"Demon" - читать интересную книгу автора (Varley John)

QUATTRO

— Robin, svegliati.

Robin fu all'istante sul chi vive. Vide incombere su di sé la sagoma indistinta di Cirocco.

— Tutto a posto. Non aver paura.

— Non ho paura. — Si stropicciò gli occhi. — Che ore…

Cirocco sorrise, guardando Robin riprendere coscienza del luogo dove si trovava.

— Hai dormito per circa sette ore. Sono sufficienti?

— Certo. — Cirocco continuava a sussurrare, e quindi Robin fece altrettanto. — Ma… sufficienti per che cosa?

— Voglio che tu venga con me — disse Cirocco.


Mentre sua madre si vestiva, Nova rimase a occhi chiusi e non si mosse. Dopo che Robin ebbe lasciato la stanza richiudendosi dietro il battente, Nova si alzò e sgattaiolò fino all'uscio. Aprendolo di una frazione di centimetro poté scorgere Cirocco e Robin che parlottavano sottovoce nel corridoio. Poi le due donne uscirono dal suo campo visivo, e le udì scendere le scale che conducevano al primo piano.

Sbirciando dalla balaustra del secondo piano le vide attraversare la sala, poi sentì la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi. Si affrettò a tornare nella camera che divideva con sua madre e Adam.

Diede un'occhiata alla culla, e fu sorpresa nel constatare che il bambino non c'era più. Sapeva che non era stata sua madre a prendere quel piccolo mostro, e ne dedusse che doveva avercelo Cirocco.

Affacciandosi alla finestra poteva vedere l'estremità esterna del ponte sospeso. Si sporse… ma subito con un guizzo si ritrasse indietro. Le due donne stavano traversando il ponte. Il bambino era in braccio a Cirocco.

In pochi attimi si vestì, discese le scale, e già si apprestava a girare la maniglia, quando un pensiero la pervase.

Non ce l'avrebbe mai fatta.

Nova non era tipo da sopravvalutare le proprie capacità. A casa sua, sul suo terreno, qualche possibilità di pedinare Cirocco senza farsi scoprire l'avrebbe anche avuta. Ma Cirocco era troppo abile. Pareva capace di sentire sulla pelle il peso degli sguardi, di cogliere al volo i pensieri più fugaci…

Era assolutamente inconcepibile che Nova potesse, attraverso una foresta a lei ignota, seguire impunemente una donna di quel genere.

Eppure, Grande Madre, moriva dalla voglia di andare con loro.


All'inizio Robin non aveva capito che stavano percorrendo un sentiero. Non si trattava di un tracciato ben definito, ma c'era. Dovevano chinarsi per evitare rami bassi e arrampicarsi sopra i tronchi di alberi abbattuti. Ma era pur sempre un sentiero. Robin cercò di fare appello alle sue scarse conoscenze circa le abitudini delle bestie selvatiche, chiedendosi se quella non fosse una pista da selvaggina, poi si rese conto che quel poco che sapeva si riferiva alla Terra, non a Gea. Chi poteva dire per qual motivo un animale geano si comportava in un certo modo?

— Robin, ti fidi di me?

— Fidarmi di te? Certo, credo di sì. Perché?

— Crederlo non basta. Pensaci bene.

Robin ci pensò, continuando ad arrancare dietro la donna che nel suo intimo non aveva mai cessato di chiamare Maga. Si sentiva goffa, debole, e tanto vecchia. Cirocco, davanti a lei, le appariva snella, flessuosa, sembrava scaturire dalla terra stessa su cui volavano i suoi agili piedi.

Fidarsi di lei? A Robin venivano in mente un sacco di pro e di contro. Quando Robin l'aveva conosciuta, la Maga era un'alcolizzata. Guarivano mai gli alcolizzati, ma sul serio, dal loro vizio? Non era possibile, quando le cose si mettevano male, che lei riannegasse nella bottiglia?

Robin le diede un'altra occhiata. No, non era possibile. Non aveva idea di come facesse a esserne tanto sicura, ma lo era. In quella donna si era verificato un cambiamento fondamentale.

