"Demon" - читать интересную книгу автора (Varley John)

SEI

Cirocco si sentì stanca, dopo l'immersione nella fonte. Ricordava tempi migliori. Quand'era più giovane, quel bagno la ricolmava di una dose d'energia talmente intensa da esser quasi dolorosa. Per due o tre giorni non sentiva neppure il bisogno di mangiare. Chris diceva che per lui era ancora così. Aveva solo quarantanove anni. Anche Robin, probabilmente, avrebbe provato la medesima sensazione. Ma, ormai da una cinquantina d'anni, Cirocco necessitava di alcune ore di riposo, dopo ogni ringiovanimento.

Quella fase l'avrebbe affrontata lontano dalla fonte. Era il principio della sorgente nel deserto. Esistevano nemici che avrebbero potuto penetrare in Dione e sorprenderla lì alla fontana, sapendo che lei doveva recarvisi ogni tre chiloriv.

Si spostò quindi presso un lago appartato che si stendeva a circa cinque miglia da Tuxedo Junction. C'era una spiaggia di sabbia nera, fine come polvere, intiepidita dalle emanazioni di calore del sottosuolo geano.

Vi si distese, poggiò la testa sullo zaino, e si assopì.


Nova li vide quando arrivarono al ponte. Per un attimo non riconobbe chi camminava accanto al grande uomo peloso, ma in realtà potevano esserci pochi dubbi. Robin indossava solo un paio di pantaloncini, e i tatuaggi che rendevano inconfondibile il suo corpo erano ben visibili. I serpenti quasi parevano vivi. Robin avvampava di quegl'intensi colori che Nova aveva conosciuto solo attraverso qualche foto di sua madre da giovane. Colori che adesso, piuttosto, risaltavano ancora più brillanti. Chiazze dorate mandavano barbagli, e rossi e violetti e verdi e gialli sfolgoravano come pietre preziose. Robin sembrava proprio una bruna statuina decorata.

Bruna?

Nova guardò meglio. Sì, come dubitarne, Robin era riuscita a prendersi una completa abbronzatura. Bisognava riconoscere che si trattava davvero di un bel gioco di prestigio, sotto il chiarore lattiginoso che da quelle parti sostituiva la luce solare. Senza contare che ci aveva impiegato soltanto due ore e non s'era nemmeno scottata.

Rimase ancora un poco a sorvegliare l'estremità esterna del ponte, ma Cirocco non si fece vedere. Alla fine, sospirando, scese al piano di sotto per andar loro incontro.

Fu sconvolgente osservare il cambiamento da vicino. Robin appariva ringiovanita di cinque anni. Nova aveva già incominciato a rendersi conto che Cirocco era davvero una strega assai potente, ma quest'ultimo fatto sconfinava quasi nell'incredibile. L'aspetto lieto e giovanile di sua madre non le dava alcun piacere, e ciò in qualche modo la irritava. Robin però non aveva diritto a tutta quella gioia, in un momento in cui sua figlia era tanto infelice!


All'ora di pranzo Cirocco non era ancora tornata.

Robin e Chris se ne andarono insieme da qualche parte. Nova li guardò uscire, poi corse su in camera sua. Ridiscese quasi subito, ed entrò in cucina. C'era solo Serpentone, intento a mescolare in una grande ciotola quello che a lume di naso doveva essere un impasto per biscotti. Le lanciò una rapida occhiata, e continuò il suo lavoro.

Nova girovagò davanti all'immensa rastrelliera portaspezie che stava attaccata alla parete. Vi si allineavano centinaia di bottiglie di vetro soffiato, contenenti foglie e polveri e cristalli, nonché certi strani prodotti cui Nova pensò ch'era meglio non cercare di attribuire un nome. Molte varietà erano evidentemente di origine geana. Ma il problema, per Nova, consisteva nel fatto che anche le altrettanto numerose spezie terrestri erano comunque etichettate in scrittura titanide, accuratamente incisa sul vetro.

Sollevando i turaccioli e annusando alcuni probabili candidati riuscì a identificare la radice di aristolòchia; poi, dopo altri tentativi andati a vuoto, qualcosa che all'odore pareva estratto polverizzato di cubèbe. Anche il colore era quello giusto, e così pure il sapore. Dopo di che, rimase bloccata.

— Forse potrei essere d'aiuto?

Per la sorpresa fece un salto, cosa non da poco in quella bassa gravità. S'era impegnata così strenuamente a ignorare l'esistenza del titanide, che ne aveva dimenticato la presenza.

— Ne dubito — rispose. Per un qualche motivo l'imbarazzava sentirsi rivolgere la parola da quegli esotici animali. Pretendevano di atteggiarsi a esseri umani, ma ci riuscivano piuttosto male.

— Proviamo — suggerì Serpentone.

— Be'… mi domandavo se… se non avresti un po' di cardamomo.

— Grande o piccolo?

— Come?

— Noi ne usiamo due varietà. Quella grande…

— Sì, sì, lo so. Mi serve quella piccola.

— Vuoi la corteccia essiccata o il seme triturato?

