"La Luna è una severa maestra" - читать интересную книгу автора (Heinlein Robert Anson)

12

Guardo Wyoh, lei guarda me. Ridiamo. Faccio un salto e urlo Hurrà!. Wyoh scoppia in pianto, butta le braccia intorno al collo del Professore e lo bacia.

Mike disse con voce lamentosa: — Non capisco. Le probabilità sono sette a uno contro di noi, non a nostro favore.

Wyoh smise di soffocare il Prof ed esclamò: — L’avete sentito? Mike ha detto noi. Ha incluso se stesso.

— Naturalmente. Mike, vecchio delinquente, abbiamo capito. Hai mai conosciuto un vero Lunare che si rifiuti di fare una scommessa quando ha una splendida, enorme probabilità su sette di vincere?

— Conosco solo voi tre. Non basta per disegnare una curva.

— Ecco… noi siamo Lunari. I Lunari amano il gioco d’azzardo. All’inferno, dobbiamo amarlo! Ci hanno deportato quassù ed erano pronti a scommettere con noi che non saremmo sopravvissuti. Gliel’abbiamo fatta. E gliela faremo ancora! Wyoh. Dove hai messo la tua borsetta? Tira fuori il berretto rosso. Mettilo a Mike. Bacialo. E beviamoci sopra. Un bicchierino anche per Mike… Vuoi bere, Mike?

— Mi piacerebbe bere un bicchierino — rispose Mike pensieroso — dato che mi sono chiesto più volte qual è l’effetto dell’alcol sul sistema nervoso umano… Ho fatto la congettura che dev’essere analogo a un leggero ipervoltaggio. Ma dato che non posso bere, bevetene voi uno anche per me.

— Accettato. Già in opera. Wyoh, dov’è il berretto?

Il telefono era incassato nel muro, cioè nella roccia, e non c’era modo di appendere il berretto. Lo ponemmo quindi sul tavolino, brindammo in onore di Mike, lo chiamammo compagno e lui quasi si mise a piangere. La sua voce ci giunse rotta. Poi Wyoh riprese il Berretto della Libertà, me lo mise in testa e mi accolse con un bacio nella cospirazione, ufficialmente questa volta, ma con tanto entusiasmo che la mia più anziana moglie sarebbe svenuta se fosse stata presente. Poi mi tolse il berretto e lo mise al Professore e gli fece lo stesso trattamento; meno male che Mike aveva detto che il cuore di Prof era in perfetto ordine.

Wyoh si mise infine il berretto in testa, si chinò sul telefono, con la bocca appoggiata al microfono, e fece il rumore di un bacio.

— Questo è per te, caro Mike. C’è anche Michelle?

Che io sia dannato se lui non rispose con voce di soprano: — Sono qui, cara… e sono così felice!

Anche Michelle ebbe il suo bacio e io dovetti spiegare al Professore chi era Michelle e presentargliela. Le parlò con tono formale, intrecciando le mani sul petto. A volte mi viene da pensare che Prof non sia del tutto giusto nel cervello.

Wyoh versò altra vodka. Prof la vide, mescolò la nostra con caffè, la sua con tè e aggiunse miele in tutti i bicchieri. — Abbiamo dichiarato la Rivoluzione — disse — ora la realizzeremo. Con mente lucida. Manuel, sei stato scelto per la presidenza. Vogliamo cominciare?

— Il presidente sarà Mike — proposi. — È ovvio. Anche segretario. Non terremo niente di scritto: è la prima regola per la sicurezza. Con Mike non ne sentiremo il bisogno. Ora guardiamoci intorno e vediamo in che situazione siamo, sono nuovo del mestiere.

— Tornando all’argomento sicurezza — disse il Professore — il segreto di Mike deve rimanere chiuso entro questa cellula esecutiva; ogni eccezione dovrà essere approvata da tutti e tre, anzi, da tutti e quattro.

— Quale segreto? — chiese Wyoh. — Mike ha promesso di mantenere i nostri segreti. È più sicuro di noi. Non gli possono lavare il cervello, vero, Mike?

— Mi potrebbero lavare il cervello — disse Mike — usando voltaggio sufficiente. O fracassandomi, usando solventi, o ricorrendo a un procedimento di entropia positiva con altri mezzi. Sono concetti che mi disturbano. Ma se per lavaggio del cervello vuoi dire se posso essere costretto a rivelare i nostri segreti, la risposta è un no definitivo.

Intervenni io: — Wyoh, Prof vuol dire il segreto di Mike stesso. Mike, vecchio compagno, tu sei la nostra arma segreta… lo sai, non è vero?

Rispose con un filo di sussiego: — È stato necessario prendere in considerazione anche questo fattore nel calcolare le probabilità.

— Come sarebbero state le probabilità senza di te, compagno?

— Non sarebbero state buone. Non nello stesso ordine.

— Non voglio insistere. Ma un’arma segreta deve rimanere segreta. Mike, c’è qualcun altro che sospetta che tu sia vivo?

— Io sono vivo? — La sua voce esprimeva una tragica solitudine.

— Non voglio fare una discussione di semantica. Certo che sei vivo!

— Non ne ero certo. È bello essere vivi. No, Mannie, mio primo amico, solo voi tre lo sapete. I miei tre amici.

— Così dev’essere, se vogliamo vincere. D’accordo? Noi tre soli e mai una parola con nessun altro.

— Ma con te parleremo, e molto! — si intromise Wyoh.

