"Nel cuore della cometa" - читать интересную книгу автора (Benford Gregory, Brin David)

SAUL

Alla maggior parte della gente la creatura sarebbe parsa orrenda. Vagamente globulare, chiazzata di macchie gialle e ocra, con sporgenze aguzze tutt'intorno, aveva quel tipo di aspetto che soltanto una madre particolarmente indulgente avrebbe potuto amare.

Oppure un patrigno pensò Saul Lintz.

Milioni di minuscole, brutte creature sfrecciavano in ogni direzione dentro gli affollati confini di una singola, luccicante goccia d'acqua salata, incurvata a bolla dalla tensione superficiale fino a formare un alto e arcuato menisco sul vetrino del microscopio.

Saul regolò i comandi del sistema a fibre ottiche fino a quando il suo ingranditore non zumò su un singolo cianuto. — Eccoci — bisbigliò. — Tu andrai benissimo per la prova, ragazzo mio.

Premette un grilletto e lo strumento citologico lo sostituì, seguendo il piccolo microbo, rintracciandolo automaticamente dovunque nuotasse all'interno del suo minuscolo universo.

La creatura era una massa pulsante di microscopiche ciglia che s'increspavano più rapidamente di quanto l'occhio riuscisse a seguirle, generando iridescenze. Ma Saul conosceva comunque quella piccola creatura fin nelle sue parti più piccole. Riusciva a raffigurarsene ogni singolo, microscopico, variegato componente, ben oltre i limiti dello strumento; fino ai livelli degli acidi, delle basi, degli zuccheri e delle barriere lipidiche, il tutto finemente equilibrato.

Sfrecciava su e giù fra le altre migliaia di cellule ruvide e increspate, alla ricerca di ciò che le serviva per sopravvivere.

Non dissimile da noi. Soltanto che la nostra ricerca ha condotto noi umani a mezzo miliardo di miglia da casa.

Si sfregò gli occhi e si sporse in avanti, secondo un'abitudine acquisita molto tempo addietro, quando occasionalmente gli capitava di sbirciare attraverso le lenti di freddo vetro invece di lasciare che fossero le macchine a fare tutto il lavoro difficile. Rilassati si disse Saul. Non hai bisogno di allungare il collo sopra lo schermo.

Perfino qui, nella ruota gravitazionale della Edmund, che girava lentamente, non c'era un'attrazione sufficiente contro la quale lottare. Bisognava lasciarsi andare, oppure sprecare enormi energie soltanto per rimanere immobili.

Solo metà degli schermi e delle immagini olografiche nell'unità biologica traboccavano di luce. Su un'altra dozzina di superfici scure la pallida immagine di Saul veniva riflessa… folte sopracciglia sopra un naso generoso, e rughe che la maggior parte della gente, nell'incontrarlo, supponeva derivassero da una vita trascorsa sorridendo.

Soltanto quelli che conoscevano bene Saul, ed erano pochi, oggi, capivano la vera origine di quei solchi scoscesi: uno stoicismo che respingeva il dolore di molte, moltissime perdite.

Adesso, mentre Saul socchiudeva gli occhi per la concentrazione, quelle pieghe risaltarono. Azionando delicatamente un comando manuale, fece scendere una sottilissima scheggia di metallo cavo dentro quella piccola sfera di acqua salata appoggiata sul vetrino del microscopio. Sul principale schermo olografico, l'immagine del sottilissimo ago parve profilarsi come un giavellotto, mentre i computer lo guidavano verso il soggetto scelto per l'esperimento.

— Suvvia, meshugga, stupido animale — borbottò Saul quando il microbo cercò di schizzar via. — Rimani fermo per papà.

Il cianuto aveva un diametro inferiore ai cinquanta micron, così piccolo e innocuo che i suoi antenati erano vissuti pacificamente nei corpi umani per milioni di anni in tranquilla simbiosi, fino a quando non erano stati scoperti, più o meno una generazione prima. Per Saul quella minuscola creatura conteneva altrettante meraviglie della gigantesca cometa che richiamava tanta attenzione là fuori.

La videoparete principale del laboratorio era stata lasciata sintonizzata su una panoramica di Halley, non come appariva adesso — una nube che stava esaurendo la sua riserva di fluorescenza accumulata, la quale circondava un grumo di sei miglia di neve nerastra, ma com'era stata soltanto pochi mesi prima, in tutta la sua breve gloria, sfrecciando via davanti al Sole a metà della distanza orbitale della Terra, con la sua coda di ioni che danzava alla brezza protonica.

