"L’uomo disintegrato" - читать интересную книгу автора (Bester Alfred)

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Disintegrazione! Distruzione! Esplosione! Le porte della cella si spalancano! Lo sfavillio della Stellile si frantuma in una pioggia di zaffiri e diamanti. E più addentro, il denaro è ammucchiato in pile d’oro, pronto per la rapina, la violenza, il saccheggio. Chi è penetrato nella cella? Oh Dìo! L’Uomo senza Volto! Si guarda attorno minaccioso. Muto. Orribile.

Corri, fuggi…

Corri, o perderò la Pneumatica di Parigi e quella ragazza che mi aspetta col suo viso di fiore. Chiama la guardia. Dille di trattenere il treno, un attimo. Corri. Dille di…

Ma non c’è nessuna guardia ai cancelli: c’è l’Uomo senza Volto! Si guarda intorno. Minaccioso. Muto. Fa spavento.

Ma non grida. Canta sul palcoscenico di marmo abbagliante, mentre i voli e i bagliori della musica incantano la folla in platea… Ma non c’è nessuno. La grande platea in ombra è deserta… deserta, se non ci fosse un unico spettatore. Silenzioso. Fisso. Bieco. Minaccioso.

L’Uomo senza Volto!

Questa volta il suo grido echeggiò per la casa.

Ben Reich si destò.

Giaceva nel suo letto, col cuore che gli martellava e gli occhi che si fissavano a caso, ora su uno ora su un altro degli oggetti che arredavano la camera. Le pareti di giada verde, la lampada che aveva per paralume un mandarino di porcellana che annuiva col capo appena lo si toccava, l’orologio che segnava sui molti quadranti l’ora di tre pianeti e nove satelliti, il letto stesso, una vasca di cristallo con un getto di glicerina carbonata a 99,9 gradi Fahrenheit.

La porta si aprì senza rumore e nella luce incerta apparve Jonas, un’ombra in pigiama rossobruno con la faccia da cavallo e l’aria da becchino.

— Ancora? — disse Reich.

— Sì, signor Reich.

— Molto forte?

— Fortissimo, signore. E pieno di terrore.

— Accidenti alle vostre orecchie d’asino — borbottò Reich. — Io non ho mai paura.

— No, signore.

— Uscite.

— Sì, signore. Buonanotte. — Jonas arretrò e chiuse la porta. Reich urlò: — Jonas!

Il maggiordomo riapparve.

— Scusami Jonas.

— Bene, signore.

— Non va affatto bene, Jonas — Reich cercò di accattivarselo con un sorriso. — La prima volta che urlo urlate anche voi. Perché dovrei godermela solo io?

— Oh, signor Reich…

— Fate come vi dico e vi aumenterò lo stipendio. — Di nuovo quel sorriso. — È tutto Jonas. Grazie.

— Grazie a voi, signore. — Il maggiordomo si ritirò.

Reich si alzò dal letto e si frizionò accuratamente con una salvietta davanti allo specchio, esercitandosi a sorridere. — Fatti dei nemici per libera scelta — borbottò — non per caso. — Contemplò la sua immagine riflessa: le spalle forti, il torace ampio, i fianchi stretti, le gambe lunghe, gli occhi grandi e la bocca sottile.

Perché? si chiese. Non farei mai un patto col diavolo per cambiare il mio aspetto. Non cederei la mia condizione con quella di un dio. Perché quel grido?

Indossò una vestaglia e guardò l’orologio. Erano passate da poco le sei. Bisognava che si sottoponesse a un’ora di psicanalisi. Quella faccenda del grido doveva finire.

— Ma non ho paura — disse forte. — Io non ho paura.

Percorse un corridoio ciabattando sul pavimento d’argento indifferente al sonno dei suoi dipendenti, senza preoccuparsi che quel lugubre clamore mattutino avrebbe svegliato dodici cuori all’odio e alla paura. Spalancò la porta dell’appartamento del suo psicanalista, entrò e si sdraiò subito sul divano.