— Mi fido della tua parola. Sono convinta che se tu prometti di fare una cosa, posso star certa che manterrai.

— Sicuro, se non muoio prima.

— Ho fiducia nella tua volontà di compiere ciò che ritieni giusto.

— Giusto per chi? Per te, per me, o per tutti quanti? Spesso bisogna distinguere.

Robin era d'accordo con quella osservazione, e volle rifletterci meglio.

— Per tutti quanti. Penso che me lo diresti, se tu dovessi accingerti a una scelta che giudichi la migliore, ma che potrebbe danneggiarmi.

— Si, te lo direi.

Per un poco procedettero in silenzio, poi Cirocco si girò a mezzo e fece segno a Robin di venirle accanto. Adesso il sentiero era largo a sufficienza per accogliere due persone. Prese Robin per mano, e camminarono fianco a fianco.

— Ti fidi se debbo serbare un segreto?

— Certo.

— Non mi sono espressa bene. Ci sono cose che devo tener segrete a te. Non posso dirti il perché. In parte per via della vecchia regola aurea dei cosiddetti "servizi segreti". Quello che non sai, non lo puoi rivelare.

— Parli seriamente, vero?

— Non sto giocando, ragazza mia. Quassù c'è una guerra in corso proprio come ce n'è una sulla Terra. Per certi versi, è anche altrettanto brutta.

— D'accordo, continuerò ad avere fiducia in te anche se mi devi nascondere qualcosa. Almeno finché non ne saprò di più.

— Così va abbastanza bene. — Si fermò, fronteggiò Robin fissandola in volto. — Adesso rilassati e guardami negli occhi. Voglio che ti rilassi completamente. Tutti i tuoi muscoli si abbandonano, e tu incominci ad aver sonno, tanto sonno…

Robin era già stata ipnotizzata, in precedenza, mai però con tanta facilità. Cirocco parlò poco e non si servì di alcun oggetto. Si limitò a immergere il suo sguardo in quello di Robin, e le sue pupille divennero grandi come il Mare di Febe. Sussurrò sommessamente, sfiorò le gote di Robin col palmo delle mani, e Robin si rilassò.

— Ecco, i tuoi occhi si chiudono — disse Cirocco, e Robin reclinò le palpebre. — Dormirai, ma il tuo sonno sarà lieve. Potrai avvertire le cose al tatto, e percepire gli odori, e udrai perfettamente bene, ma non vedrai nulla. Mi comprendi?

— Sì.

Robin si sentì sollevare. Sensazione deliziosa. Udì il vento frusciare fra gli alberi. Le giunse un profumo come di fragole troppo mature. Avvertì il proprio corpo sobbalzare mentre Cirocco trotterellava lungo il sentiero. Poi l'impressione che tutto le roteasse attorno. Continuò per un tempo indefinito, sinché ogni senso d'orientamento l'abbandonò.

Non le importava. Sentiva soprattutto le forti braccia di Cirocco farlesi cuna sotto schiena e gambe, avvertiva i solidi muscoli ventrali di lei premerle contro il fianco, percepiva la tenue, inconfondibile, dolce fragranza ch'ella era solita associare alla Maga. La sua mente indugiò in piacevoli fantasticherie. Da molto tempo non faceva l'amore.

Si sentiva bene. Bene come non mai sin da quando… sin dai lontani giorni che con sette compagni aveva disceso il corso dell'Ofione verso un destino ignoto. Evidentemente poteva anch'essere assai piacevole venir trascinati via dall'impeto di forze incontenibili… soprattutto se dispiegavano la tenace tenerezza delle braccia di una Maga.

— Nova non dormiva, quando sono venuta a chiamarti — disse Cirocco.

— Ah no?

— No. Ci ha seguito fino in fondo alle scale. E prima ci aveva spiato dalla finestra. Pensavo che ci avrebbe pedinato, ma non l'ha fatto.

— Non è una sciocca.

— Me ne sono accorta. Però ha una personalità… difficile.

Robin rise. — Se ti fosse capitato di venir degradata da Figlia della Vergine a profuga senzatetto, forse anche tu avresti un carattere difficile.

