"Coraline" - читать интересную книгу автора (Gaiman Neil)

II

Il giorno dopo aveva smesso di piovere, ma la casa era avvolta da una fitta nebbia bianca.

— Esco a fare una passeggiata — disse Coraline.

— Non allontanarti — le raccomandò sua madre. — E copriti bene.

Coraline si mise il cappotto blu con il cappuccio, la sciarpa rossa e gli stivali gialli di gomma.

E uscì.

Miss Spink stava portando a spasso i cani. — Ciao, Caroline — le disse. — Che tempaccio.

— Eh già! — disse Coraline.

— Una volta ho interpretato il ruolo di Portia — disse Miss Spink. — Miss Forcible non fa che parlare della sua Ofelia, ma era la mia Portia che venivano a vedere. Quando calcavamo le scene.

Miss Spink era infagottata in strati e strati di maglioni e cardigan, il che la faceva sembrare più bassa e grassa che mai. Assomigliava a un grosso uovo lanoso. Portava occhiali con le lenti talmente spesse che i suoi occhi sembravano enormi.

— Mi mandavano sempre i fiori in camerino. Altroché - disse.

— Chi? — domandò Coraline.

Miss Spink lanciò una cauta occhiata circolare, guardandosi prima dietro una spalla e poi dietro l’altra, sbirciando attraverso la nebbia come se qualcuno potesse sentirla.

— Gli uomini - sussurrò. Quindi diede uno strattone ai guinzagli dei cani e riprese la strada di casa.

Coraline proseguì la sua passeggiata.

Aveva fatto tre quarti di giro intorno alla casa quando vide Miss Forcible, ferma davanti alla porta dell’appartamento in cui viveva con Miss Spink.

— Hai per caso visto Miss Spink, Caroline?

Coraline le rispose che sì, Miss Spink era fuori con i cani.

— Speriamo che non si perda; altrimenti le verrà il Fuoco di Sant’Antonio, vedrai — disse Miss Forcible. — Bisogna essere veri esploratori per trovare la strada con questa nebbia.

— Io sono un’esploratrice — disse Coraline.

— Ma certo, tesoruccio — disse Miss Forcible. — Cerca di non perderti.

Coraline continuò a passeggiare nel giardino ammantato di nebbia grigia. Stava attenta a non perdere mai di vista la casa.

Dopo circa dieci minuti di cammino, si ritrovò esattamente al punto di partenza.

I capelli le cadevano flosci e bagnati davanti agli occhi, e aveva il viso umido.

— Ohé! Caroline! — gridò il vecchio pazzo del piano di sopra.

— Oh, salve — rispose Coraline.

Con quella nebbia riusciva a scorgerlo appena.

L’uomo scese le scale esterne che portavano dall’appartamento di Coraline al suo. Le scese molto lentamente. Lei lo aspettò in fondo alle scale.

— Ai topi la nebbia non piace — le disse. — Gli fa afflosciare i baffi.

— Neanche a me piace molto — ammise Coraline.

Il vecchio si chinò su di lei, avvicinandosi tanto da farle il solletico all’orecchio con la punta dei baffi. — I topi ti mandano un messaggio — sussurrò.

Coraline non sapeva cosa dire.

— Il messaggio è il seguente. Non varcare quella porta. - E si interruppe. — Ti dice niente?

— No — rispose Coraline.

Il vecchio alzò le spalle. — Che buffi, i topi! Non fanno che prendere fischi per fiaschi. Sbagliano anche il tuo nome, sai? Continuano a chiamarti Coraline. Non Caroline. Niente Caroline.

Raccolse una bottiglia di latte dal primo gradino e cominciò l’arrampicata verso la sua mansarda.

Coraline entrò in casa. La madre stava lavorando nel suo studio, che profumava di fiori.

— E adesso che faccio? — chiese Coraline.

— Quand’è che ricomincia la scuola? — le domandò sua madre.

— La settimana prossima.

— Uff — sbuffò sua madre. — Immagino che dovrò comprarti dei vestiti nuovi. Ricordamelo, tesoro, altrimenti me ne dimentico — e tornò a digitare qualcosa sulla tastiera del computer.

— E adesso che faccio? — chiese di nuovo Coraline.

— Fa’ un disegno. — Le passo un foglio di carta e una penna a sfera.

Coraline provò a disegnare la nebbia. Dopo dieci minuti il foglio bianco era ancora bianco, a parte

N E B B I A

scritto in un angolo, a lettere leggermente ondeggianti. Con un leggero grugnito, passò il foglio a sua madre.

— Mm. Molto moderno, tesoro — disse lei.

Coraline sgattaiolò in salotto e cercò di aprire la porta nell’angolo. Era di nuovo chiusa a chiave. Immaginò che fosse stata la madre a chiuderla, e si strinse nelle spalle.

Coraline andò da suo padre.

Stava scrivendo al computer con la schiena rivolta verso la porta. — Vattene — le disse allegramente quando lei entrò nella stanza.

— Mi annoio — disse Coraline.

— Impara a ballare il tip tap — le suggerì senza voltarsi.

Coraline scosse la testa. — Perché non giochi con me? — gli chiese.