Wilson Breen era già sveglio e lo aspettava. Come psicanalista fisso di Reich dormiva il sonno leggero delle madri o delle bambinaie rimanendo costantemente in rapporto con il suo paziente, svegliandosi di colpo se questi aveva bisogno del suo aiuto. Quell’unico grido era stato sufficiente per Breen. Ora sedeva accanto ad un divano elegante, indossando una vestaglia da camera ricamata, pronto e premuroso perché sapeva che il suo principale era generoso ma esigente.

— Raccontate, signor Reich — invitò.

— Ancora l’Uomo senza Volto — disse Reich.

— Incubi?

— Sì, incubi di nuovo. Tentava di derubare una banca. Poi tentava di prendere il treno. Poi qualcuno cantava. Ero io, credo. Cerco di rendervi il quadro meglio che posso. Credo di non aver dimenticato nulla…

— Continuate a non riuscire a identificare l’Uomo senza Volto, signor Reich?

— Come diavolo potrei? Non lo vedo mai.

— Penso che possiate. Solo non volete.

— Ascoltate — esplose Reich in uno scatto ingiustificato di collera — vi pago ventimila dollari all’anno. Se il meglio che potete fare è di esprimere supposizioni idiote…

— Parlate sul serio, signor Reich, o si tratta semplicemente di un sintomo del vostro generale stato di ansietà?

— Non c’è nessuna ansietà in me — gridò Reich. — Non ho paura. Io non ho mai… — Si interruppe, rendendosi conto di tutta la futilità di quelle sue parole, mentre l’abile mente della telespia esplorava la sua mente al di sotto della sua aggressività. — Avete torto, comunque — disse cupo. — Non so di che si tratti. È un uomo senza volto. Ecco tutto.

— Voi sorvolate sui punti essenziali, signor Reich. Bisogna che qualcuno ve li indichi. Tentiamo insieme qualche associazione di parola, prego. Furto.

Gioielli; orologi, diamanti, prigione, depositi, sovrane, casse, verghe, diamente…

— Volete ripetere l’ultima parola, prego?

— È stato un lapsus. Volevo pensare diamante.

—  Non è stato un lapsus. È stato una correzione significativa, o piuttosto un’alterazione. Continuiamo. Pneumatico…

Scompartimenti aereati ad aria condizionata… — Non c’entra.

— C’entra, signor Reich. Si tratta di un inconscio gioco di parole. Leggete ereditati anziché aereati e lo capirete. Continuate per favore.

— Voi intriganti telespie siete troppo furbi. Dunque, pneumatico… ferrovia sotterranea ad aria compressa, velocità ultrasonica. "Vi trasportiamo con trasporto" slogan della… che diavolo di nome ha la Compagnia? Non me lo ricordo. Come faccio a saperlo, comunque?

—  È una nozione che vi viene dall’inconscio, signor Reich. Un ultimo tentativo e comincerete a capire. Platea…

Poltrone, poltroncine, balconate; palchi, pareti divisorie, pareti divisorie di una scuderia, cavalli marziani, Pampas Marziane…

—  Ci siamo, signor Reich. Negli ultimi mesi avete avuto novantasette incubi in cui compariva l’Uomo senza Volto. È stato il vostro tenace nemico, il vostro demolitore, l’ispiratore dei sogni spaventosi che hanno tre denominatori comuni… Finanze, Trasporti, e Marte. Continuate… L’Uomo senza Volto, Finanze, Trasporti, Marte.

— Tutto questo non ha alcun significato per me.

— Ma deve averne uno, signor Reich. Dovete riuscire a identificare questo spaventoso personaggio. Come sfuggire all’incubo se vi rifiutate di vederne il volto?

— Io non mi rifiuto di vedere qualcosa.

— Vi offro un’ulteriore indicazione: la parola che avete alterato, cioè aereate e il nome che vi sfugge, della compagnia creatrice dello slogan Vi trasportiamo con trasporto.

—  Vi ripeto che non lo so. — Reich si alzò di scatto dal divano. — Le vostre indicazioni non servono. Non riesco a identificare niente.

— L’Uomo senza Volto non vi fa paura per il fatto che non ha volto. Sapete benissimo chi è. Lo odiate e lo temete, ma sapete chi è.

— Siete voi la telespia, maledizione! Voi, dovete dirmelo!