— Perché è partita insieme a te? Si direbbe che ti detesti.

— In effetti una parte di lei mi odia, credo. Il mio fallimento è stato così immenso, la mia rovina così totale… e come se non bastasse ho trascinato anche lei, in fondo al precipizio. — Robin tacque, chiedendosi come mai le riuscisse di fare certe rivelazioni senza provarne sofferenza, poi rammentò di essere ipnotizzata. Ed era felice di trovarsi in quella situazione. Aveva un tremendo bisogno di confidarsi.

— È partita per obbedienza? Non sembrerebbe nel suo stile.

— Tu non conosci la Congrega. Nova ha agito per dovere… e per paura. Non credo che le mie dilette sorelle ce la faranno. Sono convinta che finiranno per morire congelate, là nello spazio esterno. Ma quando giunse il momento di prendere una decisione, ormai non avevo più voce in causa. Quanto a Nova, non pensava neppure che l'avrebbero fatto sul serio, ma d'altronde non è che avesse molta scelta. Le cose erano divenute assai difficili, per noi. Dopo che Adam fu scoperto, per tre mesi fu come se avessimo cessato d'esistere. Il mio terzo Occhio mi salvò la vita, ma niente di più.

— Ma perché Nova doveva andarsene per forza? Eri tu che avevi avuto il bambino.

— Non è questo il punto. Vedi, ormai lei era considerata uno scherzo di natura. Nova scoprì l'esistenza di Adam a sei mesi dalla nascita. Cercò di ucciderlo, ma riuscii a fermarla in tempo. Poi ci adoperammo entrambe a tenerlo nascosto, ma sapevamo che non poteva durare. E alla fine si riseppe tutto. Mi ci volle fino all'ultima briciola del mio vecchio prestigio per far accettare l'affermazione che si trattava di una bambina. Nessuna osò controllare, ma tutte sapevano.

— Cosa vuol dire che Nova era considerata uno scherzo di natura?

— L'unica bambina della Congrega ad avere un fratello. Colpevole d'essere in stretti rapporti con me, la grande peccatrice. — Sospirò. — Che brava gente, eh?

— La gente è più o meno la stessa dappertutto.

Per un poco Cirocco non disse nulla. A Robin venne uno strano pensiero. Dov'era Adam? Quand'erano partite lo teneva Cirocco. Ma ora stava portando lei, e aveva entrambe le mani occupate.

Il fatto non la turbò. Dopotutto si fidava, di Cirocco.

— Era anche alta in modo sospetto. Finché rimanemmo sulla cresta dell'onda la cosa non ebbe importanza, ma in séguito s'incominciarono a mormorare illazioni su cui preferisco sorvolare. E poi c'era l'amore.

— Amore?

— Nova mi ama. Non che negli ultimi tempi si affanni a dimostrarlo, però mi ama.

— Me n'ero accorta.

— E ama anche te. In modo completamente diverso.

— Pure di questo m'ero accorta.


Finalmente Cirocco la depose a terra. I sensi di Robin erano deliziosamente ricettivi. Avvertiva, sotto i piedi nudi, la morbidezza del suolo umido. (Cos'era accaduto alle sue scarpe? Non importava.) Percepiva nell'aria un vapore aromatico. Sentì un rivolo di sudore colarle giù per la schiena. Rimase lì ferma ad attendere nell'oscurità. Scaturì dal nulla, dinanzi a lei, la voce di Cirocco.

— Adesso puoi sederti, Robin, e aprire gli occhi.

Robin eseguì. Scoprì di fronte a sé Cirocco inginocchiata. I suoi occhi erano laghi profondi e ammaliatori. Diede un'occhiata a sinistra e vide Chris, in ginocchio anche lui, con in braccio Adam ravvolto nella sua coperta rosa. Egli le sorrise, poi Cirocco le posò sul mento la punta di un dito, inducendo il suo viso a volgersi in avanti.

— Non guardare lui, guarda me.

— Va bene.

— Voglio che tu vada un poco più in profondità. Puoi rimanere a occhi aperti, se vuoi, ma non prestare alcuna attenzione a ciò che vedi. La sola cosa importante è il suono della mia voce.

