"Un cantico per Leibowitz" - читать интересную книгу автора (Miller Walter M.)2Frammenti di simili versetti dalle Litanie dei Santi uscivano sussurrando a ogni respiro ansimante di frate Francis mentre si calava imbarazzato lungo la scala dell'antico Rifugio Sopravvivenza Fallout, armato com'era soltanto della sua acqua santa e di una torcia improvvisata, accesa sulle braci serbate dal fuoco della notte precedente. Aveva atteso per più di un'ora che qualcuno venisse dall'abbazia per indagare sul vortice di polvere. E nessuno era venuto. Abbandonare anche per breve tempo la vigilia vocazionale, a meno di essere gravemente ammalato o di aver ricevuto l'ordine di ritornare all'abbazia sarebbe stato considerato come una rinuncia I detriti che erano crollati nel rifugio formavano una collinetta che aveva la cresta vicino alla sommità delle scale, e lì c'era soltanto uno strettissimo passaggio fra le pietre e il soffitto. Vi entrò a piedi in avanti e si trovò costretto a continuare nello stesso modo, a causa della pendenza molto ripida. Poi, affrontando l'Ignoto faccia-a-schiena, cercò un sostegno per i piedi sui mucchi malfermi di pietre spezzate e si fece gradualmente strada verso il basso. Di tanto in tanto, quando la sua torcia sembrava che stesse per spegnersi, si fermava un momento per inclinare la fiamma verso il basso, lasciando che il fuoco risalisse lungo il legno; durante quelle pause, cercava di valutare il pericolo che lo circondava e quello che lo attendeva più sotto. C'era ben poco da vedere. Era in una stanza sotterranea, ma almeno un terzo di questa era riempito dal mucchio di detriti che era caduto dalla tromba delle scale. La cascata di pietre aveva coperto tutto il pavimento, fracassato parecchi mobili che lui poteva vedere; e probabilmente ne aveva sepolti altri completamente. Vide alcuni armadietti metallici tutti ammaccati e con le ante piegate, sepolti per metà nelle macerie. All'estremità della stanza poteva vedere una porta metallica, montata su cardini che le avrebbero permesso di aprirsi verso l'esterno, e sigillata dalla valanga. Ancora leggibili, a dispetto della vernice scrostata, c'erano sulla porta queste parole: Evidentemente la stanza in cui era disceso era soltanto un'anticamera. Ma qualsiasi cosa vi fosse al di là del PORTELLO INTERNO era sigillata da parecchie tonnellate di roccia che premevano contro la porta. Il suo ambiente era veramente SIGILLATO a meno che non vi fosse un'altra uscita. Dopo essere giunto ai piedi del pendio, e dopo essersi assicurato che l'anticamera non contenesse alcuna minaccia manifesta, il novizio andò a ispezionare cautamente la porta metallica più da vicino, al lume della torcia. Sotto la scritta PORTELLO INTERNO c'era una targa più piccola, striata di ruggine: AVVERTENZA: Questo portello non deve essere chiuso prima che tutto il personale sia entrato, o prima che siano state predisposte tutte le misure di sicurezza prescritte dal Frate Francis si sentì lievemente confuso da quell'Avvertenza ma pensò di rispettarla non toccando affatto la porta. I miracolosi aggeggi degli antichi non dovevano essere manomessi spensieratamente, come molte volte i dissotterratori del passato avevano testimoniato con il loro ultimo respiro. Frate Francis osservò che i detriti rimasti per secoli nell'anticamera erano di colore più scuro e di grana più ruvida dei detriti che erano stati sottoposti all'inclemenza del sole e della sabbia prima del crollo di quel giorno. Si poteva capire, con un'occhiata alle pietre, che il Portello Interno era stato bloccato non dalla frana di quel giorno ma da un'altra, molto antica della stessa abbazia. Se l'Ambiente Sigillato del Rifugio Sopravvivenza Fallout conteneva un Fallout, il demone non aveva evidentemente aperto il Portello Interno dal tempo del Diluvio di Fiamma, prima della Semplificazione. E, se era rimasto sigillato dietro la porta di metallo per tanti secoli, c'era ben poca