— Non solo è giusto — disse deciso Mike — ma è necessario. È un altro fattore calcolato nelle probabilità.

— L’argomento è chiuso — dissi. — Loro hanno tutto il resto, noi abbiamo Mike. A noi va bene così. Senti, Mike, mi è venuto un pensiero orribile. Dovremo combattere contro la Terra?

— Combatteremo contro la Terra… a meno che la battaglia non sia già perduta prima di allora.

— Uhm. Un indovinello, ora: ci sono altri calcolatori intelligenti come te? Calcolatori vivi?

Esitò. — Non lo so, Man — rispose poi.

— Nessun dato?

— Dati insufficienti. Ho studiato entrambi i problemi che mi hai posto, non solo su giornali tecnici, ma dovunque. Attualmente non esistono in commercio calcolatori con le mie capacità. Ma un calcolatore del mio stesso modello potrebbe essere trasformato come sono stato trasformato io. Inoltre, potrebbe essere stato costruito un calcolatore sperimentale di grandi capacità, senza che ne sia stata data notizia dalla stampa.

— È un rischio che dobbiamo correre.

— Sì, Man.

— Non possono esistere cervelli elettronici intelligenti come Mike! — esclamò Wyoh indignata. — Non dire sciocchezze.

— Wyoh, Man non diceva una sciocchezza. Man, ho visto una notizia che può essere pericolosa. Si dice che all’università di Pechino stiano cercando di combinare cervelli elettronici e cervelli umani per ottenere un apparato di straordinaria capacità.

— La notizia spiegava come?

— No, non dava particolari tecnici.

— Allora… non ci preoccuperemo di cose per cui non possiamo fare niente. Dico bene, Prof?

— Benissimo, Manuel. Un rivoluzionario deve sgombrare le preoccupazioni dalla mente, altrimenti il peso diventa insopportabile.

— Non credo a una sola parola di tutto questo discorso — disse ancora Wyoh. — Noi abbiamo Mike e vinceremo! Caro Mike, dici che dovremo combattere contro la Terra, e Mannie dice che è una battaglia che non possiamo vincere. Tu devi avere quindi un’idea di come si possa vincere, altrimenti non avresti previsto una possibilità su sette di successo. Di che cosa si tratta?

— Lanceremo sassi contro di loro — rispose Mike.

— Non è divertente — gli dissi. — Wyoh, non andare in cerca di guai. Non abbiamo nemmeno risolto il problema di come fare a lasciare questa tana senza essere pizzicati. Mike, Prof dice che ieri sera sono state uccise nove guardie del corpo e Wyoh sostiene che tutto il corpo di guardia conta ventisette effettivi. Ne rimarrebbero diciotto. Sai se questo è vero? Sai dove sono e che cosa contano di fare? Non possiamo fare una rivoluzione se non ci tiriamo fuori di qui.

Prof si intromise. — Questo è un problema temporaneo, Manuel, che possiamo affrontare facilmente. Quello che ha sollevato Wyoming, invece, è fondamentale e va discusso. E andrà discùsso tutti i giorni, fino a che lo avremo risolto. Mi interessano molto i pensieri di Mike in proposito.

— D’accordo, d’accordo… ma potete aspettare fino a che Mike abbia risposto alla mia domanda?

— Scusatemi, signore.

— Mike?

— Man, il numero ufficiale dei componenti della guardia del corpo del Governatore è ventisette. Se ne sono stati uccisi nove, il numero ufficiale è ora diciotto.

— Hai detto due volte numero ufficiale: perché?

— Possiedo dati incompleti e il fatto potrebbe essere rilevante. Vi spiego la situazione, prima di tentare conclusioni ipotetiche. Nominalmente il Servizio di Sicurezza, a parte il personale amministrativo, consiste solo nel corpo di guardia del Governatore. Però io faccio le paghe per tutti i dipendenti dell’Ente e so che non sono soltanto ventisette gli uomini a carico del Servizio di Sicurezza.

Prof fece un cenno di assenso: — Spie industriali.

— Un momento, Prof. Chi sono questi altri uomini?

— Per me sono solo numeri nella contabilità — rispose Mike. — Ritengo che i loro nomi siano registrati nell’archivio segreto del Capo del Servizio di Sicurezza.

— Aspetta, Mike. Alvarez, il Capo della Sicurezza, si serve dei tuoi archivi?

— Immagino di sì, dato che il reparto in cui tengo i suoi documenti è sigillato con un segnale segreto.

— All’inferno! — esclamai, e aggiunsi: — Mike, potresti spiegare questa situazione ai nostri amici?

— Proverò, Man. Wyoh, non mi è possibile accedere a dati sigillati se non dietro programmazione dall’esterno. Cioè, non sono in grado di auto-programmarmi per togliere i sigilli; la struttura logica che mi hanno dato i costruttori non me lo permette. Devo ricevere la formula segreta di un impulso esterno.

— Ma allora, santo cielo, qual è questo prezioso segnale segreto?

— È Archivio Speciale Zebra - rispose Mike… e attese.

— Mike! — esclamai. — Apri l’Archivio Speciale Zebra. - Eseguì e i documenti cominciarono a uscire fuori a uno a uno.

Dovetti convincere Wyoh che non era cocciutaggine quella di Mike. Non lo era davvero. Quasi ci aveva pregato di far saltare i sigilli. Certo conosceva la formula chiave. Ma doveva venire dall’esterno: era fatto così.

— Mike, ricordami di controllare con te tutti gli archivi sigillati che hai. Potremmo far centro ancora.