— Ho da fare — rispose lui. — Lavoro — aggiunse. Ancora non si era voltato a guardarla. — Perché non vai a dare fastidio a Miss Spink e a Miss Forcible?

Coraline si infilò il cappotto, si tirò su il cappuccio, uscì di casa, scese le scale e suonò il campanello di Miss Spink e Miss Forcible. Sentì un frenetico bau bau e i terrier scozzesi che scorrazzavano nell’ingresso. Dopo un po’, Miss Spink andò ad aprire.

— Oh, sei tu, Caroline — disse. — Angus, Hamish, Bruce, a cuccia, tesorucci. È Caroline. Accomodati, tesoro. Ti andrebbe una tazza di tè?

L’appartamento odorava di cera per mobili e di cani.

— Sì, volentieri — rispose Coraline. Miss Spink la fece accomodare in una stanzetta piena di polvere, che lei chiamava salottino. Alle pareti erano appese fotografie in bianco e nero di belle donne, e locandine teatrali incorniciate. Miss Forcible era seduta su una delle poltrone, e ci dava sotto con il lavoro a maglia.

Miss Spink versò il tè in una tazzina di sottile porcellana rosa con tanto di piattino, e le offrì un biscotto con l’uvetta.

Miss Forcible guardò Miss Spink, prese il lavoro a maglia e fece un respiro profondo. — Comunque, April. Come stavo dicendo, dovrai ammettere che il vecchio cane è ancora pieno di spirito — disse.

— Miriam cara, nessuna di noi due è più giovane come una volta.

— Madame Arcati — replicò Miss Forcible. — La balia in Romeo. Lady Bracknell. Parti di caratterista. Non possono mica mandarti in pensione dal palcoscenico.

— Adesso sì che siamo d’accordo, Miriam — disse Miss Spink.

Coraline si chiese se le due donne si fossero dimenticate di lei. Parlavano di cose senza senso, così pensò che fosse in corso una discussione; una di quelle discussioni vecchie e rassicuranti come una poltrona, il genere di discussione in cui nessuno vinceva e nessuno perdeva per davvero, ma che potevano continuare all’infinito: bastava che le due parti lo volessero.

Coraline continuò a sorseggiare il suo tè.

— Se vuoi, ti leggo le foglie sul fondo della tazza — le disse Miss Spink.

— Come? — disse Coraline.

— Le foglie di tè, cara. Ti leggo il futuro.

Coraline porse la sua tazza a Miss Spink, e lei diede una miope sbirciatina alle nere foglie di tè che si erano depositate sul fondo. Quindi storse le labbra.

— Sai, Caroline — disse dopo un po’ — sei in grave pericolo.

Miss Forcible sbuffò e mise giù il lavoro a maglia. — Non essere sciocca, April. Smettila di spaventare la bambina. I tuoi occhi ormai sono andati. Passami quella tazza, bambina mia.

Coraline portò la tazza a Miss Forcible, e lei ne esaminò attentamente il contenuto, scosse la testa, e tornò a guardare i fondi.

— Oh, cara — disse. — Avevi ragione tu, April. È in pericolo.

— Lo vedi, Miriam? — disse Miss Spink in tono trionfale. — I miei occhi sono buoni come una…

— E che pericolo sarebbe? — domandò Coraline.

Miss Spink e Miss Forcible la fissarono inespressive. — Non lo dicono — rispose Miss Spink. — Le foglie di tè non sono granché affidabili. Davvero no. Vanno bene per la situazione in generale, ma non per dettagli.

— Che devo fare, allora? — domandò Coraline, leggermente spaventata.

— Non vestirti di verde in camerino — suggerì Miss Spink.

— E non nominare un certo dramma scozzese — aggiunse Miss Forcible.

Coraline si domandò come mai fossero così pochi gli adulti di sua conoscenza che riuscivano a dire cose sensate. A volte si domandava a chi credessero di rivolgersi.

— E sta’ molto, molto attenta — disse Miss Spink. Si alzò dalla poltrona e si diresse verso il caminetto. Sulla mensola c’era un piccolo barattolo di vetro; Miss Spink ne tolse il coperchio e cominciò a tirarne fuori degli oggettini: una minuscola anatra di porcellana, un ditale, una strana monetina di ottone, due graffette e un sassolino bucato.

Porse il sassolino a Coraline.

— A che serve? — domandò la bambina. Il buco era proprio al centro del sasso e lo trapassava da parte a parte. Lo sollevò in controluce e ci guardò attraverso.

— Potrebbe servirti — disse Miss Spink. — Funziona contro le cose brutte, a volte.

Coraline lo mise nella tasca del cappotto, salutò Miss Spink, Miss Forcible e i cani, e uscì.

La casa era avvolta in una nebbia impenetrabile. Molto lentamente, la bambina si diresse verso i gradini che portavano al suo appartamento, quindi si fermò e si guardò intorno.

Con quella nebbia, sembrava un mondo di fantasmi. In pericolo!, pensò Coraline. Sembrava eccitante. Per niente una brutta cosa. Proprio per niente.

Poi cominciò a salire le scale, con il suo sassolino ben stretto nel pugno.