"Nel cuore della cometa" - читать интересную книгу автора (Benford Gregory, Brin David)

SAUL

Flash; WorldNet4: il Comitato Olimpico Internazionale, durante l'odierno incontro a Tokyo, ha ceduto alla pressione della Lega dell'Arco del Sole e ha votato l'esclusione delle persone geneticamente mutate, i cosiddetti 'percell', dalla partecipazione ai Giochi del 2064 a Lagos.

I membri del Blocco Progressista sono state le uniche nazioni a opporsi col loro voto alla proposta. I capi del Blocco, Danimarca, Hawaii, Indonesia, Texas e l'Unione del Vicino Oriente hanno dato gran rilievo alle loro obiezioni ritirandosi dalla competizione, che adesso promette di essere la più controversa dai discussi Giochi del 2036.

Il presidente del CIO, Asoka Barawayandre, ha dichiarato: — La decisione di questi particolari territori non rappresenta una grossa sorpresa. Hanno accolto un maggior numero di 'percell' come immigrati da paesi che non danno più il benvenuto a quella razza. Le loro squadre nazionali erano già compromesse da questi discutibili elementi.

I membri astenuti comprendevano la Grande Russia, gli Stati Uniti d'America, il Regno del Galles, la Georgia Sovietica e la Federazione della Diaspora.

Gli osservatori ritengono che sarà presentato ricorso alla Corte Mondiale.


Saul finì di leggere il tabulato e sollevò lo sguardo sull'uomo che gliel'aveva cacciato sotto il naso.

— Sprechi carta per stampare questa roba, Joao? Avresti potuto trasmetterlo via fax-veloce con altrettanta facilità sulla mia consolle.

Joao Quiverian era un uomo magro dal volto olivastro, con un indomabile ciuffo di capelli neri e un naso romano, aquilino, che pareva quasi una decorazione. L'uomo non si lasciò sviare dall'ironia bonaria di Saul. Insistette per avere una risposta.

— Tu avresti ignorato un fax-veloce. Voglio sapere subito cosa ne pensi di questo voto, Saul.

— Che importanza ha la mia opinione? — Saul scrollò le spalle. — Mi delude che la Diaspora si sia soltanto astenuta. Una federazione mondiale di popoli profughi dovrebbe prendere posizione su una cosa del genere. Ma stanno cercando con tanta foga di farsi accettare, che la cosa in realtà non mi sorprende. — Gli restituì il foglio. — Per il resto, direi che il mondo non si smentisce.

Era ovvio che la risposta non soddisfaceva Joao, il quale era stato nominato capo planetologo soltanto tre settimane prima, quando un incidente anomalo aveva ucciso il professor Lehman. Saul sapeva che quello doveva comunque essere un periodo di frustrazione per il brasiliano. Si trovava là, a poche dozzine di chilometri da una cometa davvero splendida, e gli ordini stabilivano che la scienza doveva lasciare il passo agli ingegneri e ai tecnici ancora per parecchie settimane.

Quiverian doveva affidarsi ad un aiuto part-time da parte di Saul e di pochi altri “cometologi dilettanti” che erano stati addestrati in quel campo come seconda specializzazione. Senza alcun dubbio aspettava con ansia il risveglio di alcuni dei dormienti delle chiatte per poter discutere di arcane questioni cometarie con suoi pari completamente accreditati.

Di solito Saul andava d'accordo con quell'uomo, fintanto che discutevano di questioni basilari concernenti l'antico sistema solare. Questa volta, però, Quiverian era di umore politico.

— Suvvia, Saul. Questa notizia dalla Terra è importante, una pietra miliare! Mi aspettavo di più da te. Una protesta indignata. Forse la dichiarazione che i percell sono esseri umani veri e propri.

Saul si trovava là, nel laboratorio di planetologia, per aiutare ad analizzare i delicati nuclei di ghiaccio che gli spaziali stavano riportando a bordo della Halley: gli era stato affidato quell'importante incarico di rincalzo per la sua esperienza di laboratorio. Non era venuto là per farsi punzecchiare da Quiverian. Arcuò il piede sinistro sotto il supporto della sedia. — Suvvia, Joao, tu volevi che esaminassi con te alcune inclusioni organiche. Diamo un'occhiata al campione.