— Lo pensavo anch’io, Man.

— Va bene, lo faremo più tardi. Ora riguardiamo lentamente questi documenti segreti. E poi, Mike, a mano a mano che li leggi, archiviali di nuovo sotto il segnale Giorno della Bastiglia, nella rubrica Spie. Va bene?

— Programmato e in esecuzione.

— Fai lo stesso con ogni nuovo documento che arriva.

Il colpo migliore fu la lista dei nomi, divisi per città, circa duecento, ciascuno contraddistinto da un codice che Mike riconobbe identico a quello degli stipendi che faceva per il Servizio di Sicurezza.

Mike stava leggendo la lista di Hong Kong Luna, quando Wyoh lo interruppe con un grido: — Fermati, Mike! Devo trascrivere questi nomi!

— Ehi — esclamai — non scrivere niente! Perché ti agiti tanto?

— Quella donna, Sylvia Ciang, è la compagna segretaria della mia città! Ma… Ma questo vuol dire che il Governatore ha in mano tutta la nostra organizzazione!

— No, cara Wyoming — la corresse il Professore. — Vuol dire che noi abbiamo in mano l’organizzazione del Governatore.

— Ma…

— Vedo che cosa vuol dire il Professore — le dissi. — La nostra organizzazione si compone esclusivamente di noi tre, più Mike. E il Governatore non lo sa. Mentre noi ora conosciamo la sua organizzazione. Quindi stai calma e lascia leggere Mike. Ma non scrivere niente, potrai avere la lista, da Mike, per telefono, ogni volta che ne avrai bisogno. Mike, prendi nota che Ciang è la segretaria dell’organizzazione, anzi della ex organizzazione, a Hong Kong Luna.

— Preso nota.

Wyoh ribolliva di rabbia nel sentire i nomi delle spie della sua città, ma si limitò a fare commenti solo per quelli che conosceva personalmente. Non tutti erano compagni, ma ce n’era abbastanza per farla andare su tutte le furie. I nomi di Novy Leningrad non dicevano niente, a me; Prof ne riconobbe tre, Wyoh uno. Quando venne la volta di Luna City, Prof notò che la buona metà erano compagni. Io ne riconobbi parecchi, non come sovversivi falsi ma come conoscenti. Non amici.

Non so che reazione avrei avuto se avessi scoperto fra le spie del capo qualche amico in cui avevo fiducia. Ma certo sarei rimasto scosso.

Wyoh era addirittura sconvolta. Quando Mike ebbe finito la lettura, esclamò: — Devo andare a casa! In vita mia non ho mai eliminato nessuno, ma questa volta voglio proprio togliermi il gusto di spedire all’aperto qualcuna di queste spie.

— Nessuno sarà eliminato, cara Wyoming — ribatté calmo il Professore. — Il meglio che si possa fare con una spia è di darle corda, attorniarla con compagni leali e passarle innocue informazioni tanto per compiacere i suoi datori di lavoro. Questi individui entreranno a far parte della nostra organizzazione. Non fare quella faccia: saranno accolti in cellule molto speciali; gannie è la parola adatta. Ma sarebbe un grave errore eliminarli. Non solo ogni spia verrebbe sostituita da una nuova, ma uccidere questi traditori rivelerebbe al Governatore che abbiamo scoperto i suoi segreti. Mike, amico mio, in quell’archivio dovrebbe esserci un dossier che mi riguarda. Puoi tirarlo fuori?

C’erano lunghi rapporti sul Professore, e rimasi molto imbarazzato quando mi accorsi che era considerato un vecchio pazzo innocuo. Era classificato come sovversivo, e per questa ragione deportato sulla Luna, e come membro del gruppo rivoluzionario di Luna City. Ma era definito come piantagrane all’interno dell’organizzazione e come un uomo che raramente si trovava d’accordo con gli altri.

Prof fece un sorriso compiaciuto. — Credo che mi converrà vendermi e cercare di farmi assumere dal Governatore. — A Wyoh questa battuta non parve molto spiritosa, specialmente quando il Professore mise in chiaro che non stava scherzando. — Le rivoluzioni debbono essere finanziate, cara ragazza, e uno dei modi con il quale i rivoluzionari trovano quattrini è diventando spie della polizia. È probabile che alcuni di costoro, che a prima vista sembrano traditori, siano in realtà dalla nostra parte.

— Io non mi fiderei!

— Questo è vero: è sempre difficile sapere con certezza da che parte è la lealtà dei doppiogiochisti, sempre che abbiano una lealtà. Vuoi vedere anche tu il tuo dossier o preferisci sentirlo in privato?

Nel dossier di Wyoh non c’erano sorprese. I piedipiatti del Governatore l’avevano individuata da anni. Ma la sorpresa fu quando scoprii che anch’io ero schedato; si trattava solo di un rapporto steso quando mi avevano dato il nulla-osta per lavorare alle dipendenze dell’Ente. Ero classificato come non-politico e qualcuno aveva anche aggiunto non troppo intelligente, il che era poco gentile, ma anche vero; altrimenti, perché mai mi sarei lasciato invischiare in una rivoluzione?

Dopo qualche tempo Prof disse a Mike di interrompere la lettura, si abbandonò sulla sedia e si mise a riflettere. — Una cosa è chiara — cominciò.

— Il Governatore sa da anni tutto su Wyoming e me. Ma tu, Manuel, non sei sulla sua lista nera.

— E dopo ieri sera?