— C’è un limite alle mie capacità, signor Reich. Se non mi volete aiutare non posso penetrare molto a fondo nella vostra volontà.

— Che cosa intendete con aiutare? Siete il migliore elemento che potevo assumere. Se…

— Signor Reich, voi avete assunto deliberatamente alle vostre dipendenze, per proteggervi in questo frangente, un esper di secondo grado. Se volete che questa faccenda del grido abbia termine dovete consultare un esper di primo grado, Augustus T8 o Gart o Samuel Akins.

— Ci penserò — disse Reich e si volse per andarsene.

Breen lo chiamò, mentre apriva la porta. — A proposito. Vi trasportiamo con trasporto è lo slogan della compagnia D’Courtney. Come vi sembra che quadri con l’alterazione di diamante in diamente? Pensateci su.

L’Uomo senza Volto!

Bruscamente Reich cercò di chiudere la sua mente all’interferenza di Breen, poi percorse barcollando il corridoio in direzione del suo appartamento. Un’ondata di odio selvaggio lo sopraffece.

Craye D’Courtney. L’Uomo senza Volto. Ha ragione quel figlio di un cane! È D’Courtney che provoca le mie grida. Non perché io abbia paura di lui. Ho paura di me stesso. L’ho sempre saputo. Saputo perfettamente nell’inconscio. Ho sempre saputo che una volta arrivato a questo punto avrei dovuto uccidere D’Courtney. Non ha volto perché il suo è il volto del delitto.

Vestito di tutto punto, e di cattivo umore, Reich si precipitò fuori dal suo appartamento e scese in strada dove una cavalletta, veicolo speciale dell’impresa, lo prese a bordo. In un unico balzo lo trasportò alla gigantesca torre che alloggiava in centinaia di piani le migliaia di impiegati degli uffici newyorkesi della Sacramento. La Torre era il centro vitale di un organismo incredibilmente vasto, comprendente un complesso enorme di trasporti, comunicazioni, industrie pesanti, manifatture, grandi magazzini, laboratori, esportazioni e importazioni. La Sacramento comperava e vendeva, costruiva e distruggeva, trafficava e distribuiva. Il suo sistema di compagnie succursali e centrali era così complesso da esigere l’attività a tempo pieno di un amministratore esper di secondo grado.

Reich entrò nel suo ufficio seguito dalla sua prima segretaria (una esper di terzo grado), e dal personale alle sue dirette dipendenze, che trasportava un enorme vassoio carico degli incartamenti del mattino.

— Deponete queste cose e andatevene — ordinò brusco.

Gli inservienti depositarono sulla scrivania le carte e i cilindri di cristallo con le registrazioni e se ne andarono in fretta: non erano risentiti, erano troppo abituati alle sue esplosioni d’ira. Reich sedette alla scrivania, tremando di una furia omicida che segnava già il destino di D’Courtney. Infine borbottò: — Darò a quel bastardo un’ultima possibilità di salvezza.

Aprì il cassetto di sicurezza della scrivania e ne trasse il Codice Segreto della Direzione, noto solamente ai principali organizzatori delle ditte registrate dai Lloyds con la quadrupla sigla A-I. Trovò quel che cercava.


QQBA — Compartecipazione

BBCB — Nostri rispettivi

SSDC — Vostri rispettivi

TTED — Fusione

UUFE — Interessi

DDGF — Informazione

WWHG — Accettiamo offerta

XXIH — Generalmente noto

YYJI — Proposta

ZZKJ — Confidenziale

AALK — Pari condizione

BBML — Contratto


Tenendo il segno nel Codice, Reich afferrò il videofono e disse all’immagine della centralinista: — Datemi l’Ufficio Trasmissioni in Codice. — Lo schermo si offuscò e comparve una stanza fumosa stipata di libri e bobine di nastri telegrafici. Un uomo pallido, che indossava una camicia sbiadita, apparve davanti allo schermo e si mise in ascolto.

— Sì, signor Reich?

— Buongiorno Hassop. Sembra che abbiate bisogno di un po’ di riposo. Fatevi una settimana di vacanza. Paga la Sacramento.

— Grazie, signor Reich. Grazie infinite.

