la gobba, proprio sul nero della bocca. La punta della mazza scivol├▓ in una cavit├а. тАФ Merda! тАФ disse Marty, ritirando di scatto la mazza. Non abbastanza rapidamente: le fauci di squalo si chiusero sulla mazza metallica. Marty ud├м lo schiocco di denti affilati su acciaio al carbonio. Commise l'errore di sprecare istanti preziosi per tirare via la mazza (era un regalo di Shirley, la sua attuale amichetta) ma poi si rese conto di che cosa stava facendo, cap├м che avrebbe perduto quel tiro alla fune, lasci├▓ an- dare il manico della n.5 metallica come se fosse stato un attizzatoio roven- te e si gir├▓ per scappare. Dopo neppure tre passi si blocc├▓, accorgendosi di un movimento fra le rocce. тАФ Tommy? тАФ chiam├▓ con un filo di voce. тАФ Nick? тАФ Vide subito che non si trattava n├й di Tommy n├й di Nick. Le sagome scivolarono nello spiazzo fra le rocce di a'a. |
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