— Va bene.

— A che profondità ti trovi ora?

Robin ci rifletté.

— Quasi un metro.

— Vai giù di altri trenta centimetri.

Robin obbedì. I suoi occhi erano aperti, però l'oggetto della sua visione consisteva unicamente in turbinanti nubi di vapore. Non aveva più Cirocco davanti a sé, ma non avrebbe saputo dire cosa realmente ci fosse laggiù. Avvertì una leggera pressione in cima al capo. Era la mano di Cirocco.

— Robin, perché hai lasciato vivere Adam?

Mentre udiva come da grande distanza giungere il suono della propria voce, Robin colse una rapidissima visione di loro tre visti dall'alto: un uomo grande e grosso, a metà ricoperto di pelo; una donna vigorosa; una minuta, inerme, miserevole…

Quel pensiero venne troncato immediatamente.

— Ho fatto un sogno.

— Che cosa hai sognato?

— Adam. Sorridente. Roseo. Minuscole dita delicate. La fragranza del proprio latte, il pannolino bagnato di lui. Gaby. Annerita, ustionata. Pelle carbonizzata che cade a pezzi. Un occhio rovinato. Un sentore dolciastro.

— Hai sognato Gaby?

— Stava seduta accanto a me. Mi aiutava a partorirlo. L'ha tirato su, tutto insanguinato e orribile. Poi mi ha dato un bacio, e io ho gridato.

— Nel sogno?

— Sì. — Robin aggrottò le sopracciglia. — No. Stava meglio. Non era più bruciata.

— Nel sogno?

— No. Sì… ma non ricordo d'essermi svegliata. Mi ricordo… che stavo per addormentarmi, ma dopo aver sognato. Adam prendeva il latte.

— Cos'ha detto Gaby?

— Mi ha detto che dovevo avere il coraggio di tenerlo. Mi ha detto che il mondo era prossimo alla distruzione. La Terra, la Congrega… forse anche Gea. Mi ha detto che lui era importante. Che dovevo portarlo qui. Che Chris era suo padre. Io le ho detto che due immacolate concezioni erano troppe, e lei mi ha risposto che era stata Gea, che Gea aveva usato la magia per… per conservare una parte di Chris dentro di me. Piccolissime capsule del tempo, le ha chiamate. Poi se n'è andata via.

— È svanita?

Robin parve sorpresa. — No, è uscita dalla porta.

Cirocco rimase un po' in silenzio, e Robin non se ne diede pensiero. Attendeva altre domande. Sentì invece la pressione della mano di Cirocco sulla sua testa prima cessare, e poi riprendere. Stavolta però non si trattava del palmo, bensì delle dita chiuse a pugno. Era un tocco lieve, ma a Robin sembrava che Cirocco potesse quasi scandagliare, attraverso la volta cranica, il tracciato che formavano i corrugamenti e le circonvoluzioni del suo cervello.

Udì una voce sottile.

— Lasciami andare, vecchia troia.

Robin non aveva mai sentito nessuno apostrofare Cirocco a quel modo. La voce andò un poco avanti senza mutare stile. Poi Robin sentì il pugno contrarsi, e la vocina emettere un grido stridulo.

— Ti denuncerò a quei finocchi della protezione animali, sacco di merda. Ti fotterò dentro quelle tue orecchiacce pelose, ti attaccherò la sifilide, t'impesterò di schifi che ancora non gli hanno nemmeno dato un nome, ti…

Nuova stretta, seguita da un urlo ancora più acuto.

— Ti ordino di parlare — disse Cirocco. Robin rimase in silenzio. Sapeva, in qualche modo, che quell'ordine non era diretto a lei.

— Gea piscerà cherosene e cacherà napalm quando saprà…

— Parla!

— Conosco i miei diritti, voglio un maledetto AVVOCAAATO! Voglio…

— Parla!

— Aaaaaaah! Aaah! Sì, sì, sì, parlerò, parlerò!

— La mano di Gea è su questo bambino? Ti ordino di rispondere.

— Non posso, non posso, non posso sapere… sapere… credo forse…

— Parla!