Tese la mano per farsi passare il sottile tubo sigillato lungo due metri che il brasiliano aveva appoggiato su banco alle proprie spalle.

Ma Quiverian insisteva. — Nessuno dice che questi poveri mutanti siano inumani. Soltanto che sono stati un orribile errore. Non puoi biasimare i popoli della Terra, con le nazioni dell'Arco del Sole alla loro testa, perché esigono dei controlli.

— Capisco — annuì Saul. — Controlli come quello di bandire i percell dalle Olimpiadi. Quale sarà la prossima mossa, Joao? Gabinetti separati? Abbeveratoi speciali? Ghetti?

Quiveran sorrise. — Oh, Saul. Non è questione soltanto di quei pochi record di atletica che i percell hanno infranto, esibizioni innaturali che hanno destato l'ira di milioni di persone. Quella era soltanto l'ultima goccia. Le tue creazioni…

— Non le mie creazioni. — Saul scosse insistentemente la testa.

Quiveran sollevò una mano. — D'accordo, le creazioni di Simon Percell, i suoi mostri, questa gente sono il ricordo vivente dell'arroganza della scienza settentrionale del ventesimo secolo, che ha quasi distrutto il mondo!

Saul sospirò. — Suvvia, Joao. Non puoi incolpare la scienza e il vecchio Nord di ogni cosa. È vero, hanno usato più della loro porzione di risorse, ma tu parli come se le nazioni dell'Arco non avessero nessuna colpa per il Secolo dell'Inferno. Dopo tutto, chi è stato ad abbattere le foreste tropicali malgrado tutti gli ammonimenti? Chi ha fatto aumentare il livello di anidride carbonica…

Quiveran lo interruppe, rosso in viso: — Credi davvero che io non lo sappia, questo, Saul? Guarda la mia terra, il Brasile. Soltanto adesso, dopo una lotta impari, cominciamo a riprenderci da un olocausto ambientale che ha spazzato via un terzo delle specie della Terra… tutte sacrificate sull'altare della cupidigia più incosciente.

— Molto bene. Allora la colpa è ripartita…

— Sì, certo. Ma la teconologia stessa era in parte in errore! Noi siamo semplicemente andati avanti quasi alla cieca con le migliori intenzioni. — Quiverian inarcò sardonicamente le sopracciglia. — Facendo il bene a detrimento della stessa natura!

Era ovvio che quell'uomo ci credeva, appassionatamente. Saul trovava ironica la cosa. Prima della fine del secolo, le nazioni del vecchio Nord avevano predicato la difesa dell'ambiente a un Terzo Mondo che non prestava nessun orecchio — dopo aver già trebbiato la maggior parte della ricchezza accesibile del pianeta. Adesso il pendolo aveva girato dall'altra parte. I popoli equatoriali dell'Arco del Sole parevano ossessionati da una mistica passione per la natura che avrebbe stupefatto i loro nonni avidi di terra.

Perché le conversioni devono arrivare sempre così in ritardo? Perché mai la gente si scusa con i cadaveri?

Gli venne risparmiata una risposta quando una voce dal marcatissimo accento si levò da dietro il banco sul quale erano ammucchiati ì campioni del nucleo.

— Ehi? Mi sono perso qualcosa? Esattamente… di quali crimini è stata responsabile la scienza dei bene intenzionati? Vi dirò quale! Forse il nostro amico brasiliano si riferisce a quei medici stranieri che vennero per ridurre la mortalità infantile in paesi come il suo. Boom! Sovrappopolazione. Per i nostri moderni archisti quello dev'essere stato l'orrore peggiore di tutti!

Il volto di Quiverian s'imporporò ancora di più. — Malenkov, russo grassone e ipocrita che non sei altro! Esci fuori di lì e vieni a discutere faccia a faccia, da uomo. Non devi nasconderti: non sono un cecchino ucraino!

— Siano ringraziati i santi almeno per questo. — Nicholas Malenkov girò intorno al banco impugnando un blocco di appunti, sorridendo, un gigante che si muoveva con la grazia di un lottatore, perfino nelle scomode maree di Coriolis della ruota di gravità.

Salvato pensò Saul con viva gratitudine e colse l'occasione per cambiare argomento. — Nicholas, ho sentito dire che Cruz e il gruppo dei tecnici hanno i risultati preliminari degli esperimenti con i pannelli a gas. C'eri anche tu?