ragione, si disse Francis, di temere che potesse irrompere dal portello prima del Sabato Santo. La fiamma della torcia si abbassò. Trovò una gamba fracassata di una sedia, l'accese con la sua fiamma vacillante, poi cominciò a raccolgiere pezzi di mobilio rotto per accendere un vero fuoco, mentre ponderava il significato dell'antica targa: RIFUGIO SOPRAVVIVENZA FALLOUT. Come frate Francis ammise prontamente, la sua padronanza dell'inglese prediluviale era ben lontana dall'essere perfetta. Il modo in cui i sostantivi potevano talvolta modificare altri sostantivi, in quella lingua, era sempre stato uno dei suoi punti deboli. Nel latino, come nei più semplici dialetti della regione, una costruzione come Accese il fuoco sul pendio del mucchio di macerie, dove avrebbe potuto illuminare gli angoli più bui dell'anticamera. Poi andò a esplorare tutto ciò che poteva essere rimasto scoperto dai detriti. Le rovine a fior di terra erano state ridotte ad ambiguità archeologiche da intere generazioni di scavatori, ma questa rovina sotterranea non era stata toccata se non dalla mano di un disastro impersonale. Il luogo sembrava infestato da presenze di un'altra età. Un cranio, che giaceva fra le pietre in un angolo più buio, aveva ancora un dente d'oro nel suo ghigno… chiara dimostrazione che il rifugio non era stato invaso dai vagabondi. L'incisivo d'oro scintillava, quando il fuoco danzava più alto. Più di una volta frate Francis aveva incontrato, nel deserto, vicino a qualche torrente prosciugato, un mucchietto di ossa umane, ripulite e imbiancate dal sole. Non era particolarmente schizzinoso ed era preparato a simile scene. Perciò Francis non fu sorpreso quando notò il cranio nell'angolo dell'anticamera, ma lo scintillio d'oro in quel ghigno attirava continuamente il suo sguardo mentre tentava di aprire gli sportelli (chiusi a chiave o incastrati) degli armadietti rugginosi, o i cassetti (egualmente incastrati) di un scrivania metallica tutta ammaccata. La scrivania poteva rivelarsi una scoperta inestimabile, se conteneva documenti o un paio di libri sfuggiti ai furibondi roghi dell'Età della Semplificazione. Mentre insisteva nei tentativi di aprire i cassetti, la fiamma si abbassò; ebbe l'impressione che il teschio cominciasse ad emettere un debole bagliore proprio. Un fenomeno del genere non era particolarmente insolito, ma nella cripta buia, frate Francis lo giudicò molto conturbante. Raccolse altra legna per il fuoco, ritornò a scuotere i cassetti della scrivania, cercando di ignorare il ghigno scintillante del teschio. Sebbene avesse ancora timore dei Fallout nascosti, Francis si era ripreso dallo spavento iniziale quel tanto che bastava per comprendere che il rifugio, specialmente la scrivania e gli armadietti, potevano essere pieni di ricche reliquie d'una età che il mondo, per la maggior parte, aveva preferito dimenticare. La Provvidenza aveva elargito una vera benedizione, qui. Trovare un frammento del passato sfuggito ai roghi e ai predatori era un raro colpo di fortuna, in quei tempi. Tuttavia, questo sottintendeva un rischio. Si sapeva che gli scavatori monastici, attenti ai tesori antichi, emergevano talvolta da una buca nel terreno, recando trionfalmente un bizzarro oggetto cilindrico e poi — mentre lo ripulivano o cercavano di scoprirne la funzione — premevano il pulsante sbagliato o giravano l'interruttore sbagliato, e così ponevano fine alla intera faccenda senza alcun beneficio per il clero. Soltanto ottanta anni prima il Venerabile Boedullus aveva scritto con evidente gioia al suo Signor Abate che la sua piccola spedizione aveva scoperto i resti, secondo le sue stesse parole "del luogo di una pista di lancio intercontinentale, completa di parecchi, affascinanti serbatoi sotterranei". Nessuno, nell'Abbazia, aveva mai saputo cosa intendesse il Venerabile Boedullus per "pista di lancio intercontinentale", ma il Signor Abate che regnava a quel tempo aveva severamente