— No, no, no! Gea l'ha toccata tanto tempo fa, Gea sa che lei è qui, Gea ha programmato la famiglia del bambino, ma non ha toccato loro. La mano di Gea non è su questo bambino.

E, d'improvviso, neppure la mano di Cirocco fu più su di lei. Si ritrovò lì seduta, ammiccante, con la sensazione che la sua testa fosse stata liberata da un peso terribile.

— Adesso puoi alzarti, Robin. Adagio, con calma. Va tutto bene.

Robin si alzò. Si sentiva rianimata. Trasse un respiro profondo, batté le palpebre più volte, si volse. Cirocco stava riponendo in uno zaino un recipiente di vetro. Impugnava un oggetto familiare: una vecchia Colt .45 automatica. Gliela porse. Robin se la rigirò in mano. La sicura era tolta. La rimise, poi rialzò la testa.

— È la mia pistola.

— Te l'ho presa io prima che Cirocco ti svegliasse — spiegò Chris.

— Che roba era? — chiese Robin accennando allo zaino.

— Il mio demone. — Gli occhi di Cirocco s'appuntarono penetranti in quelli di Robin. — Sei capace di serbare un segreto?

Robin indugiò a restituirle lo sguardo, e infine annuì.

— Se questo è ciò che vuoi.

Cirocco approvò con un cenno del capo, e si rilassò leggermente.

— Posso dirti soltanto che era una cosa che andava fatta. In passato usavo un altro sistema. Ma non era così affidabile, oltre a essere molto più complicato. — Per un attimo l'ombra di una terribile sofferenza scese a velare i suoi occhi. Distolse lo sguardo, poi tornò a Robin. — Domandalo a Conal, una volta o l'altra. Magari aspetta che sia un po' brillo.

— Pensavi che fossi una spia di Gea?

— Dovevo partire dal presupposto che tu potessi esserlo. Saresti stata in grado di garantirmi il contrario?

Robin fu sul punto di prorompere in un indignato ma certo che sarei stata… però non ne fece nulla. Le tornarono in mente certe minuscole cronocapsule, certe immacolate concezioni… Gea l'ha toccata tanto tempo fa. Gea ha programmato la famiglia del bambino.

— Può fare tutto quello che vuole, vero?

— Le piacerebbe che tu la pensassi così. Comunque è vero, quasi tutto. E ancora non hai idea di quanta malvagità c'è in lei.

— Mi avresti uccisa?

— Sì.

Robin pensò che avrebbe dovuto sentirsi in collera, ma così non era. Provava, anzi, un singolare empito di sollievo. Se Gea le avesse nascosto in corpo qualche sua insidia ripugnante, avrebbe preferito esser morta.

— Ma allora anche Nova… — esclamò all'improvviso.

— Vedo che finalmente incominci pure tu a diventare sospettosa al punto giusto — commentò Cirocco. — Ma ce n'hai messo di tempo per raggiungermi! Nova l'ho esaminata diverse ore fa. E, col caratterino che si ritrova, ho pensato fosse prudente rimuovere da lei il ricordo dell'esperienza. Le ho ordinato di dimenticare, e così sarà.

— E Adam?

— Innocente come un bambino — le disse sorridendo Chris. Lei ricambiò il sorriso, rammentando d'un tratto con quanta tenerezza l'avesse amato, tanti anni prima. Era persino disposta a perdonargli tutto quel pelo, almeno per il momento. Poi, per la prima volta, si guardò attorno, e aggrottò la fronte.

— Che razza di posto è, questo qui? — domandò.

— La fontana della giovinezza — rispose Cirocco.


C'erano state un tempo dodici fontane, su Gea. Quella di Oceano era andata distrutta durante la Ribellione. Quella di Tea giaceva a grande profondità sotto i ghiacci, e quelle di Teti e Mnemosine erano sepolte nella sabbia. Quanto alle altre otto, sette di esse si erano bruscamente inaridite un certo giorno di vent'anni prima, un giorno che aveva anche assistito alla morte della prima incarnazione di Gea e a una pioggia di cattedrali dall'alto dei Cieli.