Il massiccio slavo sogghignò. — Volevano avere intorno almeno uno di noi amanti delle palle di neve, quando li hanno provati. Tu, Joao e Otis eravate occupati. Così ci sono andato io.

Insieme a Saul e allo spaziale senza gambe, Otis Sergeov, il dottor Malenkov possedeva una seconda qualifica come cometologo… malgrado le frequenti proteste costernate da parte di Joao Quiverian. Il grosso russo allargò le braccia. — Amici miei, i risultati sono incoraggianti. Già con pochissimi pannelli installati abbiamo alterato l'orbita della cometa di Halley! L'effetto è piccolo, ma abbiamo dimostrato che il controllo della dispersione dei gas ci può permettere di compiere dei mutamenti d'orbita!

Saul annuì. — Naturalmente il metodo funziona soltanto in prossimità del perielio, nelle vicinanze del Sole.

— È vero. Questa serie di test ha mostrato soltanto un piccolo effetto, in diminuzione. Ben presto la sublimazione superficiale cesserà del tutto. Il progetto dei pannelli verrà sospeso per settant'anni. Ma la prossima volta — Malenkov sorrise, — quando ci tufferemo di nuovo verso l'interno, verso il Caldo…

Il Caldo. Era la prima volta che Saul sentiva qualcuno riferirsi al Sole il quel modo.

— … allora questo lavoro dimostrerà la sua utilità. Con i grossi propulsori a razzo a sgomitare all'afelio, e i pannelli di controllo dell'evaporazione che funzionano al perielio, avremo i mezzi per guidare questa antica palla di ghiaccio quasi su tutte le orbite che più ci piaceranno!

Quiverian corrugò la fronte, cupo, e scosse la testa. — Supponiamo che tutte queste interferenze funzionino. Esattamente, cosa faresti, dottore, cosa faresti tu, con… con una cometa intrappolata?

Oh, no. Saul aveva capito a che cosa stava mirando quella conversazione.

— Ma chi se ne frega? — esclamò Malenkov, in tono entusiasta. — Le idee sono rimbalzate qua e là per più di un secolo, su ciò che la gente avrebbe potuto fare con le comete.

— Idee eccentriche, vuoi dire.

Malenkov scrollò le spalle. — Il nostro attuale progetto consiste nel realizzare una grande svolta non appena superato Giove, fra settant'anni, usando al gravità del grande pianeta per intrappolare Halley in un'orbita assai più accessibile. Alla fine, questa palla di ghiaccio potrà fornire delle sostanze volatili a basso prezzo e aiutare il popolo della TerraVicina a creare il suo Terzo Altopiano nello spazio.

Quiveran scosse al testa. — Propaganda. L'ho sentita fin troppe volte.

Malenkov continuò imperturbato: — Le possibilità sono infinite. Una volta che avremo dimostrato la possibilità delle capsule del sonno a lunga durata, le comete potranno costituire degli splendidi transatlantici spaziali, per percorrere il sistema solare in assoluta sicurezza.

Saul vide che un piccolo pubblico aveva cominciato a radunarsi accanto alla porta aperta del laboratorio, attirata dai vicini uffici. Malenkov si accorse di loro e il suo entusiasmo crebbe ancora di più.

— Forse potremmo trovare delle sostanze chimiche ancora più utili, come quelle che Joao e il capitano Cruz hanno trovato su Encke. Diamine, potrebbe perfino esserci qualcosa che vale la pena prendere in considerazione nell'idea di utilizzare le comete per terraformare Venere o Marte! Alla fine, potrebbero essere resi adatti alla colonizzazione.

— Ah! — sbuffò Quiverian.

— Signori — si affrettò a intervenire Saul. — Suggerisco di…

Ma Quiverian lo ignorò, scuotendo un sottile tubo per campioni rivestito di plastica in direzione di Malenkov. — Questo è un atteggiamento che mi riesce insopportabile. L'idea originaria era di studiare le comete, le più antiche fra le opere di Dio. Ma adesso, la conoscenza soltanto per la conoscenza non sembra importare più. Adesso, non volete soltanto scremare a fondo questa cometa, ma anche modificare avventatamente interi pianeti, ancora prima che si riesca a capirli!