decretato che gli antiquari monastici dovevano, sotto pena di scomunica, evitare quelle "piste", per l'avvenire. Perché la sua lettera all'abate era stata l'ultima cosa che si era vista del Venerabile Boedullus, della sua spedizione, della sua "pista di lancio" e del piccolo villaggio che sorgeva in quel luogo: adesso un lago molto interessante aggraziava il paesaggio, dove era stato il villaggio, grazie ad alcuni pastori che avevano deviato il corso di un ruscello e l'avevano fatto scorrere nel cratere, per raccogliervi acqua per le loro greggi nei tempi di siccità. Un viaggiatore che era venuto da quella direzione circa un decennio prima aveva riferito che in quel lago si facevano pesche eccellenti, ma i pescatori dei dintorni consideravano i pesci come se fossero le anime degli scavatori e degli abitanti del villaggio rimasti uccisi molto tempo prima: e rifiutavano di pescare a causa di Bo'dollos, il pescegatto gigantesco che vi viveva nel profondo. "… né alcuno scavo verrà iniziato se non avrà come principale scopo l'accrescimento dei Memorabilia" aveva aggiunto il decreto del Signor Abate… Questo significava che frate Francis doveva frugare il rifugio soltanto per cercare libri e documenti, senza maneggiare eventuali strumenti e utensili. Il dente d'oro continuava ad ammiccare e a scintillare in un angolo dei suoi occhi mentre frate Francis cercava di aprire i cassetti della scrivania. I cassetti rifiutavano di muoversi. Diede un calcio finale alla scrivania e si voltò a guardare impaziente il teschio: "Perché non sogghigni verso qualcosa d'altro, tanto per cambiare?" Il sogghigno rimase. La reliquia dal dente d'oro giaceva con il capo appoggiato fra una pietra e una cassetta di metallo arrugginito. Lasciando la scrivania, il novizio si fece strada fra i detriti per esaminare finalmente da vicino quei resti mortali. Era chiaro che quella persona era morta in quel punto, investita dal torrente di pietre e semisepolta dalle macerie. Solo il teschio e le ossa di una gamba non erano stati ricoperti. Il femore era spezzato, la parte posteriore del cranio era sfracellata. Frate Francis sussurrò una preghiera per il defunto, poi, con grande delicatezza, sollevò il teschio dal punto in cui riposava e lo girò in modo che sogghignasse verso la parete. Quindi il suo sguardo cadde sulla cassetta arrugginita. La cassetta aveva la forma di una cartella da scolaro ed era evidentemente una specie di valigia. Poteva essere servita a molti usi, ma era stata malamente ammaccata dalle pietre nella loro caduta. La liberò goffamente dalle macerie e la portò più vicino al fuoco. La serratura sembrava rotta, ma il coperchio era stato quasi saldato dalla ruggine. La cassetta emise un rumore metallico, quando la scosse. Non era la custodia più adatta per cercarvi libri o documenti, ma era evidente che era stata costruita per essere aperta e chiusa, e poteva contenere qualche frammento di informazione per i Memorabilia. Tuttavia, ricordando il destino di frate Boedullus e di altri, l'asperse di acqua santa prima di tentare di aprirla, e maneggiò l'antica reliquia con la massima reverenza possibile mentre batteva con una pietra sui cardini arrugginiti. Finalmente ruppe i cardini, e il coperchio si staccò. Minuscoli frammenti metallici, schizzarono dagli scomparti, si sparsero fra le rocce; qualcuno si perdette nei crepacci. Ma, sul fondo della cassetta, nello spazio sotto agli scomparti scorse… dei documenti! Solo una breve preghiera di ringraziamento, raccolse tutti i frammenti metallici che poté e, dopo aver riabbassato il coperchio, cominciò a salire la collinetta di detriti verso la tromba delle scale e verso la piccola striscia di cielo, tenendo ben stretta la cassetta sotto un braccio. Il sole era accecante, dopo l'oscurità del rifugio. Non si accorse nemmeno che stava scendendo pericolosamente verso l'orizzonte, a occidente, ma cominciò immediatamente a cercare una lastra piatta