Erano ben appaiati in bellezza, il titanico messaggero cosmico che sarebbe stato la loro casa per più di un secolo e quella meraviglia microscopica che aveva reso possibile il soggiorno. Comunque non era sorprendente che, dei due, Saul si concentrasse su quella minuscola creatura vivente che si muoveva all'interno di quel piccolo globo acqueo.

Dopotutto, era stato lui a crearla.

Sh'ma Yisrael… ricordò a se stesso. Esiste un solo Dio, anche se dovesse porre i suoi strumenti nelle nostre mani, gli strumenti per plasmare la vita e forgiare mondi. Si tira indietro soltanto per vedere che uso ne faremo.

Nella sua attività, Saul giudicava saggio ricordarsene di tanto in tanto.

Quando l'ago si fu avvicinato al soggetto alla distanza di una cellula, Saul pronunciò una parola e attivò la sequenza del test. Una piccola nuvoletta indistinta disturbò l'acqua vicino alla punta dell'ago, dove minuscole tracce di una soluzione di acido cianidrico erano schizzate fuori.

Soltanto una manciata di molecole era coinvolta, eppure il minuscolo organismo reagì quasi all'istante. Le sue ciglia esplosero in un improvviso spasmo di attività, e la creatura balzò in avanti…

In avanti, verso l'ago. Inghiottì la punta, pulsando con evidente avidità.

Finora tutto bene. Saul sarebbe rimasto sorpreso se si fosse comportata in maniera diversa. I cianuti erano stati sottoposti ad un test completo sulla Terra, prima che la missione della cometa di Halley venisse approvata. Nessun fattore era più importante per il successo e la salute dei 410 fra uomini e donne, di quelle piccole creature.

Saul era fiducioso. Ma la vita, specialmente la vita i cui geni erano stati tagliati su misura, aveva un suo modo di cambiare quando meno lo si aspettava. La sopravvivenza di tutta quella gente dipendeva dal funzionamento di quei «nuti», dal fatto che si comportassero secondo le previsioni. Era stato lui a guidare la squadra che li aveva progettati, e non intendeva permettere che ci fossero insuccessi di nessun tipo. C'erano già abbastanza fantasmi della sua vita. Miriam, i bambini, la terra e il popolo della sua giovinezza… e, naturalmente, Simon Percell.

Povero Simon. Ricordava fin troppo bene come un solo errore avesse rovinato la vita del suo amico e quasi ogni cosa per la quale aveva lavorato. Continua a ricordarmi, Simon, continua a ricordarmi quali sono i pericoli che si corrono a voler fare la parte di Dio.

Adesso, tutto l'acido cianidrico era scomparso, stando agli schermi, succhiato da quell'avido organismo, e Saul annuì soddisfatto. Ogni essere umano che faceva parte di quella missione aveva milioni di cianuti che vivevano nel suo — di lui o di lei — flusso sanguigno e in quelle piccole sacche d'aria, spugne crivellate di alveoli, che erano i suoi polmoni. Quel campione prelevato a caso da uno dei membri dell'equipaggio, aveva appena dimostrato che sarebbe stato in grado di fare il suo principale lavoro: assorbire qualunque traccia del micidiale gas cianidrico disciolto prima che questo potesse entrare in contatto con i globuli rossi del suo ospite. Un'altra nuvoletta di anidride carbonica mostrò la sua capacità d'inghiottire il monossido di carbonio prima che questa sostanza chimica potesse legarsi stabilmente all'emoglobina umana.

Saul inizò la fase successiva del test. Minuscole tracce di un nuovo composto entrarono vorticando dentro la bolla salina. Questa volta il piccolo microbo sullo schermo si ritrasse rapidamente dall'ago, arricciandosi quasi come se fosse stato punto. L'acido cianidrico e il CO erano pascoli freschi per quella creatura, ma i componenti basilari dei tessuti umani sembravano rappresentare un deciso no-no.

Ancora una volta, buone notizie. Il secondo test dimostrava che il cianuto era del tutto avverso a considerare commestibili le cellule umane.

Questo per i punti fondamentali. C'erano innumerevoli altre cose da controllare. Saul fece scorrere mentalmente una lista, mentre attivava il sequenziometro per iniziare la fase automatica del test in programma.

riproduzione autolimitante, benevola accettazione da parte del sistema immunitario umano, sensibilità al pH, un vorace appetito per altre potenziali tossine cometarie…

Non era tanto un catalogo di attributi quanto una litania di sfide affrontate e vinte. Saul non poteva fare a meno di sentirsi orgoglioso per la sua piccola compagine, là sulla Terra, che aveva dovuto superare pregiudizi, burocrazia, e aperte superstizioni, per riuscire a svolgere il proprio lavoro. Alla fine, però, avevano creato una meraviglia: un nuovo simbionte umano.