Malenkov ammiccò più volte, colto di sorpresa dalla collera di Quiverian. Saul sapeva che Nicholas aveva poche opinioni politiche. Era una delle persone più brillanti che Saul avesse mai incontrato, ma quell'uomo non pareva mai voler capire che per certa gente un disaccordo non era una partita a scacchi, né uno sport per gentiluomini; sotto questo aspetto era un russo assai poco russo.

Saul tentò ancora una volta di farli smettere. — Joao! Nick stava soltanto parlando di possibiltà. Fra trent'anni la Terra avrà avuto il tempo per decidere…

Ma l'infuriato brasiliano non l'ascoltava più. La mano sinistra di Quiverian stringeva la lunga carota col suo contenitore, e la sua mano destra si strinse formando un pugno. — Siamo appena emersi dal più terribile secolo della storia umana… il peggiore del nostro mondo sin dall'olocausto del pleistocene… e adesso ci sono degli idioti che vogliono mandare delle gigantesche palle di ghiaccio ad abbattersi sui pianeti?

— Non ho mai detto…

Quiveran avanzò minaccioso verso Malenkov. — Mi dica, dottore, quanto tempo ci vorrà prima che il bersaglio non sia Marte, o Venere, ma la Terra?

Le sue braccia tagliarono l'aria per dare enfasi alla frase, cosa assai poco saggia da farsi alla debole pseudogravità. Quiverian agitò le braccia per recuperare l'equilibrio e il lungo tubo andò a infrangersi sul ripiano del bancone, spezzandosi con uno schiocco assordante. Ghiaccio scuro, bruno, solcato da vene bianche e nere, si riversò sulla superficie.

— Idiota! Goyishe kopf! — Saul agguantò il brasiliano prima che la sua testa colpisse la grossa struttura del microscopio. Si girò in fretta e indicò la gente che si accalcava alla porta.

— Tutti voi, fuori! Chiudete quel boccaporto e attivate il sigillo dell'aria. Nick, Joao, andate a prendere le maschere!

Poi spinse Quiverian verso l'armadio con le attrezzature di emergenza, alla parete. Muovendosi rapidamente, afferrò un contenitore di plastica per il riciclaggio e lasciò cadere il suo fascio di tabulati arrotolati sul pavimento. Quando Malenkov tornò, allacciandosi una piccola maschera sul viso e porgendone un'altra, Saul stava spazzando via dal pavimento i frammenti di ghiaccio che stavano rapidamente fondendo, versandoli dentro la vasca.

La voce del russo suonava ovattata: — La tua maschera, Saul! Mettitela.

Saul scosse la testa e continuò a lavorare. Aveva una fiducia totale nei piccoli simbionti presenti nel suo sangue, nella loro abilità per proteggerlo dai cianuri e da altri veleni cometari. Sarebbe stato meglio, sì, che lo facessero, altrimenti la colonia non avrebbe durato a lungo all'interno di Halley. In quel momento lo preoccupava di più impedire la contaminazione degli altri campioni che il pericolo che lui stesso stava correndo.

I frammenti sparpagliati intorno parevano esalare un aroma gradevole… qualcosa che vagamente rievocava in lui i boschi di mandorli sul lago Kinneret, in Galilea, durante la primavera.

— La mia carota! — urlò Quiverian, quando fu di ritorno, armeggiando con la propria maschera. — Cosa stai facendo, ebreo impiccione? Quello era il campione più profondo che avevamo raccolto!

Saul spazzò via gli ultimi frammenti, buttò anche la spugna nella vasca, e ne chiuse ermeticamente il coperchio. C'erano quasi un trilione di tonnellate di ghiaccio là fuori, dentro Halley, pronte a venir studiate. Quella perdita non era una tragedia scientifica.

— Oh, ma non è vero, Joao — disse Malenkov, rassicurante. Il massiccio russo esaminò i tubi autoraffreddanti sul bancone. — Diamine, soltanto un'ora fa il mio compatriota, Otis Sergeov, è tornato con una nuova carota, presa a un chilometro di profondità dentro Halley. Vediamo se mi riesce di trovarla qui in mezzo.

— Sergeov! — imprecò Quiverian. — Quel mutante percell fanatico? Oh, numi! C'erano tanti bravi planetologi che avrebbero potuto venire con noi! Perché, oh, perché mi hanno accollato simili assistenti: un colossale russo sciocco, un percell senza gambe, e uno stregone genetico!