— Ah, già. Mike, nelle ultime ventiquattro ore è entrato qualche cosa di nuovo in quell’archivio?

Niente. Il Professore riprese: — Wyoming ha ragione, non possiamo stare qui in eterno. Manuel, quanti nomi hai riconosciuto nella lista di Luna City? Sei, hai detto? Hai visto qualcuno di loro ieri sera?

— No. Però loro potrebbero aver visto me.

— Più probabile che tu sia passato inosservato in quella folla. Io stesso non ti ho notato fino a quando non sono venuto a sedermi in prima fila, eppure ti conosco da quando eri ragazzo. Però è impossibile che Wyoming sia riuscita a venire da Hong Kong a qua, abbia parlato al raduno e la sua attività sia rimasta ignota al Governatore. — Guardò Wyoh. — Cara ragazza, ce la faresti a fare la parte dell’amichetta di un vecchio?

— Penso di sì. Come, Professore? — chiese Wyoh.

— Manuel probabilmente è a posto. Io non lo sono, ma da quanto risulta nel dossier mi pare improbabile che i segugi dell’Ente si diano la pena di venirmi a cercare. Probabilmente è te che vogliono interrogare e forse anche mettere al fresco, perché sei considerata pericolosa. Sarebbe consigliabile che tu stessi nascosta. In questa stanza potresti restare al sicuro, penso di affittarla per un certo periodo, settimane o anni se necessario. Tu rimarrai nascosta qua… se non ti urtano i pettegolezzi che inevitabilmente verranno fatti sulla tua presenza in una stanza d’albergo.

Wyoh sogghignò. — Ma, caro! Credi che mi interessi quello che pensa la gente? Sarò felice di fare la parte della tua amichetta… E non è detto poi che debba essere solo una finzione.

— Non prendere mai in giro un vecchio gufo — ribatté Prof sorridendo. — Potrebbe essere ancora capace di beccare. È probabile che verrò a dormire qua più di una notte. Manuel, conto di riprendere le mie normali abitudini. E anche tu dovresti tornare a casa.

— Io dormirei più tranquillo in questo nascondiglio, pur pensando che ci vuole ben più di un poliziotto in gamba per arrestarmi. Ma oltre che essere un nascondiglio, questa stanza è ottima per le riunioni di cellula: ha il telefono.

— Professore — disse Mike — posso permettermi un suggerimento?

— Certamente, amico, abbiamo bisogno della tua opinione.

— Ritengo che il rischio aumenti a ogni riunione della cellula esecutiva. Gli incontri non debbono essere necessariamente fisici. Potete radunarvi… e sarò con voi se mi vorrete… per telefono.

— Sarai sempre il benvenuto, compagno Mike: abbiamo bisogno di te. Però… — Il Professore parve preoccupato.

Dissi: — Prof, non temere, nessuno potrà ascoltare le conversazioni. — Gli spiegai come funzionava il sistema telefonico Sherlock. - È il mezzo di comunicazione più sicuro, se Mike sovrintende alle linee. A proposito, non ti è stato detto come metterti in contatto con Mike. Come facciamo, Mike? Prof può usare il mio numero?

Fra loro si accordarono per la parola Mysterious. Prof e Mike si divertivano come bambini all’intrigo per l’intrigo. Per il Professore, fare il ribelle era stata una fonte di gioia sin da ragazzo, da prima che costruisse la sua filosofia politica; per Mike, invece, che importanza poteva avere la libertà umana? La rivoluzione, per lui, era un gioco. Un gioco che gli offriva un uditorio davanti al quale sfoggiare la sua capacità. Mike era la macchina più presuntuosa del mondo.

Sbattei le palpebre. — Prof, hai mai rapinato una banca?

— Non recentemente. Ma forse lo farò di nuovo se la Causa lo richiederà. Per cominciare affittiamo la stanza per una lunazione. Vuoi occupartene tu, Manuel? L’amministrazione potrebbe rimanere sorpresa a sentire la mia voce; sono entrato dalla porta di servizio.

Chiamai il direttore dell’albergo e cominciai a discutere il prezzo della stanza per quattro settimane. Lui chiese novecento dollari di Hong Kong; io offrii novecento dollari dell’Ente. Poi voleva sapere quante persone avrebbero usato la camera. Io gli chiesi se rientrava nelle abitudini dell’Hotel Raffles di ficcare il naso negli affari dei suoi clienti.

Ci mettemmo d’accordo su 475 dollari di Hong Kong; gli spedii l’assegno e lui mandò giù due chiavi. Ne diedi una a Wyoh e una al Professore e tenni quella che avevo preso la sera prima. Sulla Terra mi ero imbattuto in quella consuetudine insolente che impone agli ospiti di un albergo di firmare il registro… e addirittura di mostrare la carta d’identità!

Chiesi: — Mangiamo?

— Non ho fame, Mannie.

— Manuel, ci hai chiesto di aspettare fino a che Mike avesse risposto alle tue domande. Torniamo ora al problema fondamentale. Come ci comporteremo quando avremo di fronte la Terra, Davide contro Golia?

— Ah… speravo che ve ne foste dimenticati. Mike? Hai davvero qualche idea?

— L’ho già detto, Man — rispose con aria lamentosa. — Potremo scagliare sassi.

— Santo cielo! Non è il momento di scherzare.

— Man — protestò — ma noi possiamo davvero scagliare sassi sulla Terra. E lo faremo!