Ma Gea non aveva alcun potere su Dione, perché il cervello centrale di Dione era morto. Non poteva influenzare quel territorio né in bene né in male. Poteva inviarvi le sue truppe e rendere Bellinzona un vero e proprio inferno, ma le strutture funzionali sotterranee più profonde sfuggivano al suo controllo.

Ciò nonostante, Dione se la cavava sorprendentemente bene. Cirocco pensava che potessero averci messo lo zampino i folletti. Fatto sta che le piante continuavano a crescere, le acque a scorrere, l'aria a circolare.

E la fontana a produrre la sua manna.

Era la fontana il motivo principale che aveva indotto Chris a edificare Tuxedo Junction proprio in quel luogo. Egli ne aveva bisogno non meno di Cirocco, e sembrava una buona idea mantenersi nelle vicinanze per poterla tenere d'occhio.

— Come posso essere certa che non mi farà male? — chiese Robin.

— Nessuno ti obbliga — replicò Cirocco.

— Lo so, me l'hai detto, però… come fai, tu, a essere sicura? Forse è un tranello. Forse la mano di Gea è su di te.

— In tal caso sei spacciata — osservò Cirocco. — Prima hai dichiarato di aver fiducia in me. Quindi o ti fidi, o non ti fidi.

— Mi fido. Sul piano istintivo.

— E infatti è l'unico approccio corretto. In questo caso la logica non serve a nulla. Non esiste un sistema razionale per dimostrare che Gea non mi tiene sotto controllo.

— Mi rendo conto. Scusami. È che sono nervosa.

— Calmati. E spogliati.

Cirocco si girò dall'altra parte, intuendo che il fatto di doversi spogliare innervosiva Robin non meno di ogni altro aspetto di quella situazione. Pensò se non fosse il caso di mandar via Chris, facendolo tornare più tardi per il suo trattamento. Ma poi, voltandosi proprio mentre Robin stava finendo di togliersi i pantaloni, comprese che la presenza di Chris non c'entrava nulla. Si augurò che nulla le trasparisse sul volto, ma sentì in fondo alla gola un fiotto di calore, un senso soffocante di subitanea compassione.

Robin aveva davvero un aspetto pietoso, immobile lì nella sua nudità. Sarebbe apparsa miseranda comunque, ma per chi l'aveva conosciuta all'epoca del suo massimo splendore, era una visione da spezzare il cuore.

Tutti i tatuaggi risultavano terribilmente sbiaditi. Cirocco aveva già potuto osservare l'Occhio e il Pentacolo che le ornavano la testa, e parte del serpente che aveva sul braccio. Tanto vivacemente policromi avevano spiccato sulla Robin diciannovenne, quanto adesso s'appiattivano opachi, con solo qualche traccia di rosso smorto o verde spento su uno sfondo essenzialmente grigio ardesia. Il quarto tatuaggio, il serpente attorcigliato alla gamba, versava nelle medesime condizioni degli altri. Ma sul quinto pareva che qualcuno avesse infierito con furia selvaggia.

Per l'arte universale non si trattava certo di una gran perdita, pensò Cirocco, ma era pur sempre uno scempio. Robin aveva saputo, fin da bambina, che ogni figlio da lei generato avrebbe recato in sé lo stesso morbo per guarire dal quale ella si sarebbe un giorno recata su Gea. In un impeto di giovanile millanterìa, s'era dunque fatta tatuare sul ventre un disegno orripilante. Esso mostrava una spettrale, mostruosa creatura che le apriva uno squarcio nelle carni, cercando con artigli e zanne di aprirsi una strada dalle sue viscere al mondo esterno.

— Nova era un accidente di bambinona — disse Robin con aria afflitta, strofinandosi la cicatrice che aveva reso il tatuaggio ancora più ripugnante. — Mi dovettero fare un taglio cesareo. — Ristette immobile, a spalle curve, cercando di dare l'impressione che solo per caso le sue mani si trovassero a congiungersi strettamente sull'addome. Il suo incarnato era pallido, i capelli senza vita, il volto solcato di rughe, e neppure i denti parevano in buone condizioni. Per troppo tempo Robin si era lasciata andare. L'età era una cosa. Qui si trattava di ben altro.