Malenkov scrollò le spalle e rispose amabilmente come se fosse la più ragionevole domanda del mondo: — Immagino che tu debba sopportarci perché quegli altri tizi non sono venuti, Joao.

Saul chiuse gli occhi, e se li coprì con le mani.

— Già! — Quiverian si lanciò verso la porta ignorando il segnale giallo di allarme per l'aria, e si aprì la strada tra la folla lì fuori.

— Ma cos'è mai che lo rode? — chiese Malenkov a Saul, dopo che la porta si fu nuovamente chiusa con un sibilo. Corrugò la fronte. — Saul? Cosa ti succede? Stai male?

Saul finalmente si scoprì gli occhi. Erano pieni di lacrime.

— Saul? Amico mio, io…

Saul picchiò sulla consolle, lì al suo fianco, e scoppiò in una fragorosa risata, incapace di contenersi ancora.

— Joao ha ragione — dichiarò, asciugandosi gli occhi. — Decisamente, la cometa di Halley merita di meglio. Ma dovrà sopportarci.


Saul non rimase sorpreso, un po' più tardi, quando arrivò un ufficiale a indagare sul ghiaccio versato. Ma neppure sbatté gli occhi quando fece il suo ingresso il tenente colonnello Suleiman Ould-Harrad, con un blocco d'appunti in una mano e un rilevatore di tracce di gas nell'aria nell'altra. Il mauritano dalla pelle scura era l'ultima persona che Saul si sarebbe aspettato.

La specialità di Ould-Harrad erano i grandi, enormi sistemi di sopravvivenza, del tipo che stavano installando su Halley proprio adesso. Ma doveva essere stato l'unico ufficiale disponibile al momento per indagare sull'incidente.

Tutti erano a conoscenza del motivo per cui Ould-Harrad partecipava a quella missione. Il giovane ufficiale aveva avuto degli amici nella Congiura del Temple Mount, e soltanto i legami che aveva avuto con la famiglia reale centroafricana gli avevano consentito di cavarsela con l'esilio invece che con la prigionia per il crimine di associazione sovversiva.

Durante gli ultimi tre anni il mauritano non aveva detto più di dieci parole a Saul. Quella cortesia era stata ricambiata.

La Terra è molto lontana alle tue spalle ricordò Saul a se stesso. E niente può cambiare il passato. Si fece da parte. — Entri, colonnello. Ho già dettato un rapporto sull'incidente. Proceda pure e dia un'occhiata intorno, mentre io le preparo una fotocopia.

Ould-Harrad pareva a disagio mentre seguiva Saul dentro il laboratorio, le sue ampie narici si allargarono nel percepire il debole odore dei gas cometari liberati. I suoi occhi continuavano a guizzare sugli indicatori dello strumento. La sua cupa espressione pareva ben poco rallegrata dall'ovvia buona salute di Saul.

— Dottor Lintz, non avrebbe dovuto rimanere qui dopo che era stato dato l'allarme.

Saul batte la mano sullo schermo d'un estensore. — Sì, sì, lo so. Ma qualcuno doveva pur rimanere a pulire. Comunque, tanto valeva che io fossi la prima cavia. È giusto che sia io ad offrire ai cianuti che abbiamo nel sangue la loro prima prova sul campo, no?

La consolle sputò fuori una scheda di dati. Saul la contrassegnò col proprio nome in codice. Sorrise a Ould-Harrad. — Se dovessi morire, tanto vale che tutti si arrampichino dentro le capsule ibernanti ad aspettare qualche secolo che ci raccolgano, perché questa spedizione sarebbe finita.

L'ufficiale annuì seccamente, accettando la logica. — Comunque ci sono norme… procedure concepite per la sicurezza e l'ordine collettivi.

Saul buttò all'ufficiale la scheda con i dati, ed ebbe una risata alquanto agra.

— Sicurezza e ordine, certo. Come le ricordo bene, queste parole. Il generale Lynchon non ha forse usato quest'identica frase quando le truppe dell'ONU sono penetrate fra le colline della Giudea?