— Questo messaggio è confidenziale. Per Craye D’Courtney. L’Ufficio Informazioni comuni vi dirà dove trovarlo. Trasmettete… — Reich consultò il codice. — Trasmettete: YYJI-TTED-BBCB-UUFE-AALK-QQBA. Fatemi avere la risposta al volo.

— Benissimo, signor Reich, eseguirò.

Reich interruppe la comunicazione. Allungò la mano verso il mucchio di carte e di cilindri di cristallo ammassati sulla scrivania, ne prese uno e lo inserì nel magnetofono. La voce della segretaria disse; — Le azioni della Sacramento sono scese del 2,1134%. Quelle della D’Courtney sono salite del 2,1134 %…

— Fuori dalla mia tasca, dentro la sua! — e si alzò in un’agonia d’impazienza. Ci sarebbero volute ore perché il messaggio raggiungesse Marte e ritornasse. Tutta la sua vita dipendeva dalla risposta di D’Courtney.

Uscì dal suo ufficio e cominciò ad aggirarsi per i vari piani e reparti della Torre, dandosi l’aria di controllare rigidamente le varie attività come effettivamente soleva fare. La sua prima segretaria lo accompagnava discretamente come un cane ammaestrato.

Cagna ammaestrata pensò Reich. Poi, a voce alta: — Scusate. L’avete captato?

— Non importa, signor Reich, capisco.

— Io no. All’inferno quel dannato D’Courtney!

Nell’Ufficio del Personale stavano esaminando, interrogando, vagliando la solita massa di aspiranti a un impiego. Impiegati tecnici specialisti, personale amministrativo, capi ufficio. La selezione preliminare veniva effettuata in base a prove e colloqui che non soddisfacevano mai il capo del personale esper, il quale, all’apparire di Reich, stava appunto percorrendo la stanza a grandi passi in un accesso d’ira. Il fatto che la segretaria di Reich lo avesse avvisato telepaticamente della visita non lo turbava affatto.

— Ho destinato dieci minuti a ogni candidato per il mio esame finale. — Il capo stava strillando all’indirizzo dei suoi uomini spauriti. — Sei all’ora. Quarantotto al giorno. A meno che la percentuale delle mie bocciature non scenda sotto il trentacinque per cento, io sto perdendo il mio tempo, il che significa che voi state sprecando il danaro della Sacramento. La Sacramento non mi paga perché io esamini gli elementi chiaramente negativi. Questo è affar vostro. Cercate di cavarvela. — Si rivolse a Reich e fece un rispettoso cenno di saluto. — Buongiorno, signor Reich.

— Buongiorno. Qualcosa che non va?

— Niente che non possa essere sistemato una volta che questa gente abbia capito che la percezione extrasensoriale non è un miracolo ma un’abilità come un’altra da esercitarsi secondo le esigenze del proprio lavoro. Cosa avete deciso circa Blogg?

Segretaria: Non ha ancora letto il vostro promemoria.

Posso ricordarvi, signorina, che se non si sfrutta la mia abilità al massimo io sono sprecato? Da tre giorni il promemoria si trova sulla scrivania del signor Reich.

Diteglielo ora.

Ci vorranno tre minuti che costeranno al mio reparto mille e cinquecento dollari. Il mio tempo ha un prezzo.

Diteglielo in ogni modo. Ha i nervi.

— Chi diavolo è Blogg? — chiese Reich.

— Anzitutto il retroscena, signor Reich: ci sono circa centomila esper di terzo grado nell’associazione degli esper. Un esper tre, non arriva a captare il pensiero al di là della zona cosciente: può scoprire il pensiero solo al momento della sua formulazione. Il terzo è il grado più basso dell’attività telepatica. La maggior parte delle posizioni chiave della Sacramento sono nelle mani di esper tre. Abbiamo alle nostre dipendenze più di cinquecento…

In nome di Dio, lo sa già! Arrivi al punto, perditempo!

Permettetemi di arrivarci a modo mio, signorina.

Ma come avete fatto a essere assunto all’Ufficio del Personale, pallone gonfiato? Siete un chiacchierone nato.