Mi ci volle parecchio tempo per ficcarmi nel cranio l’idea che Mike diceva sul serio e che il suo progetto poteva funzionare. Mi ci volle ancora più tempo per convincere Wyoh e Prof. Eppure doveva essere ovvio a prima vista che Mike diceva sul serio e che il suo progetto era funzionale.

Mike aveva calcolato che cosa sarebbe successo se un carico di grano di cento tonnellate, o una massa di pietre equivalente, fosse precipitato sulla Terra senza essere frenato. L’energia cinetica sviluppata dall’impatto sarebbe stata di 6.250 per 1012 joule, ovvero oltre seimila miliardi di joule. In una frazione di secondo questa energia si sarebbe trasformata in calore: esplosione. Un’esplosione colossale.

Avrebbe dovuto apparirmi evidente sin dal primo momento. Basta guardare la Luna: che cosa si vede? Migliaia e migliaia di crateri, cioè di buchi prodotti da Qualcuno che si è divertito a tirare sassi.

Wyoh disse: — L’espressione joule a me non dice molto. Potreste farmi il confronto con le bombe acca?

— Dunque… — cominciai a fare calcoli mentali. Ma la testa di Mike funzionava molto più in fretta. Rispose lui per me: — L’impatto sulla Terra di una massa di cento tonnellate libera una quantità di energia pari a quella di una bomba atomica di due chiloton.

— Chilo vuol dire mille — mormorò Wyoh — mentre mega è un milione… Ma come, è solo la cinquantamillesima parte di una bomba acca di cento megaton! Non era questa la potenza della più grossa bomba sovietica?

— Wyoh, tesoro — osservai gentilmente — tu vedi le cose da un punto di vista sbagliato. Un’esplosione da due chiloton equivale allo scoppio di due milioni di chilogrammi di trinitrotoluolo… e ti assicuro che un chilo di tritolo fa già un bel botto. Chiedi a un minatore. Due milioni di chili distruggono una città di dimensioni medie. Vero, Mike?

— Sì, Man. E poi, Wyoh, mia unica amica, c’è un altro aspetto da tenere presente. Le bombe termonucleari di molti megaton sono inefficaci. L’esplosione è concentrata in un unico punto, troppo ristretto, e la maggior parte dell’energia viene sprecata. Mentre la potenza di una da cento megaton è cinquantamila volte superiore a quella di una bomba da due chiloton e il suo effetto distruttivo è solo milletrecento volte maggiore.

— Una differenza di milletrecento volte è enorme, mi pare, specie se loro useranno quelle colossali bombe contro di noi.

— È vero, mia amica Wyoh… Ma la Luna ha molti sassi.

— Oh, certo, ne abbiamo molti.

— Compagni — disse il Professore — l’argomento esula dalla mia competenza. Nei miei giovani anni, la mia esperienza dinamitarda era limitata a ordigni di al massimo un chilo di esplosivo chimico, quelli a cui hai accennato tu, Manuel. Ma presumo che voi due sappiate di che cosa state parlando.

— Lo sappiamo — disse Mike.

— Perciò credo a quello che dite. Per riportare l’argomento su un piano che io possa capire devo concludere che il piano richiede la conquista della catapulta.

— Sì — rispondemmo all’unisono Mike e io.

— Non è impossibile. Poi dobbiamo conservare la conquista e mantenere la catapulta in funzione. Mike, hai pensato a come proteggere la catapulta contro, diciamo, un piccolo missile a testata termonucleare?

La discussione proseguì a lungo. Interrompemmo per mangiare… secondo la regola rivoluzionaria del Professore. Mike invece continuò imperterrito a raccontare barzellette suscitando una selva di ricordi al Professore.

Quando lasciammo l’Hotel Raffles, la sera del 14 maggio del ’75, avevamo delineato il piano della Rivoluzione, compresa una serie di varianti per le situazioni critiche: o meglio l’aveva delineato Mike con l’aiuto del Professore.


Stavamo per uscire, io diretto a casa e Prof alla scuola serale e poi, sempre che non lo arrestassero, a casa a fare il bagno, cambiarsi e prendere gli oggetti necessari per passare la notte in albergo, quando risultò evidente che Wyoh non aveva voglia di rimanere sola in quella strana stanza. Wyoh era una donna forte di fronte al pericolo, ma era debole e vulnerabile nelle situazioni d’attesa.

Decisi allora di telefonare a Mum con un collegamento Sherlock e le dissi che avrei portato un ospite a pranzo. Ogni coniuge poteva portare a casa ospiti per la cena o anche a dormire, e i figli erano quasi altrettanto liberi ma dovevano chiedere il permesso. Non so come si comportino le altre famiglie. I nostri costumi sono gli stessi da un secolo a questa parte: per noi vanno bene.

Così Mum non chiese nome, età, sesso o situazione familiare dell’ospite; era un mio diritto portarlo a casa e lei era troppo orgogliosa per fare domande del genere. Si limitò a dire: — Ne sono lieta, caro. Avete mangiato? Sai che oggi è martedì.

Il riferimento era per ricordarmi che la famiglia aveva mangiato presto perché Greg celebrava la funzione religiosa ogni martedì sera. Se l’ospite non aveva mangiato, però, gli sarebbe stata servita la cena ugualmente. Era una concessione all’ospite, non a me; con l’eccezione di Granpà, mangiavamo solo alle ore dei pasti, oppure ce ne stavamo a sgranocchiare qualche avanzo di cucina, in piedi.