— Il seme, il seme! — Ciò che le dava più fastidio era il fatto d'essersi lasciata coinvolgere in quella conversazione. Comunque Serpentone le porse un vasetto, e Nova ne fece cadere, picchiettando, un pizzico di spezia su una striscia di carta, che richiuse ripiegandola. Poi lui l'aiutò a trovare il cinnamomo. Era evidente che si stava chiedendo cosa mai quella ragazza avesse intenzione di cucinare, e che, di qualunque cosa si trattasse, lui non approvava.

— Qualcos'altro?

— Hmmm… ce l'avresti un po' di benzoino?

Serpentone increspò compostamente le labbra.

— Quello dovresti andare a cercarlo nell'armadietto dei medicinali. — Non poteva sussistere alcun dubbio circa il fatto che la sua opinione sulla ricetta di lei fosse ulteriormente peggiorata. — Ha un'etichetta che riporta la dicitura "benzoino" nella vostra lingua. — Esitò, parve sul punto di rivolgerle una domanda, ma Cirocco lo aveva avvertito di andarci coi piedi di piombo, trattando con quell'umana. — Se può interessarti — continuò — nella soluzione non è presente alcun residuo di cianuro di potassio, ma potrebbero esservi tracce di alcool.

Nova stava per dirgli che le serviva il balsamo in forma di gommoresina, e non in soluzione acquosa, ma decise di lasciar perdere. Corse di sopra in infermeria, locale che aveva già individuato, e nel quale aveva già fatto incursione per procurarsi altri ingredienti.

Tornata nella sua stanza chiuse la porta, tirò le tende, accese una candela e si spogliò completamente. Sedette quindi sul pavimento a gambe incrociate, e versò piccole quantità dei suoi ultimi acquisti nel piattino di metallo che aveva adibito a crogiolo, aggiunse un po' d'acqua e rimestò con un dito. Servendosi d'uno spillo si fece uscire qualche goccia di sangue dal pollice e la versò nell'intruglio aromatico, che intanto, stimolato dal calore della candela, incominciava a dar segno d'una certa effervescenza. Quando il bollore fu ben avviato, Nova si strappò tre peli dal pube, li sbruciacchiò alla fiammella e li aggiunse alla pozione.

Un dito di vodka sgraffignato dalla credenza del soggiorno indusse ben presto la mistura a sfrigolare con una bella fiamma azzurrognola. Nova continuò nell'operazione di cottura fino a ottenere pochi grammi di polvere grigiastra. L'annusò, e fece una smorfia. Be', tanto non ne avrebbe usata molta. Le dava qualche preoccupazione la non perfetta corrispondenza del benzoino, come pure il fatto che la ricetta prevedesse l'uso di liquore di funghi invece che vodka. Ma trattandosi di magia bianca, e non di vera e propria stregoneria, avrebbe dovuto funzionare ugualmente.

Prese a strapparsi altri peli, continuando finché non incominciò a farle male sul serio, poi li attorcigliò e li annodò insieme, ricavandone un minuscolo pennellino dorato. Reindossò pantaloni e camicetta e andò a sbirciare fuori della porta. Quando fu certa di passare inosservata, attraversò di corsa il corridoio fino alla camera di Cirocco.

Una volta dentro, usò il pennellino per applicare minime tracce di polvere alle colonne del letto e sotto il cuscino. Poi s'infilò sotto il letto, tracciò una figura a cinque lati e vi lasciò nel mezzo un pelo pubico. Infine arretrò verso la soglia, aspergendo a ogni metro un'infinitesima quantità di polvere. Riattraversò il corridoio, continuando a intingere il pennellino nella bacinella e tracciando col miscuglio una sorta di sentiero fino alla propria stanza.

Quand'ebbe richiuso la sua porta, dovette appoggiarvisi per qualche istante. Il cuore le martellava, aveva le gote in fiamme. Si spogliò in fretta e si buttò sul letto. Usò il pennellino per tracciarsi un segno fra le mammelle, quindi se lo passò con gesto deciso in mezzo alle gambe mormorando un'invocazione. Ciò fatto appoggiò la bacinella sul pavimento dalla parte del muro, dove Robin non l'avrebbe veduta. Infine si rimboccò le coltri fino al collo e trasse un profondo, tremante sospiro.

Acquietati, cuore mio. La tua diletta giungerà.

Ma eccola d'un tratto saltare giù dal letto e precipitarsi all'immenso, stupendo tavolo da toeletta con lo specchio girevole. Diede fondo ai suoi cosmetici, incurante del fatto che alcuni di essi avrebbero potuto risultare insostituibili. Si truccò il viso con cura infinita, si mise il suo miglior profumo, e ritornò a letto.

E se il profumo avesse coperto l'aroma della pozione? E se a Cirocco non fosse piaciuto il rossetto? Lei in effetti non se lo metteva. A dire il vero non usava nessun tipo di cosmetico, ed era la donna più bella che Nova avesse mai veduto.

Singhiozzando, riattraversò di corsa il corridoio e andò a rifugiarsi in bagno. Sgombrò il campo d'ogni artifizio, poi si sentì male e vomitò il pranzo dentro il gabinetto. Ripulì accuratamente, si lavò i denti, e si affrettò a tornare a letto.

Doveva per forza essere amore. Cos'altro poteva far soffrire tanto?

Versò fiumi di lacrime, si lamentò, ridusse a brandelli le lenzuola. Ma Cirocco non venne.

Alla fine, a forza di piangere, si addormentò.