sulla quale poter spargere il contenuto della cassetta per esaminarlo senza correre il rischio di perdere qualcosa nella sabbia. Qualche minuto più tardi, seduto su una pietra screpolata alle fondamenta, cominciò a togliere i pezzi di metallo e di vetro che riempivano gli scomparti. Molti erano piccoli oggetti tubolari con un filamento metallico ad ogni estremità. Ne aveva già visti, prima d'allora. Il piccolo museo dell'abate ne possedeva qualcuno, di varia grandezza, forma e colore. Una volta aveva visto uno sciamano del popolo pagano delle colline che ne indossava una fila come collana cerimoniale. Il popolo delle colline li considerava come "parti del corpo del dio"… della favolosa Nell'interno del coperchio della cassetta, era stato incollato un foglietto; la colla si era polverizzata, l'inchiostro era sbiadito e la carta era così macchiata di ruggine che persino una buona calligrafia sarebbe stata difficile da leggere, e questa era una scritta scarabocchiata in fretta. La studiò, a intermittenze, mentre vuotava gli scomparti. Sembrava una specie di inglese, ma passò mezz'ora prima che riuscisse a decifrare quasi tutto il messaggio. CARL… Devo pigliare l'aereo per ( I.E.L. P.S. — Metto il sigillo sulla serratura e scrivo SEGRETISSIMO sul coperchio per impedire a Em di guardarci dentro. È la prima cassetta che mi sono trovata a portata di mano. Scaraventala nel mio armadietto o qualcosa del genere. Quel biglietto sembrò un frettoloso balbettio infantile a frate Francis, che in quel momento era troppo eccitato per concentrarsi su un solo particolare. Dopo un'ironica occhiata finale ai frettolosi scarabocchi, si accinse al compito di togliere gli scomparti per arrivare alle carte che si trovavano nel fondo alla cassetta. Gli scomparti erano tutti montati su supporti che evidentemente dovevano servire a staccare gli scomparti stessi dalla cassetta, se la si teneva fortemente inclinata, ma i sostegni erano arrugginiti e frate Francis fu costretto a smuoverli servendosi di un piccolo strumento d'acciaio prelevato da uno degli scomparti. Quando frate Francis ebbe tolto l'ultimo scomparto, toccò con reverenza le carte; c'era solo una manciata di documenti ripiegati, eppure era un vero tesoro, perché quelle carte erano sfuggite alle fiamme colleriche della Semplificazione, in cui si erano arricciati, anneriti e avvizziti trasformandosi in fumo persino scritti sacri, mentre la folla ignorante ululava e gridava in trionfo. Maneggiò con la massima cura le carte come avrebbe potuto maneggiare oggetti sacri, riparandole dal vento con il suo abito, poiché erano tutte fragili, screpolate dal tempo. C'era un fascio di rozzi disegni e diagrammi. C'erano biglietti scritti a mano, due grandi fogli piegati e un libriccino intitolato Per prima cosa esaminò i biglietti. Erano scarabocchiati dalla stessa mano che aveva scritto la nota incollata al coperchio della cassetta metallica, e la grafia non era meno abominevole. Maneggiò il Si era aspettato un'opera stampata, ma trovò soltanto un elenco manoscritto di nomi, luoghi, numeri e date. Le date andavano dall'ultima parte del quinto decennio alla prima parte del sesto, secolo ventesimo. Una nuova conferma! Il contenuto del rifugio proveniva dal periodo crepuscolare dell'Età dell'Illuminazione. Era veramente una scoperta importante. Dei fogli più grandi, uno era strettamente arrotolato, e cominciò a rompersi quando frate Francis cercò di srotolarlo; riuscì a capire le parole PROGRAMMA DELLE CORSE, ma nient'altro. Dopo averlo nuovamente riposto nella cassetta per un successivo lavoro di restauro, si occupò del secondo documento ripiegato: era così estremamente fragile che osò esaminarne soltanto una parte, aprendo leggermente le falde e sbirciandovi in mezzo. Un diagramma, sembrava, ma… un diagramma di linee bianche su carta scura! Ancora una volta provò l'eccitazione della scoperta. Era evidentemente una Rovesciò il documento… e provò