—  Ci sono circa diecimila esper di secondo grado nell’associazione — continuò il capo del personale in tono glaciale. — Hanno il mio grado di abilità, possono cioè penetrare al di sotto del livello della coscienza fino a raggiungere la zona precosciente. La maggior parte degli esper due appartengono alla classe dei professionisti: medici, avvocati, ingegneri, educatori, economisti, architetti e via così.

— E costate una fortuna — brontolò Reich.

— L’attività che noi svolgiamo è unica. La Sacramento ha alle sue dipendenze più di cento esperti di secondo grado.

Ma volete decidervi ad arrivare al punto? Se non fosse così adirato per la faccenda D’Courtney vi avrebbe già mandato al diavolo.

—  Meno di mille esper di primo grado fanno parte dell’associazione. Costoro sono capaci di penetrare attraverso gli strati coscienti e precoscienti fino all’inconscio, cioè fino alle zone più remote della mente umana. Desideri primordiali e così via. Questi esper, naturalmente occupano posizioni preminenti. Alte cariche nel campo educativo, nella medicina specializzata, psicanalisti come Gart, Akins, Moselle, criminologi come Preston Powell della sezione psicopatici, psicanalisti politici, diplomatici, consiglieri politici speciali e così via. Fino ad ora la Sacramento non ha avuto occasione di assumere un esper uno.

— E allora? — chiese Reich.

— L’occasione si è presentata, signor Reich, e credo che Blogg sia a nostra disposizione. Per farla breve…

Sbrigatevi.

— Per farla breve la Sacramento sta assumendo alle sue dipendenze tanti esper che ho suggerito di organizzare una Sezione speciale per il personale esper agli ordini di un primo grado come Blogg che si dedichi totalmente a questo lavoro.

Reich sta chiedendosi perché mai non ve la cavate da solo.

— Ho già detto perché non possa svolgere io questo compito, signor Reich. Io sono un esper di secondo grado. Posso vagliare telepaticamente i normali aspiranti a un impiego con rapidità e sicurezza, ma non posso esaminare altri esper con la stessa sicurezza. Tutti gli esper sono soliti opporre una resistenza mentale più o meno efficente a secondo del loro grado. Per passare un terzo grado a un vaglio veramente efficace mi ci vorrebbe un’ora. Per un secondo grado tre ore. Non potrei mai esaminare un primo grado. Per lo svolgimento di un tale lavoro dobbiamo assumere per forza un primo grado come Blogg. Ci costerà molto, sì, ma è urgente.

— Che cosa c’è di tanto urgente? — chiese Reich.

Non fategli un quadro così disastroso! È già abbastanza fuori di sé per D’Courtney.

Io faccio il mio dovere signorina. A Reich disse: — La compagnia D’Courtney ci ha soffiato gli esper di maggior valore. Volta per volta, mettendoci il bastone fra le ruote al momento opportuno, la D’Courtney, si è tranquillamente accaparrata gli uomini più in gamba, lasciandoci spendere il nostro denaro per gente di scarso valore.

— Andate all’inferno — urlò Reich. — E vada all’inferno anche la D’Courtney. Comunque, sistemate la faccenda. E dite a questo Blogg di mettere in trappola la D’Courtney. E anche voi fareste meglio ad agire.

Lasciò l’ufficio del personale e scese alle vendite, dove era stato messo in funzione un proiettore per un pubblico di cento persone scelte a caso per la strada. Sedevano attentamente nel piccolo teatro seguendo la proiezione di provini pubblicitari, mentre l’esper capo del Reparto Vendite captava le loro impressioni. Avvertito dalla Segretaria di Reich, interruppe immediatamente il suo lavoro e gli si fece incontro col viso perplesso e seccato.

— Buongiorno, signor Reich.

— Buongiorno. Qualcosa che non va?

Non lasciatevi uscire niente di bocca.

Devo farlo, ragazza mia. È un momento di crisi. Ragazzo, voi pensate che si tratti solo di una crisi. Il capo è…

— Vorrei che poteste captare i sentimenti di questo pubblico, signor Reich. Ma come riesce a farcela in questo modo D’Courtney?

— A fare che cosa?