— Non ti preoccupare — disse Cirocco. — Adesso potrai dire basta a tutto questo.

Entrò senza indugio nell'acqua, e le tese una mano.


Era molto più calda di quanto Robin avesse previsto. Avvertiva il calore in modo bizzarro, consapevole di esso ma senza sentirsene scottata.

S'immersero un poco alla volta. Prima fino alle caviglie, poi alle ginocchia, poi una sosta prima di continuare sino ai fianchi. Chris l'accompagnava da una parte, Cirocco dall'altra. Entrambi la tenevano per mano.

L'acqua — se di acqua si trattava — emanava un profumo delicato, e aveva il colore e la consistenza del miele. No, si corresse, l'analogia non andava bene. Quella roba era tutt'altro che sciropposa. Forse simile a un nettare, piuttosto.

Proseguendo, il fluido le giunse alla vita, e Robin boccheggiò. Le stava gradualmente penetrando dentro. Lo poteva sentire mentre simile a un olio sottile le riempiva i visceri e la vagina. Avrebbe dovuto suscitare in lei un moto di repulsione, ma secondo ogni evidenza stava invece accadendo il contrario. Era meraviglioso. Era la sensazione più bella che avesse mai provato. Un brivido intenso la percorse, sentì le ginocchia venirle meno. Cirocco la sostenne. Ed ecco il fluido ricoprirle il petto.

Si lasciò andare fra le braccia di Cirocco, così come la Maga le aveva detto di fare. Chiuse gli occhi, sentì una mano serrarle le narici, poi si trovò completamente immersa.

Sensazione deliziosa. Chi avrebbe mai voluto sottrarvisi? Cresceva in lei il bisogno di respirare, ma quando esso si fece impellente sentì le labbra di Cirocco premere contro le sue, e inalò il fiato della Maga. Poi lo lasciò esalare lentamente.

Continuò così per molto tempo. Non cercò di calcolarlo, ma sapeva che era molto. E venne il momento che Cirocco cessò di rifornirla d'aria. Robin avvertì nuovamente crescere in sé il bisogno di respirare. Cirocco le aveva spiegato come comportarsi, ma aveva lo stesso un po' di paura. Poteva davvero fidarsi della Maga fino a quel punto?

E perché no? Sentì le dita di Cirocco allargarsi liberandole il naso. Il nettare rovente prese a fluirle dentro. Aprì la bocca. L'aria se ne fuggì gorgogliando, e il liquido l'invase.

Pochi spasmi la scossero mentre i suoi polmoni si riempivano e lei espelleva convulsamente le ultime tracce d'aria. Lottò per liberarsi, ma una stretta inflessibile l'inchiodava. Poi fu di nuovo in pace.

Cirocco la tenne immersa per mezzo riv, quindi la riportò a riva deponendola accanto ad Adam, che dormiva ancora. Chris procurò un asciugamano, e Cirocco si diede a passarglielo sul corpo. Rivoli dorati colavano fuori dalla bocca di Robin. Cirocco le appioppò qualche bella pacca sulla schiena e lei riprese a respirare, dopo avere rigettato le ultime boccate di fluido che le ingombravano la gola. La sua pelle s'era fatta bruna, e scottava quasi da non poterla toccare.

— Vai prima tu — disse Chris prendendo l'asciugamano. — Rimango io con lei.

Cirocco annuì, e s'immerse nella fonte. Un attimo dopo già fluttuava appena sotto la superficie. Ne sortì dopo mezzo riv, e le sue lunghe chiome inzuppate, che le scendevano a profusione sulle spalle, erano adesso di un nero lucente.

Chris rimase dentro più a lungo. Quando uscì era cresciuto in altezza di quasi tre centimetri, e il suo volto aveva subito lievi cambiamenti.

Cirocco reindusse in Robin una leggera trance, e Chris la sollevò, con Adam che giaceva quieto fra le braccia di lei. Volgendosi per un ultimo sguardo a Cirocco, Chris si mise in cammino per riportare Robin a Tuxedo Junction, e lì giunto farle la sua proposta.