I cianuti sarebbero stati una parte permanente e benigna di ogni uomo e donna dell'equipaggio per il resto della loro vita… e forse, osava immaginare, parte dell'animale umano, d'ora in avanti, come la flora intestinale che l'aveva sempre aiutato a digerire il cibo, e i mitocondri all'interno delle sue cellule che bruciavano lo zucchero per lui, convertendolo in energia utilizzabile.

— Chi può paragonarsi a te, o Signore… — bisbigliò amaramente, stuzzicando se stesso per il suo inestirpabile angolino di orgoglio. Saul aveva concluso molto tempo addietro che lui e Dio avrebbero dovuto essere pazienti l'uno verso l'altro. Forse l'universo non era costruito in maniera conveniente per nessuno di loro due. Saul osservò i risultati del test scorrere sullo schermo: tutti in chiaro, quasi perfetti, fino a quando un sommesso squittio gli annunciò l'apertura del bio-lab dietro di lui.


— Allora? Stiamo ficcando di nuovo il naso fra i nostri animaletti, Saul? Non riesci a lasciarli tranquilli?

Non aveva bisogno di alzare lo sguardo per riconoscere la voce di Akio Matsudo. — Ciao, 'kio. — Agitò la mano in segno di saluto senza neppure voltarsi. — Stavo soltanto controllando. E tutto sembra andare per il meglio, grazie. Non sono delle creature adorabili?

Sorrise mentre l'alto e arzillo medico giapponese arrivava al suo fianco e assumeva un'espressione acida. Il capo della Missione delle Scienze della Vita non aveva mai nascosto la sua opinione sulle «creature» di Saul. Erano necessarie, assolutamente indispensabili per il successo del loro viaggio di settantotto anni. Ma il povero Akio non era mai arrivato a vedere il loro lato più estetico.

— Ugh — fu il commento di Matsudo. — Per favore, non ricordarmi l'infestazione che in questo momento sta sciamando nei miei fluidi corporei. La prossima volta che desideri iniettarmi dei parassiti alieni…

— Simbionti — si affrettò a correggerlo Saul.

— … contro i quali il mio corpo non ha nessuna capacità immunitaria… la prossima volta eseguirò io stesso l'incisione… dall'inguine allo sterno!

Saul riuscì soltanto a sorridere quando l'espressione imbronciata di Matsudo si spezzò e l'uomo si mise a ridacchiare. Era un «ki-ki-ki» che gli spaziali avevano già mimato, facendone una specie di squillo di tromba nel sottoponte. Akio faceva spesso quelle lievi battute sulle tradizioni dell'antico Giappone.

Forse era simile al modo in cui Saul lasciava cadere degli yddishismi nei suoi discorsi, di tanto in tanto, anche se aveva imparato la lingua soltanto dieci anni prima. È il dialetto perfetto per gli esiliati pensò.

— Cos'hai là, 'kio? — Indicò un foglio sottile nella mano dell'altro.

— Ah. S-sì. — Matsudo aveva la tendenza a pronunciare male le sibilanti. — Già che stiamo parlando di sistemi immunitari, sono venuto a chiederti di esaminare con me l'inventario degli stimolanti, Saul. Credo sia il momento di rilanciare una malattia attenuata nel sistema di sopravvivenza.

Saul trasalì. Non aveva mai aspettato con ansia quel momento.

— Così presto? Ne sei sicuro? I quattro quinti della spedizione sono ancora ibernati a bordo della Sekanina e delle altre chiatte da carico. Tutti quelli che abbiamo svegli, al momento, sono l'equipaggio della Edmund e il personale di supporto.

— Una ragione in più — rispose Matsudo. — Trenta spaziali sono vissuti insieme in questa nave angusta per più di un anno. Un'altra quarantina sono stati fuori dai portelli per più di due mesi, quando ci siamo avvicinati alla cometa. A quest'ora tutti i virus minori che si sono portati dietro quando sono partiti dalla Terra hanno fatto il loro corso.

«Ho fatto un censimento dei parassiti, ed ho scoperto che più di tre quarti degli organismi patogeni ambientali si sono già estinti! È ora di liberare una nuova sfida».