— A creare tanta ostilità verso di noi. — L’esper capo del Reparto Vendite indicò con un cenno la gente seduta lì accanto. — Il pubblico pensa che tutti i nostri prodotti siano volgari contraffazioni a paragone di quelli di D’Courtney. Pensa che ogni nostra immagine pubblicitaria sia un evidente imbroglio. Tutta colpa del patriottismo su cui gioca quella dannata D’Courtney! Questa gente crede che commetterebbe un atto di alto tradimento se favorisse qualche prodotto che non sia della D’Courtney.

—  Chi si occupa del loro ufficio informazioni? Chiunque sia, portateglielo via con ogni mezzo.

— È una donna, signor Reich — disse la segretaria, — una esper due. Incorruttibile.

— Chi ha detto di corromperla?

— Voi non lo avete detto signor Reich, ma noi l’abbiamo tentato.

— Ci penserò io! — gridò Reich.

Si precipitò all’Ufficio Propaganda dove il capo reparto stava rapidamente esaminando un gruppo di inviati speciali, tutti di terzo grado, di ritorno dall’Africa Centrale, e apparentemente con cattive notizie.

— Buon giorno — disse Reich interrompendo. — Qualcosa che non va?

Il capo dell’Ufficio Propaganda, ignorando i messaggi della segretaria, annuì con aria cupa. — Tanto vale affrontare la situazione — disse. — Ci stanno rovinando.

— D’Courtney?

— D’Courtney. In ogni luogo e su qualsiasi pianeta o satellite voi lo possiate nominare D’Courtney è il Grande Padre. Se la Sacramento tentasse di vendervi qualcosa la gente rifiuterebbe di comprare.

— D’ora in poi cambieremo completamente sistema. D’ora in poi non ci affanneremo più a dar lustro alla Sacramento, ma getteremo fango su D’Courtney. Voglio insozzarlo. Voglio demolirlo. Diffamarlo. Deruba le banche. Sfrutta le vedove e gli orfani.

— Ho capito come la pensate — lo interruppe la telespia. — Non temete un processo per diffamazione?

— Chi se ne frega della Legge! Lasciate che mi citi in giudizio. Sarà rovinato prima che abbia inizio la procedura. Avvertite il mio legale di passare nel mio ufficio.

Reich ritornò al suo ufficio, dove il capo dell’Ufficio Legale, avvertito tempestivamente dal fulmineo flusso telepatico, lo attendeva già, al corrente dei piani di Reich.

— Non potete attuare il vostro progetto, signor Reich — disse. — D’Courtney vi citerà in giudizio e l’avrà vinta.

— In un modo o nell’altro D’Courtney manderà all’aria la Sacramento se non ci battiamo. Andate a informarvi sui miei piani.

— Li ho già letti in voi, signore.

— Allora ritornate al vostro reparto e preparatevi alla difesa. L’Ufficio Propaganda sta per scatenare un’aperta battaglia: insinuazioni, accuse esplicite, tumulti. Mi preparo a usare un vecchio trucco. Se non potete attaccare l’oggetto attaccate l’uomo. Io voglio che D’Courtney sia attaccato legalmente e illegalmente. Siete preavvertito. Inevitabilmente infrangeremo alcune leggi…

— Un centinaio.

— Benissimo. Citate D’Courtney in giudizio prima che lui citi noi. Accusatelo di tutto quanto noi stessi stiamo per fargli. Intentategli ogni azione civile e penale che lui sarà indotto a intentare contro di noi. Si tratta di vita o di morte. Avvertite i vostri colleghi e andatevene fuori dai piedi.

Quando il capo dell’Ufficio Legale fu uscito, Reich misurò la stanza a lunghi passi rabbiosi, per cinque minuti. — Non serve a nulla — borbottò. — So che dovrò uccidere il bastardo. Non accetterà la mia proposta. Perché dovrebbe accettarla? Pensa di avermi rovinato. Mi ha rovinato davvero, maledetto! Tutte queste non sono che parole e parole. Bisognerà che lo uccida. E mi sarà necessario un vero aiuto… l’aiuto dell’esper.

Afferrò il telefono e disse alla centralinista: — Ufficio Informazioni. — Sullo schermo apparve un salone splendente con decorazioni in cromo e smalto, arredato con tavoli da gioco e un bar automatico. Pareva, ed era, un centro ricreativo. Si trattava in effetti del quartier generale del potente Servizio Informazioni della Sacramento. Il direttore del centro ricreativo, un intellettuale barbuto di nome West, alzò il viso da una scacchiera e si mise in ascolto.