un breve impulso di furore. Chi era stato l'idiota che aveva sfregiato quel documento inestimabile? Qualcuno aveva distrattamente scarabocchiato figure geometriche e puerili facce caricaturali sul verso del foglio. Chi era stato quel vagabondo sconsiderato… L'ira svanì dopo un istante di riflessione. Al tempo del misfatto, probabilmente le «DISEGNO DEL CIRCUITO: LEIBOWITZ, I.E.» Chiuse per un momento gli occhi e scosse il capo fino a che gli parve di sentirlo tintinnare. Poi guardò di nuovo. Era lì, molto chiaro: DISEGNO DEL CIRCUITO: LEIBOWITZ. I.E. Rovesciò di nuovo il foglio. Fra le figure geometriche e gli schizzi puerili, chiaramente stampigliato in inchiostro purpureo, c'era il timbro: Il nome era scritto in nitida grafia femminile, non con i frettolosi scarabocchi degli altri appunti. Guardò di nuovo le iniziali che sigiavano il biglietto incollato al coperchio della cassetta: I.E.L. e poi DISEGNO DEL CIRCUITO… E le stesse iniziali apparivano in altri punti, nelle annotazioni. C'erano state discussioni, puramente congetturali per decidere se il beato fondatore dell'Ordine, se fosse stato finalmente canonizzato, avrebbe dovuto essere invocato come San Isaac, o San Edward. Qualcuno aveva proposto San Leibowitz, poiché, fino a quel momento, era stato chiamato per cognome. — Naturalmente, Nuova Roma non aveva ancora proclamato che Leibowitz era santo, ma frate Francis ne era così convinto che osò aggiungere. — Frate Francis non sprecò alcuna logica oziosa nel balzare immediatamente alla conclusione: gli era stato concesso dal Cielo un segno della sua vocazione. Aveva trovato ciò che aveva dovuto cercare nel deserto, come la vedeva lui. Era chiamato a diventare monaco professo dell'Ordine. Dimenticando che l'abate ammoniva severamente di non attendersi che una vocazione venisse in forma spettacolare o miracolosa, il novizio si inginocchiò sulla sabbia per una preghiera di ringraziamento e per offrire qualche decina del rosario per il vecchio pellegrino che gli aveva indicato la pietra che conduceva al rifugio. «Ti auguro di trovare presto la voce, figliolo» aveva detto il viandante. Fino a quel momento il novizio non aveva sospettato che il pellegrino avesse alluso a una Voce con la V maiuscola. " Sarebbe spettato all'abate decidere se la sua "voce" stava parlando il linguaggio delle circostanze e non il linguaggio della causa e dell'effetto. Sarebbe spettato al Dalla lontana abbazia, tre note di campana squillarono attraverso il deserto, una pausa, poi le tre note furono seguite da altre nove. — Non appena ebbe recitato l'Angelus, ripose frettolosamente e carte nella vecchia cassetta arrugginita. Una chiamata dal cielo non comprende necessariamente la facoltà miracolosa di sottomettere le bestie feroci o di farsi amici i lupi affamati. Prima che il crepuscolo fosse svanito e che fossero apparse le stelle, il suo rifugio provvisorio era ben fortificato, per quanto era possibile; rimaneva solo da provare che fosse a prova di lupo. Il collaudo non sarebbe tardato molto. Aveva già udito alcuni ululati provenire da occidente. Aveva ravvivato il fuoco, ma non era rimasta alcuna luce, al di là del cerchio del riverbero delle fiamme, per permettergli di fare la solita raccolta quotidiana di purpurei frutti di cactus… la sua sola fonte di nutrimento ad eccezione delle domeniche, in cui dall'abbazia venivano mandate poche manciate di grano secco, dopo che un prete aveva fatto il suo giro con il Santissimo Sacramento. La lettera della regola per una vigilia quaresimale di vocazione non era rigorosa quanto la sua applicazione pratica. Così applicata, la regola equivaleva semplicemente all'inedia. Quella notte, tuttavia, i morsi della fame erano per Francis meno fastidiosi del suo impulso impaziente di correre all'abbazia ad annunciare la notizia della sua scoperta. Ma questo avrebbe significato rinunciare alla sua vocazione non appena discesa su di lui; doveva rimanere lì