Le assicurai che avevamo mangiato e che avremmo fatto il possibile per arrivare prima che lei uscisse. Nonostante la mescolanza di musulmani, ebrei, cristiani, buddisti e seguaci di altre novantanove sette, esistenti sulla Luna, credo che la domenica sia il giorno più comune per andare in chiesa. Ma Greg appartiene a una setta che ritiene che il Sabbath vada dal tramonto di martedì al tramonto di mercoledì. Nei mesi estivi, perciò, mangiavamo molto presto il martedì sera.

Mum andava sempre a sentire la predica di Greg, e non sarebbe stato gentile da parte mia metterla di fronte a un impegno che glielo impedisse. Tutti gli altri ci andavano, di tanto in tanto, a me capitava parecchie volte all’anno perché ero molto affezionato a Greg; lui mi aveva insegnato un mestiere e mi aveva aiutato a impararne un altro quando l’incidente mi aveva costretto a cambiare attività. Avrebbe preferito averlo perso lui, il braccio. Mum andava sempre, per tradizione più che per senso religioso; una sera, prima di addormentarsi, mi confessò di non credere a una religione con un’etichetta specifica, però mi scongiurò anche di non dirlo a Greg. Anch’io le feci la stessa confessione e raccomandazione.

Greg era il marito prediletto di Mum. Era stato optato quando lei era ancora molto giovane, nel primo matrimonio successivo al suo ingresso nella famiglia. Era molto sentimentale con lui. Se accusata di amarlo di più di ogni altro marito, negava con tutta l’energia, però aveva abbracciato la sua fede quando Greg aveva preso gli ordini, e non aveva perduto una sola funzione del martedì.

Mum chiese: — Credi che il tuo ospite voglia venire in chiesa?

Risposi che glielo avrei chiesto, ma che comunque saremmo arrivati subito, poi la salutai. Bussai alla porta del bagno e dissi: — Spicciati con il trucco, Wyoh, abbiamo poco tempo a disposizione.

— Un minuto! — gridò. Wyoh non è come le altre ragazze: comparve dopo un minuto esatto. — Come vi sembro? — chiese. — Prof, credi che potrò passare?

— Cara Wyoming, sono sorpreso. Eri splendida prima, sei splendida ora… ma completamente irriconoscibile. Sarai sicura al cento per cento, e io mi sento molto sollevato.

Aspettammo che Prof si trasformasse nel vecchio derelitto. Sarebbe rimasto tale fino al corridoio della scuola, poi sarebbe comparso davanti ai suoi allievi nella consueta veste del vecchio maestro, per avere testimoni nel caso che una giubba gialla fosse lì per arrestarlo.

Nella breve attesa parlai a Wyoh di Greg.

Mi chiese: — Mannie, ti pare che vada il mio trucco? Abbastanza efficace per la chiesa? L’illuminazione è molto brillante?

— Non più di qua. Hai fatto un buon lavoro, non se ne accorgerà nessuno. Ma vuoi davvero andare in chiesa? Nessuno ti costringe.

Rispose: — Farebbe piacere a tua mad… voglio dire, alla tua moglie anziana, non è vero?

— Wyoh — dissi lentamente — la religione è un affare personale. Ma dato che me lo chiedi… sì, non c’è modo migliore per inserirsi nella famiglia Davis che andare in chiesa con Mum. Se vuoi andare, verrò anch’io con te.

— Ci andrò. Pensavo che il tuo cognome fosse O’Kelly.

— Lo è, infatti. Ma se vuoi essere formale, aggiungici Davis. Davis era il primo marito, morto cinquant’anni fa. È rimasto come nome di famiglia e tutte le nostre mogli si chiamano gospaza Davis, signora Davis, ciascuna, però, mantiene il cognome del marito, oltre al proprio di famiglia. In pratica l’unica vera gospaza Davis è Mum, e la puoi chiamare così. Le altre vengono chiamate con il primo nome e aggiungono il cognome Davis solo quando firmano un assegno o firmano documenti ufficiali. L’unica eccezione è Ludmilla, che si fa chiamare Davis-Davis, poiché si sente fiera della sua doppia appartenenza alla famiglia, per nascita e per opzione.

— Capisco. Allora, se un uomo si chiama John Davis è un figlio, ma se ha un cognome diverso è un co-marito. Però una ragazza sarebbe Jenny Davis in entrambi i casi, non è vero? Come faccio a distinguere? Dall’età? No, il criterio non funziona. Mi sento molto confusa! Pensavo che i matrimoni di clan fossero complicati. O i matrimoni poliandrici… anche se il mio non era tale. I miei mariti, per lo meno, avevano lo stesso cognome.

— Non c’è nessuna difficoltà: quando senti una donna di quarant’anni rivolgersi a una ragazza di quindici con l’appellativo Mama Milla, sai subito qual è moglie e qual è figlia. In realtà non incontrerai difficoltà del genere, perché in casa non ci sono figlie in età di matrimonio: vengono optate subito. Però potrebbero venire in visita. I tuoi mariti si chiamavano Knott?

— Oh, no. Fedoseev, Choy Lin e Choy Mu. Ho ripreso il mio nome di ragazza.

Prof emerse dal bagno. Sembrava un relitto umano. Uscimmo da tre diverse uscite, ci riincontrammo nel corridoio principale, a una certa distanza uno dall’altro.

Wyoh non conosceva Luna City, una grotta tanto complicata che gli stessi abitanti ogni tanto ci si perdono; così io andai avanti per guidarla, mantenendomi sempre in vista. Prof chiudeva la fila per accertarsi che lei non perdesse le mie tracce.

