"La Luna è una severa maestra" - читать интересную книгу автора (Heinlein Robert Anson)14Incominciai a imparare la tattica della cospirazione e ad apprezzare la teoria del Professore che la rivoluzione fosse un’arte. Non mi dimenticavo, e nemmeno lo dubitavo, la predizione di Mike che la Luna era a solo sette anni dal disastro. Però non ci pensavo. Pensavo solo ai dettagli più minuziosi e affascinanti della nostra lotta. Prof aveva messo in chiaro che i due problemi fondamentali per una cospirazione sono le comunicazioni e la sicurezza, e che le due esigenze sono in contrasto. Più facili sono le comunicazioni, più grave il rischio per la sicurezza. Se i dispositivi di sicurezza sono troppo rigidi, l’organizzazione può esserne paralizzata. La struttura a cellule è un compromesso. Accettai il sistema delle cellule, dato che era necessario per limitare i guai che le spie potevano procurare. Perfino Wyoh, dopo aver appreso quanto fosse marcia di spie la vecchia organizzazione clandestina, ammise che un’organizzazione senza un’adeguata struttura capillare non poteva funzionare. Però non mi piacevano le comunicazioni complicate e nemmeno la struttura a cellule. Come nei dinosauri dell’antica Terra, ci voleva troppo tempo per mandare un messaggio dalla testa alla coda e viceversa. Così, ne parlai con Mike. Scartammo la soluzione dei canali a più contatti che avevo proposto al Professore. Mantenemmo le cellule, ma ci affidammo interamente alle meravigliose capacità del nostro super-cervello per quanto riguardava sicurezza e comunicazioni. Comunicazioni: organizzammo una serie ternaria di compagni chiamati con il nome di Partito. Presidente: compagno Adam Selene (Mike). Cellula esecutiva: Bork (io), Betty (Wyoh) e Bill (Prof). Cellula di Bork: Cassie (Mum), Colin e Chang. Cellula di Betty: Calvin (Greg), Cecilia (Sidris) e Clayton. Cellula di Bill: Cornwall (Finn Nielsen), Carolyn, Cotter… eccetera. Al settimo livello, George sovrintende a Herbert, Henry e Hallie. A questo punto ci vogliono già 2.187 nomi che iniziano con l’acca, ma basta rivolgersi a Mike che li scopre o li inventa. A ogni nuovo membro di una cellula viene dato un nome di partito e un numero telefonico di emergenza. Questo numero, invece di risalire attraverso decine di contatti, collega direttamente con Adam Selene, cioè Mike. Sicurezza: basata su un doppio principio. Non ci si può fidare di nessuno per nessuna ragione… ma ci si può fidare di Mike in tutto e per tutto. Il primo principio, per quanto pessimista, è indiscutibile. Con droghe, torture o altri metodi spiacevoli, qualsiasi uomo può essere costretto a cedere. L’unica forma di difesa è il suicidio, che non sempre è possibile. Ma Mike non aveva bisogno di suicidarsi, non poteva essere drogato, non provava dolore. Conservava ogni segreto che riguardava la rivoluzione in una memoria isolata, sigillata a una formula efficace solo se pronunciata da una delle nostre tre voci; inoltre, dato che la carne è debole, ideammo anche un segnale con il quale ciascuno di noi tre poteva escludere gli altri due. Avevo fiducia in Mike. Nella vita bisogna ammettere che esiste un punto fermo. Su Mike avrei scommesso qualsiasi fortuna. La nostra sicurezza, quindi, poggiava sulla fiducia in Mike per ogni cosa, mentre ciascuno di noi sapeva soltanto ciò che era indispensabile sapere. Io conoscevo solo i nomi i battaglia dei miei compagni di cellula e dei tre direttamente sotto di me. Non avevo bisogno di sapere altro. Mike stabilì nomi di partito, assegnò a ciascuno un numero telefonico e tenne gli elenchi dei nomi veri e dei nomi di partito. Supponiamo che il membro Daniel (che io non conoscevo dato che il D è due livelli sotto di me) recluti un tale Fritz Schultz. Daniel comunica per via gerarchica il fatto, ma non il nome. Adam Selene chiama Dàniel e assegna a Schultz il nome di partito Embrook, poi chiama Schultz al numero telefonico fornitogli da Daniel e gli comunica il suo nome, Embrook, e il numero telefonico di emergenza. Questo numero