Ould-Harrad scosse la testa. — È stata un'operazione basata sul consenso, dottar Lintz. Il governo di coalizione d'Israele-Inshallah le aveva invitate a intervenire.

Saul annuì. — Dopo che i leviti e i salawiti avevano assassinato abbastanza rappresentanti dell'opposizione per ottenere la maggioranza.

La voce dell'africano era bassa, come se temesse quell'argomento ma ne venisse attratto allo stesso modo di una falena verso la fiamma. — Il mondo era stanco di secoli di lotta in una regione che non aveva mai conosciuto la pace.

— E adesso è forse migliore? L'Alto Sacerdote di Gerusalemme governa un regno balcanizzato, con le sette che tendono agguati alle altre sette come mai vi era stato prima.

«E ha aiutato il pianeta? Dal Nilo all'Eufrate, Israele-Inshallah aveva piantato più alberi di quanti ne erano mai esistiti prima in tutta l'Africa a nord dell'equatore. L'ultima volta che ne ho avuto notizie, un terzo delle foreste erano scomparse… abbattute per erigere barricate.

La pelle di Ould-Harrad divenne ancora più scura della sua già abbondante sfumatura. Saul pensò di ritirarsi. È già stato punito.

Sì, ma abbastanza?

— Dottor Lintz, io…

— Sì?

Ould-Harrad scosse la testa. — Io non ho avuto nulla a che fare con il tentativo di far saltare in aria il Grande Tempio. È vero, avevo amici che facevano parte della Congiura, e come penitenza per quella mia associazione mi ritrovo a partecipare a questo viaggio nato sotto una cattiva stella, ma non ho mai voluto recar danno al sacro santuario di tre religioni. Le assicuro che avrei preferito strapparmi il…

— Oh, povero bastardo — lo interruppe Saul, provando una mezza pietà per quell'individuo e ridendo per soffocare i propri dolorosi ricordi. — Per dieci anni lei ha sentito ma non ascoltato, è stato punito, ma non ha capito. Quando, oh, quando gente come lei riuscirà mai a capire che i veri ebrei non volevano che quel dannato tempio venisse costruito, in primo luogo?

Il sensore dei gas penzolava da una mano di Ould-Harrad, come dimenticato. Il tenente colonnello lo fissava. — Qualche kibbutzim, qualche umanista laico si è opposto combattendo, lo so. Ma…

— Ma niente! — Saul si sporse in avanti. — La grande maggioranza degli ebrei in Isralele e dell'estero avevano votato contro, si erano dichiarati contrari, si erano opposti ad ogni passo. Ci è stato imposto da fanatici assassini e da un mondo ignorante fin troppo avido di pace.

Saul quasi sputò quella parola. — Pace! Non è stato sufficiente distruggere la mia nazione e la mia famiglia, colonnello Ould-Harrad. Hanno insediato dei preti che hanno addirittura la sfrontatezza di venirmi a dire come dovevo essere ebreo! Perfino Hitler non era arrivato a questo!

Nella debole spinta centrifuga della ruota gravitazionale, Ould-Harrad parve perdere la forza di reggersi in piedi. Affondò in un sedia a rete.

— Ma il capo del Nuovo Sinedrio fa parte de vostro clan sacerdotale dei Cohen. E l'Attendente Capo del Tempio è un levita… Il legato del Papa, gli altri cristiani e i musulmani devono rimanere in seconda posizione e dare la precedenza alla fede più antica!

Ould-Harrad scosse la testa: — I miei camerati obbiettarono a quella umiliazione, e alla rimozione della bellissima moschea che si ergeva dove avrebbe dovuto sorgere il tempio, ma non capisco di cosa avevano da lamentarsi gli ebrei. Due millenni di profezie non venivano forse esauditi?

Saul non rispose subito. Guardò sul lato opposto della stanza, dove la videoparete mostrava le cupole a forma di cipolla dell'antica Kiev. La luce del tramonto avvampava in tinte vivide attraverso le steppe, al di là delle mura della città. Nuove croci dorate sormontavano ancora una volta le punte dei campanili, indicando il ritorno della Grande Russia al suo mitico passato.

Dieci anni pensò. E sembra ancora impossibile riuscire a fare in modo che qualcuno capisca.