Saul sospirò. — Sei tu il capo. — In realtà, sarebbe stato compito di tutto il biocomitato decidere le sfide da lanciare al sistema immunitario. Ma ricordarlo ad Akio avrebbe significato offenderlo. E comunque, la procedura faceva parte della routine.

Però, il naso già prudeva a Saul al pensiero di quell'infelice prospettiva.

Allungò la mano verso la consolle della bio-biblioteca e batté rapidamente un codice. Una pagina di dati comparve nel vuoto davanti a un fondale nero.

Saul annuì, rivolto a quelle brillanti lettere verdi. — Ecco un affascinante spiegamento di nefasti batteri a tua disposizione, dottore. Con quale pestilenza desideri infettare i tuoi pazienti? Abbiamo vaiolo, varicella, rosolia.

— Niente di così drastico. — Matsudo agitò una mano. — Per lo meno non così presto.

— No? Bene, abbiamo l'impetigine, il piede dell'atleta…

— Amaterasu! Il cielo ce ne guardi, Saul! Con questa umidità? Prima che l'habitat nelle gallerie scavate nella cometa e i grandi deumidificatori siano entrati, in funzione? Tu sai come la pensa la Marina sulla presenza dei funghi a bordo di un nave spaziale. Cruz ci scuoierebbe…

Si arrestò di colpo e sorrise con la bocca storta. — Ah, ah. Molto divertente, Saul. Ti stai prendendo gioco di me, naturalmente.

Saul aveva conosciuto Matsudo superficialmente per molti anni, nel corso di conferenze scientifiche, e anche per la reputazione che si era fatto. Ma quell'uomo rappresentava ancora per lui, almeno in parte, un enigma. Per esempio, per quale ragione si era offerto volontario per quella missione? Fra tutti i tipi disposti ad arruolarsi per lasciare la Terra, passando settantatré anni su settantotto di missione in ibernazione nelle capsule, per poi far ritorno su un mondo divenuto del tutto estraneo, alieno, a quale categoria apparteneva Akio? Era un idealista, seguiva il sogno del capitano Miguel Cruz per ciò che la missione avrebbe potuto significare per l'umanità? Oppure era un esiliato, come molti membri di quella spedizione?

Forse è un po' di entrambe le cose.

Matsudo si passò una mano fra i lucidi capelli neri, folti come quelli d'un giovane. — Vuoi essere così gentile da scegliermi un virus del raffreddore, Saul? Qualcosa che sfidi abbastanza l'equipaggio così da mantenere attiva la loro produzione di anticorpi e il conteggio delle cellule T? Per quello che m'importa, non ci sarà neppure bisogno che se ne accorgano.

Saul pronunciò ad alta voce una successione di lettere, e comparve una nuova pagina. — Il cliente ha sempre ragione — ruminò ad alta voce. — E sei fortunato! Abbiamo otto varietà di raffreddore in vendita.

— Sono stupito — commentò Matsudo. Ma poi corrugò la fronte e sollevò entrambe le mani. — A ben ripensarci, lascia che sia io a scegliere! Non voglio che qualcuno dei tuoi mostri sperimentali si scateni proprio adesso, non importa quello che puoi dire sulle meraviglie della simbiosi!

Saul si tirò da parte, mentre Akio si chinava in avanti per sbirciare la lista delle malattie disponibili, borbottando sommessamente fra sé. Era ovvio che Matsudo aveva tralasciato ancora una volta di mettersi le lenti a contatto.

È più alto di suo nonno di tre buoni decimetri pensò Saul. E guarda con sospetto i cambiamenti. Uno scienziato, eppure è troppo conservatore per farsi fare un trapianto della cornea che gli permetterebbe di vedere di nuovo senza aiuto.

Cos'è successo ai giapponesi innovativi, affamati di futuro, di tanti anni fa?

Se era per questo, cos'era successo a Israele, la tua terra natale? Come avevano potuto i discendenti dei pionieri del Negev, i più possenti guerrieri di due secoli, declinare lentamente nell'occultismo e nella superstizione? Cosa aveva trasformato i sabra dall'occhio limpido in pecore spaventate, così da permettere ai fanatici leviti e ai salawiti d'impadronirsi, con tutta facilità, del controllo?

I misteri facevano parte di un mistero ancora più grande che sorprendeva tuttora Saul, il modo in cui l'umanità pareva perdere sempre di più il coraggio, perfino adesso che il Secolo dell'Inferno stava giungendo alla fine e tempi migliori si profilavano finalmente all'orizzonte.