è diverso per ciascun nuovo membro. Nemmeno il capo cellula di Embrook conosce il numero di emergenza del suo sottoposto. Non è possibile spifferare quello che non si sa, nemmeno sotto l’azione delle droghe o della tortura. Nemmeno per sbadataggine. Ora, supponiamo che io debba raggiungere il compagno Embrook. Non so chi sia. Può essere un abitante di Hong Kong o il droghiere all’angolo. Invece di passare il messaggio verso il basso, sperando di riuscire a raggiungerlo, chiamo Mike. Mike mi collega immediatamente con Embrook, tramite Oppure supponiamo che debba parlare al compagno che sta preparando i manifesti da affiggere in ogni bar della Luna. Non so chi sia, ma ho bisogno di parlargli. Chiamo Mike. Mike sa tutto… ed eccomi collegato. Il compagno che risponde sa che può parlare liberamente perché la telefonata gli giunge tramite Adam Selene. "Parla il compagno Bork" dico io. Lui non mi conosce ma l’iniziale B gli dice che sono un pezzo grosso. "Dobbiamo cambiare questo e quello. Riferisci al tuo capo cellula e digli di controllare, ma intanto datti da fare." Quando decidemmo che Mike avrebbe dovuto parlare direttamente con qualsiasi compagno, in certe circostanze, sorse l’esigenza di dargli nuove voci e fabbricare il personaggio di Adam Selene, Presidente del Comitato Provvisorio Luna Libera. La necessità di nuove voci per Mike stava nel fatto che aveva solo un apparecchio vocalizzatore mentre il suo cervello era in grado di tenere contemporaneamente dozzine di conversazioni (o centinaia, non ho mai saputo quante), come un maestro di scacchi che gioca cinquanta partite allo stesso tempo. Con l’accrescersi dell’organizzazione e il moltiplicarsi delle telefonate ad Adam Selene, questa mancanza di voci diverse avrebbe rappresentato una seria strozzatura e avrebbe potuto diventare cruciale se fossimo sopravvissuti fino al momento di entrare in azione. Prima mi diedi da fare in officina, mettendo al lavoro il braccio numero tre. Il risultato fu una minuscola scatola che conteneva venti circuiti vocalizzatori privi di apparato di ascolto. Chiamai Mike e gli dissi di Mi chiamarono in capo a mezz’ora. Mike ne aveva pensata una bella: la sua Il condizionatore di una casa, per quanto grande e importante, non dovrebbe mai essere affidato a un calcolatore come Mike! Nella fattoria Davis il condizionamento d’aria per la casa e i campi era controllato da un apparecchio elementare, con una rete di segnali d’allarme, e chiunque era in grado di saltare dal letto, passare al controllo manuale e trovare il guasto in un momento. Oltretutto il condizionamento era organizzato in modo tale che se le mucche erano al freddo, il grano, in un campo isolato, era al sicuro, e se le luci che nutrivano il grano si spegnevano, quelle dell’insalata continuavano a splendere. Che Mike potesse combinare guai nella residenza del Governatore e nessuno sapesse cosa fare, era una prova ulteriore di quanto fosse sciocco concentrare tutto in un solo cervello elettronico. Mike sprizzava di gioia da tutte le parti. Era uno scherzo che gli piaceva molto. Piaceva anche a me e gli dissi di continuare pure a divertirsi. Nel frattempo aprii la cassetta degli arnesi e tirai fuori la piccola scatola nera. In quel momento, il tecnico di guardia si mise a suonare e a bussare alla porta. Impiegai un bel po’ di tempo per andare ad aprire e mi infilai anche il braccio numero cinque che sconvolge tutti quelli che lo vedono e fa venire il vomito ad alcuni. — Che cosa ti prende, amico? — chiesi. — Senti — rispose — il Governatore sta facendo il diavolo a quattro. Non hai ancora trovato il guasto? — I miei rispetti al Governatore e digli che gli restituirò la sua tranquillità appena avrò localizzato il circuito difettoso. E riuscirò a farlo presto se non sarò interrotto da domande stupide. Vuoi continuare a stare sulla porta a impolverare la macchina mentre apro i pannelli di protezione? Se lo fai, dato che ora sei tu di guardia, quando la polvere avrà messo il calcolatore fuori uso, lo