— Buongiorno, signor Reich.

Messo in guardia dal formale signore, Reich disse; — Buongiorno, signor West. Solo una questione di normale amministrazione; paterno interesse, sapete. Come vanno gli svaghi, in questi giorni?

— Regolarmente. Ho però una lamentela; penso che si giochi troppo d’azzardo in complesso. — West parlò ostentatamente a voce alta finché due impiegati della Sacramento non ebbero vuotato i bicchieri con aria innocente e non se ne furono andati. Allora West tirò un sospiro di sollievo e si adagiò più comodamente in poltrona. — Via libera, Ben. Sputa fuori.

— Hassop ha già trasmesso il messaggio cifrato, Ellery?

La telespia scosse amaramente il capo.

— Sta tentando?

West sorrise e annuì.

— Dov’è D’Courtney?

— In viaggio verso la Terra a bordo dell’Astra.

— Dove si stabilirà?

— Vuoi che m’informi?

— Non so, dipende…

— Dipende da che cosa? — West gli gettò uno sguardo incuriosito. — Vorrei che si potesse captare il pensiero anche per telefono, Ben. Vorrei sapere a che cosa miri.

Reich sorrise con aria cupa. — Grazie a Dio ci sono i telefoni. Ci proteggono dal demonio della telepatia. Qual è il tuo atteggiamento personale nei riguardi del delitto, Ellery?

— Quello tipico.

— Di chiunque?

— Della Lega degli esper. La Lega non ama il delitto.

— Tu sei in gamba Ellery. Conosci il valore del denaro, del successo. Perché non ti sveltisci, perché lasci che la Lega pensi in tua vece?

— Tu non capisci. Noi nasciamo nella Lega, viviamo con la Lega. Personalmente abbiamo il diritto di eleggere i dirigenti della Lega, e questo è tutto. La Lega si occupa della nostra carriera. Ci istruisce, ci gradua, stabilisce dei principi morali, e bada che ci atteniamo ad essi. Ci protegge escludendo dai nostri ranghi gli incompetenti. Abbiamo l’equivalente del giuramento d’Ippocrate. È chiamato Voto di Galeno. Dio salvi chi l’infrangerà… cosa che ho l’impressione che tu mi stia suggerendo.

— Può darsi — disse Reich con voce grave. — Forse sto insinuando che varrebbe la pena che tu rompessi il voto di fedeltà alla Lega. Forse io traduco tutto in denaro… più di quanto tu o qualsiasi esper di secondo grado possa sognare di guadagnare in tutta la vita.

— Lascia perdere, Ben. La cosa non m’interessa.

— Ammettiamo che tu infrangessi il giuramento. Che cosa accadrebbe?

— Verrei messo al bando.

— È già accaduto che delle telespie di grande ingegno rompessero con la Lega. Sono stati messi al bando. Che importa?

West sorrise storto. — Non puoi capire, Ben.

— Spiegami.

— Prendi per esempio quegli esper che hai citato. Non erano poi così furbi. È come… — West rifletté un momento. — Prima che la chirurgia si affermasse veramente esisteva un gruppo di persone minorate chiamate sordomuti.

— Non sentivano e non parlavano?

— Proprio così. Essi comunicavano per mezzo di un particolare linguaggio fatto di segni. Ciò significa che non potevano comunicare che con altri sordomuti. Capito? Dovevano vivere nella loro comunità o non potevano vivere affatto. Un uomo impazzisce se non può avere amici.

— Vuoi dire che voi esper siete come sordomuti?

— No, Ben. Voi non esper siete i sordomuti: se noi dovessimo vivere soltanto con voi impazziremmo. E ora, in nome di Dio, lasciami in pace. Se stai tramando qualcosa di losco, non voglio saperlo.

E West riattaccò il telefono senza attendere la risposta di Reich. Con un’esclamazione rabbiosa Reich afferrò un fermacarte d’oro e lo scagliò contro lo schermo di cristallo. Prima che le schegge fossero tutte cadute a terra, si era già sbattuta alle spalle la porta dell’ufficio e si avviava a grandi passi verso l’uscita del palazzo.