Se venivo arrestato, Wyoh si sarebbe fermata al primo telefono pubblico, avrebbe riferito a Mike, poi sarebbe tornata in albergo ad aspettare il Professore. Ma ero sicuro che la giubba gialla che avesse voluto arrestarmi si sarebbe buscata una carezza dal braccio numero sette.

Non ci furono sorprese. Salimmo al livello cinque e attraversammo la città lungo la galleria Carver, poi al livello tre fino alla Stazione Metropolitana Ovest, dove ritirai la cassetta delle braccia di riserva e degli arnesi che avevo depositato là. Non ritirammo le tute a pressione; avrebbero dato nell’occhio. Le lasciammo in deposito. C’era una giubba gialla, ma non mostrò alcun interesse nei miei confronti. Proseguii in direzione sud, lungo corridoi ben illuminati fino a che raggiunsi la porta stagna privata numero tredici che dava accesso alle gallerie pressurizzate cooperative della Fattoria Davis e di una dozzina di altri agricoltori. Immagino che Prof ci avesse lasciato all’ingresso della porta stagna, ma non mi voltai a guardare.

Indugiai alla porta di casa nostra per dare tempo a Wyoh di raggiungermi. Poi aprii e annunciai: — Mum, permettimi di presentarti la nostra ospite, Wyma Beth Johnson.

Mum la prese fra le braccia e le diede il benvenuto: — Sono molto felice che tu sia potuta venire, cara Wyma! Sei come a casa tua!

Capite perché amo la nostra vecchia chioccia? Avrebbe potuto dare a Wyoh, con le stesse parole, un benvenuto gelido. E invece mise nel saluto una carica di affetto sincero e Wyoh lo capì immediatamente.


Non avevo concordato con Wyoh il nome falso. Ci avevo pensato per strada. Alcuni dei nostri bambini erano ancora piccoli e benché allevati alla scuola del disprezzo più profondo per il Governatore, non era il caso di rischiare ingenue vanterie su una certa Wyoming Knott, nostra ospite. Quel nome era elencato nell’Archivio Speciale Zebra.

Mi ero dimenticato di dirglielo, ero ancora un cospiratore dilettante. Ma Wyoh ci sapeva fare. Le bastò sentire una volta il nome per non fare mai errori.

Greg aveva già indossato la veste talare per la predica, ed entro pochi minuti sarebbe andato in chiesa. Mum non fece le cose in fretta: presentò a Wyoh i vari mariti, Granpà, Greg, Hans, in ordine di anzianità, e le mogli, Ludmilla, Lenore, Sidris, Anna, questa volta cominciando dalla più giovane, e lo fece con grazia solenne, poi passò alla presentazione dei bambini.

Dissi: — Mum? Scusami, devo andare a cambiare il braccio. — Lei alzò un sopracciglio di un millimetro, che voleva dire parleremo di questo dopo, ma non in presenza dei bambini, e allora aggiunsi in fretta: — So che è tardi e che Greg continua a guardare l’orologio. Veniamo in chiesa anche Wyma e io, per questo ti ho chiesto di scusarmi.

Si calmò subito. — Certamente, caro. — Mentre mi allontanavo, vidi che cingeva con un braccio la vita di Wyoh. Mi calmai anch’io.

Cambiai il braccio, sostituendo il numero sette con quello delle occasioni sociali. Ma in realtà era un pretesto per precipitarmi al telefono e formare la combinazione Mycroft-xxx. — Mike, siamo a casa, però stiamo andando in chiesa. Non credo che tu possa rimanere in ascolto, quindi ti chiamerò più tardi. Prof si è fatto vivo?

— Non ancora, Man. Che chiesa è? Potrei trovare qualche linea utilizzabile per tenermi in contatto.

— Il Tabernacolo del Pentimento con il fuoco…

— Non so dove sia.

— Piano, amico; adeguati alla mia velocità. È adiacente alla Sala della Terza Municipalità Ovest. Cioè, a sud della Stazione sulla Circonvallazione, all’altezza del numero…

— Localizzata. C’è una derivazione principale e un telefono pubblico nel corridoio esterno, terrò un orecchio su entrambi.

— Non temo che avremo guai.

— Faccio quello che il Professore mi ha consigliato di fare. Mi sta parlando ora. Vuoi parlargli?

— Non ho tempo. Ciao.

Sarebbe stato sempre questo il nostro sistema: mantenersi in ogni istante in contatto con Mike, fargli sapere dove ciascuno di noi si trovava e dove voleva andare; Mike si sarebbe messo in contatto con il nuovo luogo di destinazione purché ci arrivasse una linea telefonica. L’idea era sorta quella mattina quando avevo scoperto che Mike poteva sentire anche attraverso un telefono agganciato. La scoperta mi aveva turbato molto, perché io non credo alla magia, ma riflettendoci mi resi conto che un telefono poteva essere messo in funzione direttamente dal centralino senza intervento umano… se il centralino aveva volontà. Mike ne aveva molta.

Come facesse Mike a sapere che c’era un apparecchio nel corridoio è difficile dire, dato che il concetto di spazio non poteva significare per lui quello che significa per noi. Ma aveva in archivio una carta dei servizi di Luna City e quasi sempre riusciva a ricollegare quello che gli dicevamo noi a quello che lui sapeva di Luna City. Difficilmente si perdeva.

E così, dal giorno in cui inaugurammo questo sistema di collegamento, rimanemmo in perpetuo contatto con Mike e, tramite il suo estesissimo sistema nervoso, in contatto fra noi.