Non era un pensiero che lo tranquillizzasse. La scienza biologica era in condizioni altrettanto brutte. Le luminose speranze offerte da Simon Percell e dagli ingegneri genetici nella prima parte del secolo erano quasi completamente crollate in una serie di scandali più di un decennio prima, lasciando dietro di sé soltanto una stolida industria farmaceutica e qualche operatore indipendente come lui, Saul, a portare avanti la battaglia.

La Terra stava diventando sgradevole per i dissidenti come lui, uno dei motivi che l'avevano spinto a partecipare a quella missione. L'esilio nel tempo e nello spazio non era certo la peggiore fra le prospettive che gli si erano presentate.

— Useremo il rinovirus TR-3-APZ-471 — annunciò Matsudo, in apparenza soddisfatto da quella selezione. — Sei d'accordo, Saul?

Saul già sentiva arrivare uno sternuto. — Una piccola, ingenua varietà, ma sono sicuro che la sua presunzione ti divertirà.

— Scusa?

— Oh, lascia perdere — grugnì Saul. — Come custode ufficiale dei piccoli animali, ti farò trovare una fiala incubata di quei cattivoni nel tuo box entro domattina. — Toccò un tasto, e quell'inventario luminoso scomparve.

Matsudo si rialzò con facilità all'ottavo di G presente nella ruota-laboratorio della Edmund, e si sedette sul banco. Sospirò, e Saul seppe che il suo amico stava per mettersi a filosofare. Durante il lungo viaggio dalla Terra avevano fatto innumerevoli partite a scacchi e si erano scambiati altrettanto innumerevoli opinioni sul mondo, e mai una volta si erano scostati di un solo millimetro dalle loro reciproche idee.

— Non è come quando eravamo alla scuola di medicina, non è vero, Saul? Tu ad Haifa ed io a Tokyo? Siamo stati educati a odiare i germi patogeni, i virus, i batteri e i protozoi infettivi, a volerli spazzar via dalla faccia della Terra. Adesso, li coltiviamo e li usiamo. Sono i nostri strumenti.

Saul annuì. Di quei tempi, metà del lavoro di un medico comportava proprio l'uso attento di quegli stessi orrori, che andavano elargiti con giudizio per creare delle sfide.

— Tieni in esercizio il sistema immunitario del paziente e lascia che sia lui a fare il resto — disse Saul, annuendo. — È il sistema migliore, Akio. Vorrei soltanto che tu capissi che i miei cianuti fanno parte della stessa progressione.

Matsudo roteò gli occhi. Lui e Saul avevano discusso di questo moltissime volte.

— Ancora una volta mi rincresce di non poter essere d'accordo con te. Nell'un caso noi insegnamo al corpo a rafforzarsi e a respingere ciò che è estraneo. Ma tu lo persuadi ad accettare un intruso, per sempre!

— Forse una buona metà delle cellule del corpo umano sono forme di vita ospiti, Akio… batteri dello stomaco, pulitori dei follicoli, loro aiutano noi; noi aiutiamo loro.

Matsudo agitò la mano. — Sì, sì. La maggior parte di ciò che definisci te stesso, non lo è! L'ho sentito altre volte. So che non ci vedi come individui, Saul, ma come grandi alveari sinergici di specie cooperanti. — C'era una nota tagliente nella voce di Matsudo che Saul non ricordava di aver mai sentito prima. L'esagerazione non faceva parte dello stile abituale di Matsudo.

— Akio…

Matsudo si affrettò a proseguire: — E se anche tu avessi ragione, Saul? Tutti questi organismi che condividono i nostri corpi con noi sono cresciuti in simbiosi con noi nell'arco di milioni di anni. Ciò è completamente diverso dall'iniettare di proposito dei mostri con i geni tagliati su misura in un tale delicato equilibrio!

Il suo volto si era leggermente arrossato. Saul considerò la possibilità di sforzarsi di spiegarglielo una volta ancora… di spiegargli che i cianuti discendevano da creature che erano vissute pacificamente nell'uomo per molti eoni. Ma naturalmente lui sapeva come avrebbe risposto Aiko. Dopo tutti i cambiamenti che erano stati operati, i cianuti erano una nuova specie, diversi dai loro cugini naturali allo stesso modo in cui gli uomini lo erano dalle scimmie.

— Saul, il Movimento Restaurare e Riflettere c'insegna che dobbiamo pensare con la massima attenzione prima d'interferire con la natura. Il Secolo dell'Inferno ci ha dimostrato quanto può essere pericoloso intromettersi là dove non siamo in grado di capire.