La sua segretaria sapeva dove stava andando. Il suo autista, un esper, sapeva dove voleva andare. Non appena Reich mise piede nel suo appartamento gli si fece incontro, per accoglierlo, il capo del personale di servizio, un esper anch’egli, che subito annunciò che si pranzava presto e gli servì il pranzo senza che avesse fatto in tempo a chiederlo. Sentendosi un po’ meno incline alla violenza, Reich cominciò a camminare su e giù per lo studio finché si diresse alla cassaforte: un semplice bagliore luminoso in un angolo.

Si trattava di scaffali incastrati fra loro a nido di vespa e sintonizzati nell’invisibile mediante una pulsazione monofasica. A ogni secondo, quando la fase visibile e quella invisibile coincidevano, lo schedario palpitava di una luce abbagliante. La cassaforte poteva essere messa in fase visibile stabile solo dall’impronta digitale dell’indice destro di Reich che era irriproducibile.

Reich posò la punta dell’indice al centro della macchia luminosa. Questa impallidì e apparvero gli scaffali. Tenendo sempre il dito nel medesimo punto, prese un piccolo taccuino nero e una grossa busta rossa su cui era scritto a grandi lettere DA APRIRSI IN CASO DI ASSASSINIO.

Cominciò a sfogliare rapidamente le pagine del taccuino: ANARCHICI… CORRUZIONE (GIÀ SPERIMENTATA)… CORRUZIONE (DA TENTARSI) RAPIMENTO… INCENDIO DOLOSO… Sotto le parole da tentarsi erano segnati i nomi di cinquantasette notissime persone. Tra esse figurava quello di Augustus T8, un medico esper di primo grado. Annuì soddisfatto.

Lacerò la busta rossa e ne esaminò il contenuto. Conteneva cinque fogli ricoperti da una scrittura vecchia di secoli. Quattro erano numerati: PIANO A, PIANO B, PIANO C, PIANO D. Il quinto portava il titolo INTRODUZIONE. Reich lesse lentamente l’antico scritto vergato da segni sottili come ragnatele.


A quelli che verranno dopo di me.

Il segno di un alto intelletto è dato dal rifiuto a soffermarsi su ciò che è ovvio. Se hai aperto questa lettera noi ci comprendiamo già l’un l’altro. Ho preparato quattro piani di assassinio che ti potranno essere di aiuto. Te li lascio in eredità come parte del patrimonio dei Reich. NOÌI sono che schemi essenziali. I particolari li ideerai tu, secondo le esigenze della tua epoca e del tuo caso.

Ma non dimenticarti di una cosa: l’essenza del delitto non muta. Si tratta sempre del conflitto dell’assassino contro la società: la vittima ne è il prezzo. E l’A B C del conflitto con la società non muta. Sii audace, forte e fiducioso e non fallirai l’impresa. Contro queste doti la società non ha difese.

Geoffrey Reich


Reich sfogliò i piani, lentamente, pensosamente, pieno di ammirazione per il vecchio filibustiere che aveva avuto tanto intuito e tanto ingegno da tramandare quell’opera ai suoi discendenti. La sua fantasia si eccitò, e nella sua mente le idee cominciarono a formarsi e a cristallizzarsi per essere analizzate, scartate e immediatamente sostituite.

Una frase attrasse la sua attenzione: Se hai la tempra dell’assassino, non indugiare troppo a far piani. / Lascia il più al tuo intuito / l’intelligenza ti può tradire ma l’istinto dell’assassino è infallibile.

— L’istinto dell’assassino — disse Reich con respiro affannoso. — Sento di possederlo!

Il telefono trillò e il telericettore automatico scattò. Si udì un rapido scambio di frasi, poi il nastro cominciò a snodarsi a sobbalzi dall’apparecchio. Reich si avvicinò alla scrivania e lo esaminò.

La risposta era brevissima e implacabile. CODICE REICH: RISPONDETE WWHG.

— Rifiuta l’offerta. Lo sapevo! — mormorò a denti stretti. — Benissimo, D’Courtney. Se non ci sarà fusione ci sarà delitto.