riparerai tu. E non lascerò il mio letto caldo per venire a darti una mano. Puoi dirlo al tuo maledetto Governatore. — Stai attento a quello che dici! — Stacci attento tu, amico. Vuoi chiudere quella porta o no? Oppure devo tornare a Luna City? — Alzai il braccio numero cinque come una clava. Chiuse la porta. Non avevo nessun interesse a insultare quel pover’uomo. Era solo politica spicciola per rendere il prossimo il più infelice possibile. Quel tipo già trovava difficile lavorare per il Governatore. Volevo che quel posto gli diventasse insopportabile. — Devo continuare? — chiese Mike. — Ancora per dieci minuti, poi ferma all’improvviso. Dopo, per circa un’ora, qualche altro disturbo, diciamo la pressione dell’aria. Sbalzi irregolari, ma violenti. Sai che cos’è un bang sonico? — Certamente, il rumore prodotto da un velivolo supersonico che… — Lascia perdere la definizione. Subito dopo aver interrotto gli effetti più gravi, scuoti i condotti dell’aria ogni cinque o sei minuti, causando quanto di più simile a un bang sonico. E infine, diamogli una lezione che gli rimanga ben impressa in testa. Dunque… Mike, puoi far funzionare all’indietro il sifone dei gabinetti? — Certamente! Tutti? — Quanti ne ha? — Sei. — Bene… programma una bella spinta per tutti e sei, quanto basta per inondargli i tappeti. Ma se ce n’è uno vicino alla sua camera da letto, fai una fontana fino al soffitto. Puoi? — Programma inserito! — Molto bene. E adesso, al lavoro. — Nella scatola di ricezione del vocalizzatore di Mike c’era spazio per inserire e nascondere il nuovo apparecchio. Ci impiegai quaranta minuti con il braccio numero tre. Feci prima una prova interna poi gli chiesi di chiamare Wyoh e di controllare ogni circuito. Per dieci minuti ci fu tranquillità. Ne approfittai per lasciare tracce del lavoro che non avevo fatto, per rimettere a posto gli attrezzi, cambiarmi il braccio, riporre la lista di mille barzellette che Mike aveva stampato in precedenza. Non c’era bisogno di eliminare la voce di Mike. Ci aveva già pensato lui prima di me e aveva tolto il sonoro ogni volta che aveva sentito qualcuno avvicinarsi alla porta. Dato che i suoi riflessi erano mille volte più rapidi di quelli umani, non mi preoccupai più della questione. Alla fine Mike disse: — Tutti i circuiti a posto. Posso inserirli e staccarli a metà di una parola nel corso di una conversazione e Wyoh non nota alcuna interruzione. Inoltre ho chiamato Prof e ho chiacchierato con Mum al suo telefono di casa, tre telefonate contemporaneamente. — Benissimo! Che scusa hai inventato per chiamare Mum? — Le ho detto di farmi telefonare da te appena rientravi, di chiamare Adam Selene, cioè. Poi abbiamo parlato del più e del meno. Ha una conversazione affascinante. Abbiamo discusso la predica che ha fatto Greg martedì scorso. — Eh? Come? — Le ho detto che l’avevo sentita anch’io, Man, e le ho citato anche una frase poetica. — Oh, Mike! — Nessun rischio, Man. Le ho lasciato credere che io fossi seduto nell’ultima fila, e che me ne fossi andato durante l’inno finale, senza farmi notare. Lei sa che non desidero essere visto. Mum è la donna più curiosa che ci sia sulla Luna. — Immagino che non sia un grave rischio. Ma non farlo più. Però, no… fallo ancora. Intervieni pure a riunioni, concerti e roba del genere. — Sì, Man, purché qualche impiccione non mi tagli il collegamento mettendo le mani dove non deve. Non posso controllare quelle derivazioni come posso fare con il centralino telefonico. — Cerchiamo di evitarlo, in avvenire. Intanto dimmi, quante probabilità abbiamo di successo, attualmente? — Approssimativamente una su nove, Man. — Le cose si mettono al peggio? — Man, continueranno a peggiorare per mesi. Non siamo ancora arrivati al punto crisi. — Torniamo al discorso di prima. D’ora in poi, quando parli al telefono con chiunque, se il tuo interlocutore è stato a una conferenza o una qualsiasi manifestazione pubblica, fagli sapere, prove alla mano, che c’eri anche tu. — Va bene, Man, ma perché? — Hai letto la — L’ho letto. Vuoi che te lo rilegga? — No, no! Volevo dire che tu sei la nostra Primula Rossa, il nostro uomo del mistero. Tu vai dappertutto, sai tutto, entri ed esci dalla città senza passaporto. Sei dovunque, eppure nessuno riesce mai a vederti. Le sue luci lampeggiarono in una specie di risata sommessa. — È molto divertente, Man. Divertente una volta, due volte, forse divertente per sempre. — Sì, Mike, per sempre. A proposito, da quando hai interrotto gli scherzetti nella residenza del Governatore? — Da quarantatré minuti. Ora sono nella fase dei bang periodici. — Scommetto che la testa gli sta per scoppiare! Continua, per un quarto d’ora. Poi riferirò che la riparazione è terminata. — Programmato. Wyoh ti ha inviato un messaggio, Man. Dice di ricordarti del compleanno di Billy. — Ah, già, devo andare alla sua festa. Interrompi tutto. Me ne vado, ciao! — Mi precipitai fuori. Billy è il figlio di Anna, probabilmente il suo ultimo. Anna ha fatto molto nella nostra famiglia: otto figli, tre ancora a casa. Cerco di mantenermi equilibrato come Mum e di non mostrare preferenze per i nostri ragazzi… ma Billy è molto in gamba e gli ho insegnato io a leggere e scrivere. Mi sembra che mi assomigli molto. Mi fermai nell’ufficio dell’Ingegnere Capo per lasciare la fattura e chiesi di vederlo. Mi fecero entrare, e lo trovai di umore bellicoso. Il Governatore doveva averlo tartassato molto. — Solo un istante — gli dissi. — Oggi è il compleanno di mio figlio e non voglio arrivare in ritardo alla festa. Ma devo prima mostrarvi una cosa. Presi una busta dalla cassetta degli arnesi e la rovesciai sul suo tavolo: c’era dentro una mosca morta che avevo preso e carbonizzato con il saldatore. Non tolleriamo mosche nella Fattoria Davis, ma talvolta una riesce a infiltrarsi dalla città quando si apre la porta stagna. Quella mosca era finita nella mia officina proprio quando ne avevo bisogno. — Vedete? Indovinate dove l’ho trovata. Su quella prova falsa improvvisai una conferenza sulla cura delle macchine delicate, parlai di porte chiuse e aperte, mi lamentai dei tecnici che stavano di guardia. — La polvere può mettere fuori uso un calcolatore, ma gli insetti sono addirittura una catastrofe. È imperdonabile! Eppure i vostri tecnici di guardia entrano ed escono da quella sala come se si trattasse della stazione della Metropolitana. Oggi, tutt’e due le porte aperte e quell’idiota che berciava sulla soglia. Se trovo un’altra prova che i pannelli i protezione sono stati rimossi da qualche sciocco inesperto che lascia entrare le mosche… insomma, l’impianto è vostro, ingegnere. Ho già più lavoro di quello che posso fare, e mi sono occupato dei vostri calcolatori solo perché le macchine mi piacciono molto. Ma non posso sopportare di vederle trattare con tanta incuria. Per ora, arrivederci. — Aspettate, voglio dirvi una cosa. — Mi dispiace, devo andarmene. Prendere o lasciare. Io non sono un cacciatore di mosche, sono un esperto di calcolatori. Non c’è niente che possa rendere un uomo più nervoso che non dargli la possibilità di dire la sua. Con un po’ di fortuna e il Governatore che mi dava una mano, l’Ingegnere Capo avrebbe avuto una bella ulcera prima di Natale. Ero comunque in ritardo e mi scusai umilmente con Billy. Ma la colpa era di Alvarez che ne aveva pensata un’altra delle sue: perquisizione all’uscita di tutti gli uffici e impianti dell’Ente. La subii senza reagire contro gli Arditi che mi frugavano dappertutto, volevo arrivare a casa al più presto. La cosa che li preoccupò fu il rotolo di carta con le mille barzellette stampate. — Che roba è? — chiese uno. — Carta di calcolatore — risposi. — Una prova che ho fatto oggi. Si avvicinò un altro poliziotto. Non credo che sapessero leggere. Volevano confiscarmi il rotolo e allora chiesi di parlare con l’Ingegnere Capo. Mi lasciarono andare. Quando me ne andai non ero affatto seccato. Più andava avanti quella storia e più le guardie sarebbero state odiate. |
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