Sollevando lo sguardo allo schermo del microscopio, dove il suo minuscolo soggetto stava ancora subendo il suo test, Saul vide che la minuscola creatura pulsava ancora vicina all'ago: vessata ma in salute.

— Io… — Scosse la testa e tacque. Saul non aveva nessuna idea di cosa preoccupasse il suo amico.

— Non c'è ancora nessun segno della Newburn, vero?

Matsudo scosse la testa, lo sguardo rivolto al pavimento. — Il capitano Cruz e i suoi ufficiali stanno ancora cercando. Forse quando la cometa si sarà calmata un po' di più, quando gli ioni della chioma e della coda saranno meno rumorosi… Per fortuna c'erano soltanto quaranta persone a bordo di quella nave. Se fosse stato un altro di quei rimorchiatori, la Selenia, o la Whipple, oppure la Delsemme… — Scrollò le spalle.

Saul annuì. Non c'era da stupirsi che Matsudo fosse irritabile. Più di trecento fra uomini e donne erano stati spediti dalla Terra con cinque anni di anticipo rispetto alla Edmund, insieme alla maggior parte dell'enorme quantità di equipaggiamento della spedizione, raffreddati quasi al punto di congelamento a bordo di quattro sottili trasporti robotizzati, cavalcando la luce del sole dietro a vele sottili come garze, larghe mille chilometri.

Soltanto la squadra dei «fondatori» aveva scelto la corsia veloce, energeticamente dispendiosa, a bordo della vecchia Edmund Halley. Avevano esaurito il loro carburante fin quasi all'ultima goccia per tener testa all'orbita furiosamente retrograda della cometa. Quando fossero arrivati, il compito prioritario che aspettava l'equipaggio della nave-torcia era appunto quello di recuperare i giganteschi cilindri che contenevano la maggior parte del personale della missione, immerso nel sonno profondo.

Ogni sistema di viaggio presentava degli svantaggi, nave-torcia o chiatta che fosse. La maggior parte del personale della Edmund doveva fare lunghi turni, sopportando la noia e una vita in condizioni anguste per più di un anno nello spazio. Allo stesso modo condividevano i pericoli — recentemente manifestatisi nel modo più brutale — collegati alla costruzione della base.

Sull'altro versante, avevano un certo controllo sul proprio destino. Non dovevano salpare attraverso lo spazio per anni addormentati e quasi prossimi al congelamento, confidando che qualcun altro li raggiungesse, agganciasse le loro esili chiatte, e alla fine li svegliasse…

Gli uomini e le donne a bordo della Newburn sarebbero forse andati alla deriva per sempre? Se Cruz e il suo equipaggio non avessero mai localizzato la chiatta, ci sarebbe stata la probabilità che qualcun altro, in qualche lontana epoca, li raccogliesse? Cosa avrebbero trovato al loro risveglio, dopo un viaggio talmente interminabile lungo il fiume del tempo?

— Saranno ottanta lunghissimi anni, Saul. — Matsudo scosse pensosamente la testa, guardando la videoparete, sfavillante con la cometa di Halley al suo massimo splendore su un sontuoso fondale di stelle. Le code, l'una di plasma e l'altra di polvere, rilucevano come vessilli sbattenti, come plankton in un mare fosforescente. — Ci vorrà molto tempo prima che rivediamo casa nostra.

Saul sorrise, nascondendo i propri timori a beneficio dell'amico. — Per la maggior parte, trascorreremo il tempo addormentati, 'kio. E quando torneremo a casa saremo ricchi e famosi.

Matsudo sbuffò a quel pensiero, ma riconobbe l'intenzione di Saul gratificandolo d'un sorriso. L'ironia era il tratto comune che li rendeva amici malgrado tutte le loro divergenze.

Un campanello squillò, e Saul sollevò lo sguardo mentre l'ago della microsonda si ritraeva dall'acquosa goccia salina. Adesso il cianuto soggetto all'esperimento galleggiava grigio e flaccido. L'ultimo test doveva dimostrare come la piccola creatura potesse pur sempre venire uccisa con facilità, nel caso in cui fosse sorta la necessità di farlo.

La prerogativa del creatore? si chiese. Oppure le mie spalle si sono incurvate impercettibilmente sotto un minuscolo senso di colpa in più?

I predatori stavano già annusando il microscopico cadavere. Saul allungò la mano e spense il microscopio.