per la durata della Quaresima, vocazione o non vocazione, per continuare la sua vigilia come se non fosse accaduto nulla di straordinario. Accanto al fuoco, sognando a occhi aperti, guardò nell'oscurità in direzione del Rifugio Sopravvivenza Fallout e cercò di immaginare una grande basilica che sorgesse proprio in quel punto. Era una fantasia piacevole, ma era difficile pensare che qualcuno scegliesse quella remota zona desertica come centro di una futura diocesi. Se non una basilica, almeno una chiesa più piccola — la Chiesa di San Leibowitz del Deserto — circondata da un giardino e da un muro, con una cappella del Santo che attraeva fiumi di pellegrini dai lombi cinti, provenienti dal nord. "Padre" Francis dello Utah conduceva i pellegrini a fare il giro delle rovine, li ammetteva persino, al di là del Portello Due, negli splendori dell'Ambiente Sigillato, le catacombe del diluvio di Fiamma dove… dove… bene, dove avrebbe potuto celebrare per loro la Messa sull'altare di pietra che racchiudeva una reliquia del santo cui era dedicata quella chiesa… un pezzo di rozzo canovaccio? qualche fibra del cappio del carnefice? ritagli di unghie trovati in fondo alla cassetta arrugginita?… o forse il PROGRAMMA DELLE CORSE. Ma la fantasia si avvizzì. Le possibilità che frate Francis diventasse prete erano molto esigue… poiché non appartenevano a un Ordine missionario, i Frati di Leibowitz avevano bisogno soltanto di un numero di preti sufficienti per l'abbazia e per poche altre comunità di monaci, in altri luoghi. Inoltre, il "Santo" era ufficialmente ancora un Beato, e non sarebbe mai stato canonizzato se non avesse compiuto qualche incontrovertibile miracolo per avvalorare la sua beatificazione, che non era una proclamazione infallibile come invece sarebbe stata la canonizzazione, sebbene permettesse formalmente ai monaci dell'Ordine di Leibowitz di venerare il loro fondatore e patrono, al di fuori della Messa e dell'Ufficio. Le proporzioni della chiesa fantastica si ridussero alle dimensioni di una cappelletta sull'orlo della strada; il fiume di pellegrini si ridusse a un rigagnolo. Nuova Roma era occupata con altri problemi, come la petizione per una definizione formale sulla questione dei Doni Preternaturali della Santa Vergine, poiché i Domenicani sostenevano che l'Immacolata Concezione comprendeva non soltanto la grazia innata, ma anche il fatto che la Madre Benedetta avesse avuto i poteri preternaturali che appartenevano a Eva prima della Caduta; alcuni teologi di altri Ordini, mentre ammettevano che questa era una congettura molto pia, negavano che questo fosse il caso in questione, e sostenevano che una "creatura" poteva essere "monda dal peccato originale" ma non dotata di poteri preternaturali. I Domenicani si inchinavano a questa affermazione, ma sostenevano che la credenza era sempre stata implicita in altri dogmi: come l'Assunzione (immortalità preternaturale) e la Preservazione dal Peccato Attuale (che comprendeva l'integrità preternaturale) e altri esempi simili. Mentre tentava di risolvere questa disputa, Nuova Roma sembrava aver lasciato la causa per la canonizzazione di Leibowitz a impolverarsi nello scaffale. Accontentandosi di una piccola cappella del Beato e di un distratto rigagnolo di pellegrini, frate Francis si appisolò. Quando si svegliò, il fuoco era ridotto a braci lucenti. Sembrava che vi fosse qualcosa di sbagliato. Era veramente solo? Si guardava intorno, batteva le palpebre, nell'oscurità che lo circondava. Al di là del letto di carboni rossi, il lupo scuro batté a sua volta le palpebre. Il novizio gridò e si tuffò al coperto. Il grido, decise mentre giaceva tremante nella sua tana di pietre e di frasche, era stato soltanto una infrazione involontaria alla regola del silenzio. Giacque, abbracciando la cassetta metallica e pregando che i giorni della Quaresima passassero in fretta, mentre zampe felpate raspavano attorno al suo recinto. |
||||
|