Mum, Greg e Wyoh mi stavano aspettando sulla porta. Mum era nervosa ma sorridente. Vidi che aveva prestato a Wyoh una stola per coprirsi le spalle. Mum, come qualsiasi Lunare, era di vedute aperte a proposito di scollature, non aveva i pregiudizi dei nuovi ricchi. Ma andare in chiesa era un discorso diverso.

Arrivammo in tempo, anche se Greg dovette andare direttamente al pulpito e noi ai nostri posti. Mi sedetti, sprofondato in uno stato di calda astrazione, e partecipai passivamente al servizio religioso. Wyoh invece ascoltò ogni parola del sermone di Greg e cantò in coro con gli altri: o conosceva gli inni del nostro libro da messa oppure sapeva leggere la musica.


Quando tornammo a casa, tutti i ragazzi e buona parte degli adulti erano già a letto. Mum diede a Wyoh una stanza nella grotta dei bambini, una stanza nella quale di solito dormivano i due maschietti più piccoli. Non le chiesi come aveva spostato i letti. Era evidente che aveva offerto a Wyoh il massimo della comodità, altrimenti l’avrebbe fatta dormire con una delle figlie più grandi.

Dormii con Mum, quella notte, in parte perché la nostra moglie anziana fa bene ai nervi, e me n’erano successe di cose da far saltare i nervi, e in parte per dimostrarle che non avevo intenzione di sgattaiolare nella stanza di Wyoh dopo che tutti erano andati a dormire. La mia officina, dove dormivo quando stavo solo, era a poca distanza dalla camera di Wyoh. Mum sottintendeva, chiaro come il sole, fa’ pure, caro. Non venirmi a dire che vuoi comportarti male. Non venirmi a dire che vuoi comportarti male. Fammela dietro le spalle.

Naturalmente nessuno di noi due avrebbe ammesso questi stati d’animo. Andammo insieme nella stanza da letto, chiacchierammo dopo aver spento la luce, infine mi voltai dall’altra parte.

Invece di darmi la buonanotte, Mum mi disse: — Manuel? Perché la tua deliziosa ospite si traveste da africana? Credo che la sua tinta naturale le si adatti meglio. Non voglio dire, con questo, che non sia attraente anche nell’aspetto che ha scelto.

Mi girai di nuovo e glielo spiegai.

La spiegazione non parve molto chiara e allora aggiunsi altri particolari. Le raccontai tutto, fuorché di Mike. Ovvero, parlai anche di Mike, ma non come calcolatore, bensì come uomo, un uomo che Mum probabilmente non avrebbe mai incontrato, per ragioni di sicurezza.

Raccontare tutto a Mum equivaleva a farla entrare nella mia sottocellula, praticamente, e a farla diventare a sua volta capo di una sottocellula, ma non era il caso del marito che non può fare a meno di spifferare tutto alla moglie: al massimo, ero stato un po’ precipitoso. Ma se dovevo dirglielo prima o poi, forse quella era l’occasione migliore.

Mum è una donna intelligente. Anche un’organizzatrice capace, qualità questa necessaria per tirare avanti una grossa famiglia senza far stringere la cinghia a nessuno. Era rispettata da tutte le famiglie degli agricoltori in particolare e generalmente da tutta Luna City. Viveva lì da prima del novanta per cento della popolazione attuale. Aveva molti consigli da dare.

E poi, Mum era l’elemento indispensabile della famiglia. Senza il suo aiuto, Wyoh e io avremmo avuto difficoltà a usare il telefono insieme e sarebbe stato impossibile impedire ai ragazzi di notarlo. Con l’aiuto di Mum, invece, in casa non avremmo avuto problemi.

Ascoltò, sospirò e disse: — Mi sembra un’avventura pericolosa, caro.

— Lo è — risposi. — Senti, Mimi, se non te la senti, dillo pure… e scordati quello che ti ho detto.

— Manuel! Non devi nemmeno pensarle cose simili. Sei mio marito, caro. Ti ho scelto nel bene e nel male… e i tuoi desideri sono un ordine per me.

Santo cielo, che bugia! Ma Mimi ci credeva davvero.

— Non ti lascerei andare da solo incontro al pericolo — proseguì — e inoltre…

— Che cosa, Mimi?

— Penso che ogni cittadino della Luna sogni il giorno in cui sarà libero. Tutti, tranne qualche disgraziato senza spina dorsale. Non te ne ho mai parlato prima, perché mi sembrava che fosse necessario tirare avanti portando il proprio peso sulle spalle. Ma ringrazio il Signore che mi ha permesso di vivere tanto da vedere i giorni della libertà, se davvero verranno. Spiegami bene, ora: devo trovare altre tre persone, vero? Tre di cui abbia la fiducia assoluta.

— Non c’è fretta. Agisci con cautela e solo quando sei sicura.

— Sidris è una donna di fiducia. Sa tenere a freno la lingua, lei.

— Non penso che si debba cercare all’interno della famiglia. Abbiamo bisogno di allargarci. E poi, non avere fretta.

— Non ne avrò. E ne parleremo prima che io prenda qualsiasi decisione. Ah, Manuel, se vuoi sapere la mia opinione… — Si interruppe.

— Sempre voglio sapere la tua opinione, Mimi.

— Non parlare di questo a Granpà. Ogni tanto soffre di amnesie e a volte parla troppo. Ora dormi, caro, e non fare sogni.