Forse, per spirito di carità, avrebbe dovuto fare un tentativo con quell'uomo. Ma come poteva qualcuno spiegare che il giudaismo era cambiato dopo duemila anni di esilio, da quando i romani avevano bruciato il tempio dei Maccabei, radendolo al suolo, trucidando i sacerdoti, e spargendo ai quattro venti quel popolo?

I sopravvissuti avevano vagato verso strani climi, adottando ideologie aliene. Gradualmente i contadini ebrei che avevano colonizzato le pianure polacche e russe erano stati spinti dai popoli giunti più tardi entro le anguste città, trasformandosi in una popolazione urbana. Le stirpi delle famiglie sacerdotali, i Cohen e i Levi, avevano perduto la loro influenza. Giacché, come potevano celebrare i loro riti senza un luogo centrale in cui compiere i sacrifici per quietare una terribile divinità?

La guida spirituale ricadeva sul rabbino, l'insegnante, un ruolo che non si ereditava, ma si imparava attraverso l'apprendimento e la saggezza.

Un ruolo descritto nei particolari da Gesù, se si deve dire la verità. Soltanto che lui aveva anche coloro che profetizzavano in suo nome. Anche lui era seguito dai sacerdoti.

Dopo cento anni di lotte e di successi, l'alleanza guidata da Israele aveva cominciato a sfilacciarsi durante la giovinezza di Saul. Il Secolo dell'Inferno aveva preteso il suo tributo perfino nella cintura che la gente chiamava «la Terra Verde». I profeti avevano cominciato a comparire agli angoli delle strade e i culti a proliferare.

Anche l'Islam aveva sofferto di cento scismi, e il cristianesimo era tartassato, diviso.

Poi, qualcuno aveva avuto un'idea brillante… una soluzione ovvia. E come tante soluzioni ovvie, era disastrosamente sbagliata.

La Diaspora ci ha cambiato pensò Saul. In esilio siamo diventati individualisti, un popolo di liberi, e non di sacrifici sui dorati altari. Piangevamo il tempio di Salomone. ma la sua distruzione ad opera del fuoco non era forse un segno che era giunto il momento di conoscere Dio in altre maniere?

Come avrebbe potuto capire Ould-Harrad che nessun ebreo moderno voleva che qualcuno interferisse con lui? Ognuno doveva arrivare a un proprio patto con Dio.

Ould-Harrad abbassò lo sguardo sulle proprie mani. — Quando i cospiratori hanno fatto saltare in aria la moschea di Al Aqsa per protestare, era nelle intenzioni che la colpa ricadesse sui Leviti, non i kibbutzim. Il piano… non avevano mai voluto che ci fosse un bagno di sangue…

Pareva incapace di continuare. Saul si rese conto che quell'uomo era ossessionato da un senso di colpa e anche, forse, dalla paura di non riuscire mai anche soltanto a capire il ruolo che aveva giocato.

Saul allontanò con un battito di palpebre un ricordo di fumo sopra le colline della Giudea. Scosse la testa, sapendo che non esisteva nessun modo in cui avrebbe potuto aiutare quell'uomo.

— Mi dispiace — cominciò a dire con voce sommessa. Poi si schiari la gola. — È tutto, colonnello? Se ha finito, ho alcuni esperimenti importanti in corso.

Il nero spaziale sollevò lo sguardo e annuì brevemente. — Riferirò che la situazione è sotto controllo.

Saul si era già avviato verso il suo microscopio quando sentì la porta sibilare alle sue spalle. Cercò di ritornare al lavoro che era stato interrotto, prima dalle insistenti domande di Joao Quiverian, e poi dall'addolorato Ould-Harrad, ma le sue mani parevano inchiodate sopra i comandi.

— Condizione ambientale, luci semi fioche — ordinò ad alta voce, e in risposta il laboratorio di oscurò.

Il lavoro, lo sapeva, era un modo per tener lontani i ricordi. — Campione AR 71B trattino 78s, sullo schermo dodici — disse rivolto al computer semisenziente e perennemente in ascolto del laboratorio. — Vediamo se quelle inclusioni sono davvero sospette, adesso, come stavo pensando prima che Joao appestasse questo posto.

L'ultima parte non era per il computer. E mentre si curvava sopra la oloproiezione per immergersi nei misteri, Saul scoprì che non gli dava affatto fastidio tutto quel lieve odore di ghiaccio e mandorle nell'aria.